Camminavo a piedi nudi, su di una strada lunga e liscia, verso l'orizzonte sembrava di vedere un'autostrada, deserta.
Il cielo era scuro, c'erano dei lampi, il vento mi soffiava addosso, spostandomi i folti capelli in fastidiosissime frustate sulla faccia, sentivo un profumo di fiori, ma no ne vedevo nei paraggi, chissà come mai ne sentivo l'odore.
Abbassai lo sguardo sul mio corpo, e mi accorsi che era pieno di cicatrici, soprattutto su gambe, e braccia. Ne ero tempestata, alcune erano bianche e sembravano vecchie, non riuscivo a ricordare come me le fossi procurate. Nuovamente capì di essere in un sogno, anche se sembrava così reale. La sensazione dell'asfalto sotto i piedi scalzi, il vento freddo che sembrava tagliare la mia pelle nuda ad ogni soffio.
Il cuore rimbombava più forte, e avevo paura, ma stavolta avevo la sensazione come se qualcuno stesse vigilando su di me.
Mi sentivo un po' stanca, diedi un occhiata intorno e mi resi conto che i vestiti che stavo indossando sembravano sporchi e logori. Una canotta bianca, con sopra un vestitino scuro quasi a brandelli. Il petto, quasi completamente scoperto dalla canottiera anch'essa ridotta in brandelli, sulla pelle bianca quasi cadaverica, spiccava la mia collana.
Un intreccio di fili lavorati, la pietra era completamente nera! Ciò mi sconvolse non poco, sapevo cosa significasse. Ero arrabbiata, molto arrabbiata, le mani mi tremavano.
Mi si affannò il respiro, cercai di inspirare meglio, tipo quando ti insegnano yoga e tu non sai cosa sia il diaframma
Era come se i polmoni non lavorassero, come se si rifiutassero di collaborare, quasi no ne avessi di bisogno.
Avevo la sensazione di essere una fuggitiva, e che dovevo assolutamente scappare da qualcosa, e dovevo farlo pure in fretta. Qualcosa mi afferrò il l'avambraccio abbassai lo sguardo, e notai una mano grigia, e rugosa ancorata a me.
Era grande quasi quanto il mio braccio, piena di bozzi e deforme, mi teneva stretta bloccando la circolazione.
Braccio, e mano diventarono cianotici, cercai di staccarmene strattonandola, e dopo un po' finalmente riuscì a liberarmene, questa molló la presa cadendo sull'asfalto, e svanendo nel nulla. Strizzai gli occhi, li riaprì, e pensai che era stata un’ allucinazione. Uno dei miei soliti sogni strani.
Dopo poco, mi sentì afferrare di nuovo, e l'ansia cominciò a pomparmi dentro, lentamente abbassai lo sguardo, e notai nuovamente una mano, ma stavolta era elegante, e graziosa, non mi stringeva, bloccando la circolazione. Guardai meglio, e mi resi conto che questa volta la mano misteriosa, e la mia si stringevano. Le dita da rugose, e grigie, appartenute alla visione di poco prima, in quest'altra illusione erano diventate lunghe e curate, mi accarezzavano dolcemente. Passavano dal cingere la mia mano, allo sfiorarmi l' avambraccio con tenerezza.
Tra l'indice, e il pollice, spiccava un anello con un fitto intreccio di leghe color argento, con delle sfumature scure color porpora, sembrava brillare di luce propria, Osservai le unghie perfettamente curate, e pulite. Mi stavo tranquillizzando, non ero più ansiosa, anzi mi infondeva sicurezza, e protezione. Come se qualcuno all' orecchio mi sussurrasse parole di conforto.
La mano continuava in un avambraccio liscio, con la pelle chiarissima. Quando alzai lo sguardo, vidi materializzarsi il proprietario della mano proprio accanto a me.
Era un ragazzo,ma non un semplice ragazzo, sembrava un angelo. Mi ricordava qualcuno che avevo visto tempo fa, ad un tratto ebbi un flashback.
Ero stesa sull'erba, a leggere il mio romanzo, e lui mi toccava la spalla! Era lui!
Mentre lo osservavo in silenzio, sconvolta della mia intuizione. Perché da sveglia non lo ricordavo, eppure era così chiaro, e nitido quel ricordo. Mentre stavo per chiedergli il nome, proprio di fronte a noi comparì un vortice bianco, che cominciò risucchiare tutto a sé, anche il ragazzo.
Era chiaramente tutto un sogno, e mi stavo svegliando, cercai di stringergli con tutte le mie forze la mano, per non lasciarlo andare via di nuovo, non volevo perderlo nuovamente. Avvertivo la sensazione di vuoto, come avevo potuto dimenticare qualcosa di così speciale?
Un'espressione indecifrabile, si dipinse sul mio volto, di sofferenza fisica quasi.
La verità era che non volevo più staccarmi da lui, ma tutto attorno a noi perdeva colore, diventava dapprima bianco, poi nero risucchiato dal vortice che attirava a sé ogni cosa, una specie di buco nero, proprio come nei film, ma questo era bianco.
Anche il ragazzo sembrava dispiaciuto, e ad un certo punto mi parve che stesse per dirmi qualcosa, i suoi occhi avevano avuto un guizzo, ma alla fine restò in silenzio, quasi gli mancasse il coraggio di parlare, chissà che voce doveva avere.
Finì così, mi svegliai nella notte ancora giovane, e per l'ennesima volta madida di sudore, non ne potevo più! Mi era sembrato così vero a un certo punto, sembrava proprio che potessimo capirci in silenzio.
Avevo tante domande. E assurdo come di giorno, gli incubi che la notte ti sembrano tanto veri, al risveglio non lo sono più . Ed era li sul mio letto, che lo avevo perso di nuovo, cercai di riordinare le idee.
Ricordai di essere sola in casa, potevo scendere in cucina senza destare strani sospetti in Rose, o scatenare le paranoie di Phill nei miei riguardi.
Scivolai da sotto le coperte, sentendo caldo nonostante fosse inverno, mi avvicinai alla porta, scesi le scale, e andai in cucina. La cucina era accogliente e graziosa, tutta gialla e arancione. Mentre mi avvicinavo verso il frigorifero della piccola stanza, il ticchettio dell'orologio richiamò l' attenzione, erano le tre del mattino. Sentì un tonfo, e il rumore dello spalancarsi della porta d'entrata.
Ancora attonita dal sonno mi avvicinai con passo celere verso l'ingresso, una piccola figura si parò davanti a me, avvolta da un cellofan blu con un cappello a punta, seguita da un'altra incellofanata anch'essa, molto più grande, sembrava una montagna in confronto. Il cuore cominciò a galopparmi nel petto.
I piedi piantati per terra, pesanti come un macigno. Non sapevo cosa fare, quei due sconosciuti erano entrati in casa mia senza permesso, che fossero venuti a prendermi?
Ad un tratto una delle figure, quella più piccolina si tolse il cappuccio della cerata, e vidi comparire il volto di mia madre, stravolto.
<<Fuori piove, Phil l'abbiamo scampata? ma tu che ci fai qui Sophie? È tardi, come mai non sei a letto è successo qualcosa?>>
<<No mamma non è successo nulla, proprio nulla.>> decisi di fare finta di niente e non destare sospetti, non potevo dirle che stavo rischiando l'infarto, proprio in quell'istante, e che avrei voluto maledirli in tutte le lingue del mondo. Lei fece una faccia strana, e apostrofo'.
<< Se non è successo nulla, allora, perché sei sveglia alle tre del mattino piccola mia? Domani hai scuola, e sai che non possiamo permetterci altri brutti voti, suvvia Sophie!>> assunse uno sguardo severo, mentre Phill toglieva la giacca, e la posizionava sull'appendiabiti dell'ingresso, parlottando sottovoce.
Eccola che ricomincia, doveva averglielo fatto bene il lavaggio del cervello Phill, d'altronde tutto questo tempo da soli senza la mia presenza.
<< Si mamma, vado a dormire, avevo fatto al solito un incubo, notte Phill.>> Non attesi neanche la sua risposta tanto ero sicura mi odiasse, per chissà quale motivo poi, forse voleva mia madre tutta per sé. M' incamminai verso le scale che portavano nella mia angusta camera, tra le tenebre. Sentì i miei genitori adottivi discutere in lontananza.
STAI LEGGENDO
Il mondo di Sophie
FantasySophie è un adolescente che è stata abbandonata da bambina sul piano umano da genitori provenienti da altri mondi occulti. Viene adottata da Rose e Phill, quest' ultimo riluttante dall' inizio, manifesta un atteggiamento ostile nei confronti di Soph...