3. Il dono

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Le ore passavano tranquille.

Lui e Irlyd, il suo drago nero, ci avevano messo un po' a trovare la giusta sintonia, ma oramai erano diventati un tutt'uno. Il fatto non era che a Nym non piacesse volare, era che preferiva starsene con i piedi ben ancorati al terreno. Ma una volta ad alta quota, aveva potuto rilassarsi e sdraiarsi su Irlyd ad ammirare la volta celeste piena di nuvole rosa.

Ogni tanto il drago giocava con le iridescenze che si creavano sulla sua armatura, grosse placche argentate poste sul muso e a protezione delle zampe. Non servivano in un incarico ufficiale come quello, ma facevano sembrare il tutto più serio.

Un leggero ruggito di Irlyd annunciò a Nym che le Montagne Innevate erano ormai davanti a loro.

Ci misero poco ad arrivare a Passo dei Ghiacciai, ma la temperatura calò molto velocemente. In poco tempo Nym si ritrovò a stringersi più che poteva nella sua pelliccia ringraziando il drago di emanare così tanto calore dalle sue scaglie.

Piccoli, come se fossero formiche, i nani erano dei puntini neri sulla neve bianca.

«Atterriamo lì.» Ordinò Nym a Irlyd che in tutta risposta ruggì.

Scendendo in picchiata il grosso drago si diresse verso quattro nani che stavano facendo loro segno di avvicinarsi, da quattro punti diversi, con degli scettri dorati, uno per ogni mano.
Irlyd atterrò su uno spiazzo libero dalla neve che i nani avevano appositamente preparato per loro e la neve intorno alle sue zampe cominciò a sciogliersi tra fumi freddi.

Nym scese dal suo drago con non poca difficoltà: aveva le gambe tutte indolenzite per il viaggio e le lunghe orecchie congelate per il freddo.

«È stato un viaggio niente male, vero Irlyd?» Chiese l'elfo accarezzando le grosse squame nere del rettile.

«Benvenuto principe Nym della Foresta di Aeon, la stavamo aspettando con impazienza.»

Una creatura poco più bassa del suo ginocchio gli si avvicinò barcollando e inchinandosi al suo cospetto. Nym non aveva mai visto un nano così da vicino e pensò subito che erano delle creature estremamente buffe: la loro bassezza, in contrasto con la straordinaria altezza di Nym, era molto più evidente; le folte barbe scure erano impreziosite da gemme e pietre colorate che contrastavano con i vari strati di abiti grigi e sporchi di fuliggine; il grosso naso rosso occupava più della metà della faccia e le orecchie, anch'esse rosse, fuoriuscivano dagli ispidi capelli ricci che crescevano radi sulle loro teste.

«Il piacere è tutto mio. Vi ringrazio per la vostra ospitalità. Io e il popolo del...»

Ma Nym non ebbe tempo di finire che il basso e tozzo nano cominciò a camminare velocemente verso la parete di una montagna alla sua destra.

«Avrete modo di riferire le vostre lusinghe al nostro re nella sala del trono. Seguitemi, vi sta aspettando.»

Si affrettò a rispondergli il nano.

«E il mio drago?» Chiese Nym quasi urlando.

«Non c'è bisogno che urliate, non vorrete far venire giù una valanga.» Uno dei nani vicino a Irlyd lo rimproverò e gli altri si misero a ridere. «Lo potete lasciare qui, ci occuperemo noi di lui.»

L'elfo non si fece pregare, ma la strana luce nei loro occhi lo preoccupò non poco. Certo era che sarebbe dovuto tornare il prima possibile: non voleva di certo lasciare il suo drago nelle grosse e sporche mani di quei nani. Cominciò lo stesso a seguire il nano che nel frattempo era quasi arrivato ad aggirare la montagna.
Seguendo le orme profonde lasciate dal nano sulla neve, Nym si ritrovò a camminare con la schiena schiacciata alla parete della montagna, con un precipizio ad appena poche foglie di distanza dai suoi piedi. Il ragazzo poteva sentire Toots che tremava dal freddo nel suo cappuccio di pelliccia, così Nym la prese tra le sue mani fredde e se la mise in tasca.

Il re degli ElfiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora