Violenza

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Piccolo avviso prima di lasciavi al capitolo:
Questa parte contiene un episodio particolarmente violento. Premetto che sono contro a qualsiasi tipologia di violenza e che ovviamente ne sono fortemente contraria.
Non ci saranno altre scene simili, (non così violente e legate al forzare qualcuno, ecco.) Tagli e smantellamenti sì, ci saranno ovviamente, ma trattandosi di Sukuna, vanaglorioso e privo di morale, non ho potuto fare diversamente.
Ho cercato di descrivere la cosa in maniera discreta, considerando anche la difficoltà, quindi non aspettatevi chissà cosa.

Buona lettura

Avevo il colorito di un fantasma, mentre portavano fuori dalla stanza i resti delle ragazze, assieme a Kita. La seguii con lo sguardo mentre usciva, a seguito di alcuni degli uomini della tenuta probabilmente agli ordini diretti del padrone di casa.
Quando poi le pareti scorrevoli Shoji si chiusero, lasciandomi da sola con il Re, tornai a sentire quella percezione di imminente svenimento.
Forse sarebbe stato meglio morire. Una morte rapida e indolore. Sì, quella notte lo avrei preferito davvero.
Mi sarebbe bastato un gesto stupido, sciocco, anche solo alzare lo sguardo su di lui senza permesso, ma l'autoconservazione vinse, e io tornai a guardare il tatami, restando chinata sulle ginocchia con la statuetta di Inari ben stretta tra le dita.
Lui prese a girarmi attorno, osservandomi in silenzio, benché mi sembrasse di sentirlo ridacchiare sommessamente.
<<E così hai vissuto in quel tempio da quando sei nata? >> domandò, con uno sbuffo divertito. << Che sciocchezza! >> si fermò di fronte a me, ancora in piedi. << Alzati! >> mi ordinò autoritario.
Mi misi eretta, benché mi mancasse l'equilibrio, sempre con il capo chinato portando rispetto. Sentivo il sangue, ancora fresco, scivolare lungo la veste ormai lorda, lungo i fianchi e le cosce, provocandomi una sensazione di terribile disgusto.
<< Nò, Sukuna-Sama, ciò che ha detto il capovillaggio è falso. Non sono in quel tempio da quando sono nata >> ammisi, con tono basso e rispettoso.
Non aveva senso mentire, non a lui. Era diventata la figura per me più portante in assoluto e in quel momento mentigli mi sembrava fuori discussione.
Lui rise di nuovo, alla mia ammissione. << Curioso, non trovi? >> domandò retorico.
<< Il capovillaggio si è da poco trasferito. Veniva dal villaggio poco più a Nord. Ha sposato la figlia del precedente signore, e ne ha preso il posto. Non sapeva nulla di chi vivesse nel Tempio e noi non potevamo uscire. >>
<< Immagino >> rispose lui, afferrandomi il mento e facendomi alzare il viso in direzione del suo, obbligandomi a guardarlo.
Averlo tanto vicino, a pochissima distanza, rendeva il suo viso e il suo aspetto ancora più terrificante. Gli occhi, di un rosso acceso e brillante, sembravano braci ardenti da cui percepivo una brama di sangue spaventosa.
Rimasi bloccata a fissarlo, dimenticandomi persino di respirare, percependo il peso schiacciante della sua energia maledetta e della sua stessa presenza.
Eppure, al contempo, trovavo in quel viso qualcosa di maledettamente attraente.
<< Non sei un'umana comune, >> osservò, lasciandomi il mento ma continuando a guardarmi << e tuttavia non hai traccia di energia maledetta. >>
Non risposi a quell'affermazione, benché quella parte non fosse del tutto veritiera. Non potevo dirgli la verità, non quella. Avevo un vincolo al riguardo e conoscevo le conseguenze se lo avessi spezzato fin troppo bene.
<< Dove stavi prima? >>
<< Al Fushimi Inari, il tempio del Dio Inari >> spiegai osservandolo mentre si spostava alle mie spalle. << Venni portata via da là un anno fa. >>
<< Vicino alla capitale... >> valutò lui fermandosi dietro di me. << E ti hanno poi portata al tempio di Tikjaki di recente... davvero curioso. >>
<< Degli emissari del clan Yamato erano stati al tempio, ricordo solo quello. Dopo la loro visita io e altre due sorelle siamo state portate via. >>
<< Sei già stata iniziata ai sacri riti come Miko? >> domandò, curioso, fermandosi a fianco a me. Non mi stava più guardando e il sorrisetto era scomparso, come se stesse riflettendo su quanto gli stessi dicendo.
<< Ho appena iniziato il percorso. A breve avrei dovuto completare i riti, Sukuna-Sama. >>
Lui tornò a guardarmi, affilando nuovamente il sorriso e socchiudendo gli occhi. Non disse altro, tornando a spostarsi alle mie spalle.

Memories - Ryomen SukunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora