14. L'attacco

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«Elfi! Alle armi!»

Cyran gridò. Tutti gli elfi che erano con lui levarono un grido di battaglia e lo seguirono verso il cuore della foresta.

Veloci come una tormenta, le guardie di Evie corsero dalla loro regina a proteggerla. I ragazzi dell'accademia, invece, provarono a salire sui loro draghi per seguire il loro principe, ma Ruith glielo impedì.

«Dove credete di andare voi? Se non dovessero farcela, noi siamo gli unici che rimarranno a protezione di questo posto. Preparatevi ma non attaccate prima che ve lo ordini io.»

Nei suoi occhi neri era ardente una fiamma. Sapeva che i suoi alunni sarebbero stati ottimi combattenti valorosi, ma non avrebbe mai voluto vederli partire così presto per una guerra con la possibilità di non ritornare. Così li fece disporre a protezione del popolo, schierati di fronte il limitare della foresta, lui davanti a tutti. Avrebbe protetto quei ragazzi fino all'ultimo se fosse stato necessario.

Dall'alto della sua balconata, Nym non era in grado di vedere nulla. Erano solo le urla quelle che riuscivano a giungere alle sue orecchie. Rumori indistinti, grida di dolore. Sentiva il ferro delle armi scontrarsi, scoppi e polvere che si alzavano da sopra le fronde.

Il ragazzo si aggrappò alla ringhiera di legno cercando di scorgere tra gli alberi anche il più piccolo movimento, ma era tutto inutile. Sarebbe voluto scendere, andare ad aiutare Cyran, ma una volta arrivato lì cosa avrebbe fatto? Non sapeva combattere, non sapeva con chi avesse a che fare. La sua unica arma era l'astuzia e in quel momento una lama sarebbe stata molto più utile.

Di colpo il silenzio avvolse tutto.

Nessuno parlava. Nessuno osava muovere un muscolo.

Fu solo quando in lontananza si sentì il ruggito di un drago che Nym si rese conto di star trattenendo il fiato. Corse senza guardarsi indietro o intorno e andò dritto fino al limitare della foresta. Leena era scesa da Zafira e lo aveva seguito, ignorando le urla contrarriate di Ruith, e ora era al suo fianco. La ragazza gli prese un braccio con entrambe le mani; non voleva trattenerlo, aveva solo bisogno di un appoggio.

Seguirono un paio di secondi di silenzio prima che potessero veder uscire Cyran dalla foresta ancora in groppa a Marveom. Dietro di lui Ysildea zoppicava accanto alla sua Eoria. Nym corse loro incontro e abbracciò il fratello non appena questi scese dal drago.

Cyran lo strinse forte tra le braccia sporche. Sul volto del sangue nero gli colava copiosamente, ma non era il suo. Il sangue degli elfi era molto chiaro, quasi bianco.

«Sto bene, Nym. Sono a casa ora.»

La folla intorno a loro urlava di gioia, ma nessuno si era ben reso conto di cosa effettivamente fosse appena accaduto.

Illithor ed Elasha scesero dal balcone e andarono vicino a Cyran e Nym mentre Lenna abbracciava sua sorella.

«Stai bene figliolo?» Illithor prese il figlio per le spalle e lo guardò bene da cima a fondo.

«Ma quello...» Fu pronta a chiedere Elasha.

«Sangue d'orco.» Concluse per lei Cyran passandosi una mano sul viso.

«Hanno già compiuto il loro attacco?» La ragazza guardò Nym porgendogli la domanda. «Pensavo sarebbero stati molto più feroci e numerosi di così.»

«Quanti erano?» Gli occhi di Nym erano pieni di paura. La verità era che non avrebbe voluto sapere la verità.

«Veramente pochi,» Il fratello gli diede la risposta più brutta che potesse ricevere «forse hanno deciso di non attaccarci più tutti quanti.»

Il re degli ElfiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora