sette

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«Hai presente quando...» si era impantanato e non trovava le parole giuste.

«Quando?»

Tom e Ilaria erano seduti in macchina in un parcheggio in riva al Rodano. Durante la cena avevano parlato della vendita dell'automobile e il rasta aveva informato la castana che c'era un acquirente che gli aveva offerto un'ottima cifra, ma lei gli aveva suggerito di aspettare almeno tre giorni per vedere se si sarebbe interessato qualcun'altro, in caso contrario, avrebbe potuto accettare l'offerta.

«Quando ti porti tipo un enorme "cosa" dentro di te, però questa "cosa" prima era la più bella che potesse essere e poi da, in un certo senso, un giorno all'altro diventare una delle cose più dolorose di sempre che fa male anche a distanza di anni solo che non riesco a smettere di pensarci e insomma...aah! Non trovo le parole...» sospirò frustrato.

«E questa "cosa" era una persona?»

«Si..però non una persona qualunque ma speciale, qualcuno che si differenzia ancora di più dagli altri»

«E questa persona suppongo ti abbia fatto male, giusto?»

«Supponi bene» disse spostando lo sguardo verso il paesaggio «Ecco perché sono un po' giù, l'ho ripensata e beh, il suo ricordo fa ancora male»

«E non sai come uscirne»

«Più o meno si»

Ci fu un breve momento di silenzio, dove lei riflettè attentamente.

«Posso chiederti una cosa?» iniziò lei, sempre con quel tono un pochino timoroso.

«Certo, dimmi pure» replicò Tom, preparandosi a darle qualunque risposta volesse.

«Tu l'amavi?»

Quella domanda gli fece spuntare un sorriso nostalgico.

«Con tutto l'amore che si possa provare per una persona»

"Con tutto me stesso, per secoli e secoli"

«E allora perchè non provi a parlarle? A chiederle spiegazioni...sono sicura che con le giuste parole riuscirai a trovare le risposte che cerchi» consigliò lei in tono fiducioso.

«Se lo avessi fatto quando era ancora in vita allora si, ma ero troppo arrabbiato, anzi più che arrabbiato ero deluso...» riflettè «Fatto sta che certe volte non riuscivo nemmeno a guardarla in faccia dopo quello che era successo» spiegò.

A quelle parole, la minore iniziò a sentirsi in colpa «Scusami...non sapevo che lei non ci fosse più» disse dispiaciuta con un amaro in bocca.

«Non devi scusarti, non lo sapevi...e poi la colpa è anche mia da questo punto di vista, potevo parlarle quando avevo l'occasione e non l'ho fatto»

«Ti correggo, è colpa tua soltanto in piccola parte» iniziò lei «Non potevi andare a parlarle perché non eri pronto, molte persone si ricongiungono anche dopo anni per il semplice fatto che prima non era il momento, mettiamo caso che tu le avessi parlato prima, gli diresti le stesse identiche cose con lo stesso identico tono? Suppongo di no»

«Più o meno si, ma non con lo stesso tono» ammise ritornando a guardarla.

«Ecco, immagina se tu le parlavi quando le cose erano ancora fresche o comunque in vita con alta probabilità avresti, involontariamente, peggiorato le cose. Però, ricordati è lei che ha la maggior parte della colpa...perchè potrebbe anche averti fatto del male involontariamente, ma questo non giustifica il fatto che mai si sia presa la briga di venirti a parlare, a maggior ragione se tu provavi qualcosa per lei»

«In realtà ci ha provato, una volta, ma mi rifiutai di ascolarla» replicò lui con un tono che mostrava un evidente senso di colpa.

«Una volta non basta» sentenziò lei con evidente nervoso «Non è abbastanza doveva provarci ancora e ancora pure per dimostrare che lei teneva a te. É facile fare del male e poi provare soltanto una volta a risolvere le cose, tanto per dire 'ci ho provato' ma non funziona così. Così ci si comporta magari se si litiga, ma non in queste situazioni perché, ribadisco per me, una sola volta non basta, è troppo poco e tu non devi sentirti in colpa»

◜Love, lies and vampires◞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora