Passato e futuro.

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«Ammormij» mormorò Ciro, all'orecchio di Sofia, che dormiva beatamente. «Pccrè svegliati, dobbiamo andare.»
«Mmh...» mugugnò Sofia, senza aprire gli occhi. «Dove dobbiamo andare?»
«Dobbiamo tornare a casa.» Sussurrò Ciro spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non non voglio...» si lamentò lei, afferrando la sua mano e tirandolo verso di sé. Non si era mai svegliata insieme a lui. Voleva stringerlo forte a sé.
«Non sai quanto vorrei tornare a dormire e respirare il tuo profumo amore mio, ma non possiamo...»
«Perché?» lo interruppe Sofia piagnucolando.
«Perché tua cognata Rosa è scappata.»
«COSA?!» Sofia spalancò gli occhi di scatto e si tirò su, mettendosi seduta sul letto. «Non può essere! Ora provo a chiamarla, vedrai che risponderà.» Sofia prese il cellulare, compose il numero di Rosa. La chiamò una, due, tre volte, ma Rosa non rispondeva. Il suo cuore batteva all'impazzata e la sua mente era in subbuglio. Non poteva credere a quello che stava sentendo.
"E' scappata sul serio!" pensò Sofia.
Dopo aver richiuso le valigie ed essersi preparati Ciro e Sofia, scesero nella hall dell'albergo dove Edoardo e Carmela li stavano aspettando.
«Avete idea di dove possa essere?» Chiese Edoardo alle due ragazze, mentre salivano in macchina.
Sofia e Carmela si lanciarono un rapido sguardo d'intesa, poi all'unisono risposero: «No.»
«Pccrè si sicura? Voi due parlate molto, vi confidate. Non ti ha parlato di un possibile fidanzato?»
Chiese Ciro, guardando Sofia di sbieco. «No, nessun fidanzato.» mentì Sofia, spudoratamente.
«Farò finta di crederti.»
Ciro fissò Sofia, cercando di interpretare le sue emozioni. Vedeva la preoccupazione nei suoi occhi, ma sapeva che non poteva fare nulla per tranquillizzarla. Doveva trovare Rosa e assicurarsi che stesse bene.

