6. Come una lama sul ghiaccio

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                    Milano, giovedì 7 dicembre 2023

Ancora mi domando con quale controllo e forza di volontà sabato scorso sia riuscita ad arrivare a fine serata, mantenendomi serafica e tranquilla.
Me lo chiedo, e mi rispondo che è stato istinto di sopravvivenza.

Ero consapevole che, in quel momento, l'unica cosa davvero importante fosse che nessuno si accorgesse della tempesta perfetta che si stava abbattendo su di me. Nessuno doveva capire l'effetto che quel bacio mi aveva lasciato addosso.

Quando era venuto a riprendermi Lele, avevo finto sonno e stanchezza per aggirare le domande che mi faceva su come fosse andata la festa. Avevo biascicato qualche 'bene' e 'figa' giusto per rendere il tutto più credibile.

Una volta rimasta sola, nella mia stanza, mi ero buttata sul letto e avevo affondato il viso nel cuscino.
I miei occhi erano chiusi, ma il mio cervello continuava a proiettare in loop la stessa scena, quella in cui Filippo sfiorava il mio arco di cupido.

Mi ero domandata fino ad addormentarmi se cambiare prospettiva, mi avrebbe aiutata: spegnere gli occhi, nel frattempo che chiudevo il cervello, sarebbe bastato?

La mattina successiva mi ero svegliata con le sclere ancora rosse, le palpebre gonfie e la federa umida. Avevo spento gli occhi, ma non abbastanza da impedire alle lacrime di bagnare il cuscino.
Ero stata un mezzo zombie il resto della giornata, pensando a che atteggiamento assumere dal lunedì successivo fino a un tempo indefinito.

Grazie a Dio, i giorni successivi ho avuto Rachele con me. Non so cosa avrei fatto se non ci fosse stata accanto lei ad accogliere i miei tormenti.
A scuola tutto è continuato come nulla fosse.
Come se quel bacio, Filippo non me lo avesse mai dato. Con molta probabilità, perché per lui era stata una parentesi talmente insignificante che rimuoverla gli sarà sembrato del tutto naturale.

La settimana che ho vissuto io, invece, è stata un inferno. Sorrisi e battute a cui ho finto di voler partecipare, quando in realtà dentro di me tutto avrei avuto voglia di fare, tranne che di ridere. Urlare, piangere e incazzarmi davanti agli altri erano rimaste delle valide alternative solo nella mia testa.

Stavo diventando quasi una professionista a fingere, a mostrare una Bianca che, al momento, aveva smesso di esistere.

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Oggi è Sant'Ambrogio. Milano è tutta addobbata ed è entrata in pieno mood natalizio. È tradizione nelle case milanesi montare l'albero con tutte le decorazioni il 7 dicembre e mia madre ovviamente non è stata da meno.

L'albero in Piazza Duomo è acceso da ieri sera. L'atmosfera di festa che si respira nell'aria va nella direzione opposta rispetto al mio stato d'animo.

Nel programma di oggi, c'è un pomeriggio alla Holidays on ice; "Senstation On Ice" ha riaperto i battenti anche quest'anno.
La mia voglia di uscire era pari allo zero ma, alla fine, Rachele mi ha convinta propinandomi un discorso molto sensato.
Ha fatto una lunga arringa, durante la quale ha spiegato con maestria che chiudermi in casa non avrebbe risolto la situazione, e che invece obbligarmi ad aprire la mia gabbia fatta di quattro mura, vedere gente e fare cose sarebbe stata l'unica scelta possibile. Per la legge dei grandi numeri, in questo modo, prima o poi lo avrei trovato un ragazzo capace di farmi dimenticare Filippo.
Magari proprio quella sera, inaspettatamente.

Doppia gabbia - BiancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora