Capitolo terzo

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Capitolo terzo.

La notte ti porta consiglio, magari domani stai meglio.

Se la tua vita ti appare diversa, magari sei tu che non sei più la stessa.1

Greenwich Village, New York

marzo 2011

Jake e Ryan erano appena entrati nel quartiere quando i grossi nuvoloni scuri accumulati sopra la città decisero di scatenare la loro furia. Nel sentire le prime gocce scivolarle dentro il colletto, Ryan sorrise: la pioggia le era sempre piaciuta da morire, tanto che in più di un'occasione le era capitato di starsene ferma sotto l'acqua scrosciante, al solo scopo di restare sola e prendersi tempo per pensare. Certo, non occorreva certo un genio per capire che comportandosi così davanti a Jake non avrebbe fatto altro che fornire prove schiaccianti a sostegno della tesi di Jennifer, che di solito riassumeva la sua personalità sotto la definizione di follia. Rimase ferma per un istante al centro del marciapiede, poi, imitando Jake, si rifugiò nell'androne di un palazzo. «Stupida, avrei dovuto dare un'occhiata alle previsioni, prima di uscire» borbottò, rovistando nella borsa nella vana speranza di trovare un ombrello. Prendendo il cellulare si rese conto che poco più di mezz'ora prima Jane l'aveva cercata.

«Tutto bene? Hai una faccia...» domandò Jake, notando il modo in cui aveva aggrottato le sopracciglia.

«Sembra che gli altri si siano riuniti tutti a casa nostra per festeggiare la buona riuscita del flash mob» rispose lei, continuando a rileggere il messaggio dell'amica. «Jane mi ha scritto chiedendomi di sbrigarmi a tornare.»

«E quale sarebbe il problema?»

«L'invito include anche te.»

«Ah.» Jake si pentì all'istante della propria reazione, sicuro che ne fosse venuta fuori un'espressione vagamente schifata. «No, cioè, grazie per l'invito, ma non credo... non credo sarebbe una grande idea. Insomma, non che i tuoi amici non mi siano piaciuti, ma... non credo di sentirmela. Vederli di nuovo tutti, e tutti insieme...»

«Li conosco tutti, sono bravi ragazzi, ma riconosco che vanno presi a piccole dosi» scherzò lei. Un attimo più tardi, però, parve rabbuiarsi di nuovo, e Jake non poté fare a meno di chiedersi che cosa le stesse passando per la testa. «Dici che smetterà presto?»

Il ragazzo guardò in alto, studiando i nuvoloni. «Non lo so. Non sono un meteorologo, ma non mi sembra un comune temporale. Credo potrebbe andare avanti per ore. A questo punto, ombrello o meno, credo che potremmo comunque avventurarci fuori di qui e tornare a casa.» Si voltò per osservarla, trovando ancora sul suo viso quella strana espressione cui non riusciva a dare un significato. «Va tutto bene? Da quando hai ricevuto il messaggio di Jane mi sembri diversa.»

«Non sono un tipo da feste, tutto qui» rispose lei. La verità era che stare con i suoi amici le piaceva, ma in quel momento preferiva stare con Jake, nonostante tutti i suoi dubbi. E poi sicuramente alla festa ci sarebbe stato Seth, che non aveva ancora avuto occasione di affrontare dopo il fallimento della loro uscita, e che proprio non si sentiva di vedere quella sera.

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