venti

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Quando aprì gli occhi inizialmente non capì dove si trovava ma poi si ricordò di quello che era successo la notte prima.

Si girò a guardarlo; nonostante le desse la schiena, era sicura al settantacinque percento che era sveglio. Se non avesse saputo che era un vampiro e che probabilmente quest'ultimi, secondo internet, non dormivano affato o comunque molto poco, avrebbe dato per scontato che stesse riposando profondamente. Tuttavia quella vista le aveva dato l'idea che almeno per il momento sembrava in uno stato di pace totale.

Spostò lo sguardo sul suo telefono che aveva poggiato sul comodino e lo prese per guardare l'ora. Erano quasi le undici e alle quindici doveva essere al lavoro pertanto, prese le sue cose cercando di fare meno rumore possibile e si diresse verso il bagno.

Una volta dentro si svestì e azionò il piccolo soffione della doccia. Mentre aspettava che l'acqua si scaldasse ne approfittò per lavarsi la faccia e poi entrò in doccia. L'acqua era tiepida ma poco importava.

Avrebbe voluto che quel momento, destinato a finire a breve, durasse ancora un po'. Ma sapeva che doveva tornare a Ginevra, del resto: casa sua, le sue amiche e la sua vita erano tutti lì. Eppure a Losanna con lei, in quel momento, c'era Tom nonché la persona che amava e con cui si sentiva a casa.

"Losanna" pensò, ricordandosi del desiderio che aveva qualche anno prima, e che aveva ancora, di andare a lavorare proprio in quella città finiti i suoi cinque anni universitari, ma il destino aveva deciso dopo tutto quello che era successo con Anthony di farla rimanere a Ginevra.

"Scusa piccola me" pensò immaginando davanti a sé la se stessa diciottene "Scusa se non sono diventata un avvocato, scusa se non vivo a Losanna e soprattutto, scusa se ho permesso al nostro ex di distruggerci".

Avrebbe voluto dire quelle cose anche solo a bassa voce ma sapendo che c'era un vampiro nell'altra stanza decise di non farlo per paura che la sentisse.

Una volta uscita, si asciugò e si rivestì. Siccome non aveva il pettine optò per farsi un codino alto, tipo quello di Eren dell’Attacco Dei Giganti.

«Poteva venir peggio» borbottò, cercando di sistemarsi le parti laterali, e poi riprese le sue cose ed uscì.

«Buongiorno» la salutò lui seduto sul letto già rivestito «Dormito bene?»

«Buongiorno» ricambiò lei «Direi proprio di sì, mi sento molto riposata...e tu?»

«Pure io» rispose lui alzandosi «Vado un attimo in bagno e poi andiamo, d'accordo?»

Lei annuì e nel frattempo che aspettava, gettò i rifiuti della sera precedente nel cestino della camera e risistemò appena un po' il letto pur sapendo che sarebbe stato rifatto da capo.

Una volta al piano di sotto ringraziarono la receptionist per il servizio, dicendole che era andato tutto bene. Mentre Tom restituiva le chiavi, la minore si preparò a pagare per entrambi in contanti. Tuttavia quando alzò lo sguardo, vide che il rasta aveva appena dato la sua carta di credito alla signora dietro al bancone.

«Te lo avevo detto che ti avrei pagato l'hotel» le disse a bassa voce.

La castana non rispose.

Quando uscirono cercarono un bar dove fare colazione e fortunatamente ne trovarono uno a pochi metri da lì, pertanto non ci fu nemmeno il bisogno di prendere la macchina, e questa volta fu Ilaria a precederlo e a pagare per entrambi mentre il vampiro non potè fare a meno di roteare gli occhi al cielo divertito.

Successivamente tornarono alla macchina.

«Guido io» esordì Tom.

«Come mai? Guarda che ce la faccio perfettamente, non è che il viaggio sia così lungo» rispose lei.

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