otto

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«Va bene ragazzi, pausa finita, riprendiamo la lezione» annunciò Meger battendo le mani.

Gli studenti in piedi tornano al loro posto, Ilaria invece, già seduta, ripose il telefono nella sua borsa e in seguito ripresero a lavorare. Nell'ultime tre settimane le lezioni erano state più complesse, ma erano tutti motivati a dare il meglio di sé, soprattutto per quando sarebbe arrivato lo stilista. Tant'è che alcuni di loro, quando avevano qualche minuto libero, si allenavano casa per conto loro.

E il Ilaria era una di questi.

A volte si allenava anche in presenza di Tom, tuttavia con lui il tempo si passava di più a ridere che a combinare qualcosa di proficuo. Poiché, ogni volta che la vedeva all'opera né rimaneva stupito quanto incuriosito, come se stesse facendo qualcosa di mai visto fino ad ora.

«Accidenti, sei davvero brava» le diceva ogni tanto. Però la cosa aveva anche dei vantaggi perché faceva molte domande e per lei era un ripasso. Gli rispondeva spiegandogli prima quale parte del lavoro era e poi i vari procedimenti; e lui l'ascoltava affascinato e qualche volta ci provava anche.

«Magari un giorno potrei provare anche io a cimentarmi in questa...strana arte digitale» l'ultima parte l'aveva detto con tono incerto, quasi interrogativa «Tuttavia io preferirò sempre i pennelli, i colori e la tavolozza!» aveva detto con un tono più orgoglioso.

Ilaria era scoppiata a ridere «Questa "strana arte digitale" è la grafica, e la persona che la pratica si chiama Graphic Designer»

E il resto del tempo lo aveva passato a spiegargli che cos'era la grafica e le differenze tra graphic designer e grafico pubblicitario.

Ma non sapeva che, mentre era al corso, a meno di cinquanta chilometri da lei, dentro il garage di una casa sconosciuta vi era Tom, completamente vestito di nero dalla testa ai piedi, con una maschera che gli copriva l'intero volto. Dei suoi rasta non vi era la benché minima traccia, anche loro erano coperti dal cappuccio alzato che cadeva fino a metà fronte.

Teneva un corpo tra le sue braccia. Mentre l'uomo davanti a sé due valigette.
«Un altro bel lavoro» commentò lo scagnozzo «Tieni, questo è il pagamento per quello precedente, sono circa settecentocinquantamila euro»

Il vampiro non rispose mentre scambiava velocemente la merce. Una volta avute le valigette non perse tempo metterle nel cofano della BMV M5 grigia di inizi anni duemila.

«A proposito, hai un nuovo compito, devi liberarti di queste due persone» annunciò lo scagnozzo passandogli due fogli contenenti tutte le informazioni delle due vittime «Il pagamento per ognuno di loro sarà di venticinquemila euro. Invece per questo, passa la prossima settimana alla stessa ora»

Lui si limitò ad annuire, era estremamente taciturno nel suo lavoro. Meno parlava, meglio era.

«Le ricordi le regole no?»

«Se l'incarico è vostro, io ottengo il venticinque percento dei guadagni e voi il resto, in caso io vi portassi un corpo, avrei tra il settantacinque e l'ottanta percento dei guadagni e voi il resto» ripetè in tono automatico. La maschera che indossava aveva anche un voice changer che gli cambiava drasticamente la voce.

Era praticamente irriconoscibile da ogni punto di vista.

«Esattamente, mi fa piacere che te le ricordi»

Da dietro la maschera alzò gli occhi al cielo annoiato. L'uomo gliele aveva dette talmente tante volte che era convinto che soffrisse l'Alzheimer, nonostante Tom stesso gliele aveva ripetute più volte.

«Bene allora ti saluto»

Lui si limitò a fare un cenno con la mano guantata.

«Prima o poi dovrai dirmi come fai a tenere sempre quei guanti di pelle»

◜Love, lies and vampires◞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora