Capitolo primo

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Capitolo primo.

La prima cosa bella che ho avuto dalla vita

è il tuo sorriso giovane, sei tu.1

Greenwich Village, New York

marzo 2011

Con Jane impegnata in una partita di pallavolo e Larissa bloccata in ufficio fino a tardi, Ryan era sola in casa. Insomma, proprio sola no: con lei c'era Jennifer2, ma era chiusa in bagno da così tanto che alla giovane artista sembrava di essere completamente sola. Verso le nove, tanto desiderosa di lavarsi i denti quanto di fare la pipì, provò a bussare discretamente alla porta, ricevendo in cambio un sonoro sbuffo. «Potresti aspettare ancora un po'? Ho quasi finito. Accidenti, se ogni tanto avessi uno straccio di appuntamento, forse adesso capiresti le mie esigenze!» Ryan si rassegnò a recarsi in camera per prendere lo spazzolino di emergenza, decisa a lavarsi i denti nel lavandino della cucina. Il problema, con Jennifer, era che si doveva sempre pensare alle sue esigenze, quasi che le vite degli altri perdessero completamente d'importanza se confrontate alla sua. Ma non era il caso di iniziare una guerra per questo, visto che poche settimane prima Jennifer le aveva informate dell'intenzione di lasciare la casa per trasferirsi in un più lussuoso appartamento nel cuore di Manhattan, più adatto al suo stile di vita e più vicino al lavoro. Pensandoci bene, forse Larissa aveva ragione: Jennifer non era una cattiva ragazza – solo, aveva di sé una considerazione troppo alta.

Ryan si stava sciacquando la bocca quando sentì qualcuno bussare alla porta di casa. Tese l'orecchio in attesa di istruzioni da parte della coinquilina, che però non diede alcun segno di aver sentito. Tamponandosi la bocca con l'asciugamano che teneva appoggiato sulla spalla, Ryan si spostò verso l'ingresso, maledicendo se stessa per non aver ancora chiesto al padrone di casa di dotare la porta di uno spioncino. «Chi è?» domandò, alzando un po' la voce per essere certa di essere sentita.

«Sono Jake3. Sono venuto a prendere Jennifer.»

Ryan ruotò il pomello e tirò la porta verso di sé, in un gesto ripetuto tante e tante volte. Quello che vide quando alzò lo sguardo, però, non era esattamente una di quelle cose che si vedono tutti i giorni, e certamente non una di quelle visioni cui ci si abitua in fretta. «Oh, merda!» esclamò, sbattendo la porta in faccia al visitatore e appoggiandovisi contro con la schiena, quasi a volerla bloccare con tutte le proprie forze. Si posò una mano sul petto, respirando a pieni polmoni. Non poteva aver visto davvero ciò che credeva di aver visto. Non poteva aver visto chi credeva di aver visto.

Il ragazzo bussò di nuovo, e Ryan sobbalzò per la sorpresa. «Sono sempre Jake, e sono sempre venuto a prendere Jennifer.»

Ryan deglutì, ancora senza fiato. Una parte di lei stava iniziando a detestare Jennifer al pari di Jane: non soltanto le faceva pesare il fatto di non avere uno straccio di appuntamento, ma addirittura aveva lasciato che aprisse la porta ad una star di Hollywood senza degnarsi di avvertire. Cercò di non dar peso al pensiero di chi fosse quell'uomo: pensò soltanto a riportare la propria salivazione ad un livello normale, a voltarsi e far scattare di nuovo la serratura. Aprì la porta con cautela, usando il pesante pannello di legno come scudo. «Salve» pigolò, senza riuscire a credere che in piedi davanti a lei ci fosse davvero Jake Gyllenhaal. Nascosta alla vista, la mano sinistra diede un leggero pizzicotto al braccio destro. Niente sogni né allucinazioni, si trattava davvero di lui. «Sono una delle coinquiline di Jennifer. Le altre non ci sono» si affrettò a precisare, notano l'occhiata che si era dato attorno, forse spaventato all'idea che in giro ci fossero altre persone anormali quanto lei. «Beh, eccetto Jennifer, naturalmente. Lei è in casa» aggiunse, dandosi dell'idiota già l'istante successivo. «Dove dovrebbe essere una che ha un appuntamento con...» Riuscì a bloccarsi prima di parlare di nuovo a sproposito.

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