«Stai bene? Ti fa male qualcosa?» Chiese Ciro a Sofia, con voce preoccupata.
Sofia era ancora frastornata dal sonno, ma quando sentì la voce di Ciro, si rese conto che qualcosa non andava. Si guardò intorno, cercando di capire cosa stesse succedendo, prima di rendersi conto che l'aereo era già decollato da un pezzo.
«Perché dovrei stare male?» Rispose Sofia, con voce assonnata.
Ciro sollevò le sopracciglia come se stesse alludendo a qualcosa. E improvvisamente tutto fu chiaro per Sofia. Le tornarono in mente le immagini della notte scorsa, mentre si rotolavano sul letto, gli occhi di Ciro che trasudavano eccitazione e passione, i suoi ansimi, i loro gemiti fusi nel calore della passione.
«Oh, capisco cosa stai pensando. No, non mi fa male nulla. Sto benissimo, anzi. È stata una notte indimenticabile.» Sorrise Sofia, guardandolo con occhi innamorati.
Ciro sorrise a sua volta, lasciandosi andare ad un sospiro di sollievo. «Grazie a Dio. Non avrei potuto sopportare di starti lontano per un'altra notte.»
Sofia si avvicinò a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla. «Non credo che tu debba preoccuparti di starmi lontano, d'ora in poi.»
Ciro mise una mano sulla sua gamba, accarezzandola gentilmente. «Mi dispiace tornare a casa, speravo di poter passare più tempo con te. Solo noi due.»
«Sei arrabbiato con Rosa?» Chiese Sofia, guardando Ciro con preoccupazione.
«Si! Molto. Perché l'unica cosa che mi viene in mente è che sia scappata con qualcuno che io non approvo.» Ciro butto giù un bicchiere di champagne tutto d'un fiato, come se volesse dimenticare il pensiero fastidioso che lo tormentava.
Sofia pose una mano sul suo braccio, cercando di calmarlo. «Cosa faresti se fosse cosi?»
Ciro inspira profondamente, tentando di mantenere la calma. «Potrei ucciderla.» Sussurra, con voce roca e piena di rabbia.
Sofia sente un brivido freddo correrle lungo la schiena. Non aveva mai sentito Ciro parlare in quel modo. «E se fosse incinta?»
«Stai scherzando?! Rosa è una bambina.» Ciro la trucidò con lo sguardo.
«Rosa ha quasi diciott'anni e sai benissimo che possa esserci questa possibilità...» rispose lei
«Tu hai ventisei anni, ed eri vergine... fino a qualche ora fa.» Ammiccò lui.
«Io non ero bella come Rosa alla sua età. Tu sei il mio primo uomo...» «E sarò l'ultimo, anzi l'unico.» Puntualizzò Ciro. «E ti ricordo che ti ho visto mezza nuda sulla copertina di Play boy. Ed eri bellissima!»
«Va bene, comunque non ero cosi corteggiata e avevo uno scopo nella vita. Rosa non ha niente. Non studia, non lavora, non ha stimoli. Ha solo due regole da seguire: non creare scandali e non innamorarsi di un nemico. E se fosse proprio questo il problema? Le sue regole? E se si fosse innamorata di un uomo che per te è sbagliato ma per lei no? Se per esempio si fosse innamorata di Carmine Di Salvo?» Suppose Sofia.
«Non dirlo nemmeno. Potrei davvero ucciderla!»
«Non ragioni lucidamente.» Sbuffò Sofia infastidita.
«Stiamo parlando di mia sorella!» sbraitò Ciro, frustrato. «Tu cosa faresti al mio posto?» Chiese lui, guardandola con intensità.
«Le parlerei e cercherei di capirla. Si, quella di Carmine è solo una mia supposizione, ma se fosse vero? Se si amassero?» Rispose Sofia, con un tono compassionevole.
Ciro rimase in silenzio, guardandola con un'espressione di incredulità. Non poteva nemmeno immaginare che sua sorella potesse amare Carmine Di Salvo, figuriamoci se potesse anche solo pensare di capirla.
«Mettiamola cosi: se io avessi avuto un fratello che non approvava la nostra relazione cosa avresti fatto?» Ipotizzò Sofia, cercando di fargli capire il suo punto di vista.
Ciro espirò profondamente. «Ti avrei portata via anche senza il suo consenso.»
Sofia annuì, capendo cosa intendeva dire. «Esatto. E io sarei scappata con te, senza pensarci due volte.»
«Perché? Perché saresti scappata con me?» Chiese Ciro, con una nota di sorpresa nella voce.
«Perché ti amo, idiota!» Esclamò Sofia, con ovvietà nella voce.
Ciro rimase in silenzio, guardandola con un'espressione di stupore.
«Ripetilo.»
«Ti amo.»
«Anche io. Ti amo cosi tanto che a volte mi sembra d'impazzire.» Confessò Ciro.
E, senza indugio, la baciò appassionatamente, come se non potesse più resistere alla tentazione di toccarla.
Sofia ricambiò il bacio, lasciandosi andare alla passione che li aveva uniti sin dal loro primo incontro.

Una volta atterrati a Napoli, Sofia si sentì il cuore stretto in una morsa. Non sapeva cosa sarebbe successo da li in poi. Era preoccupata per Rosa, per Ciro. E non sapeva cosa fare per sistemare questa situazione. Prese la sua borsa e uscì velocemente dall'aereo, cercando di eludere l'attenzione di Ciro. Decise che l'unico modo per poter scampare alla furia dei Ricci era andare direttamente all'ospedale.
Appena arrivata, si immerse nel lavoro, saltando da una sala operatoria all'altra, fino a quando non arrivò una paziente dall'ospedale psichiatrico.
Sofia si sentì il cuore battere forte nella gola, mentre guardava la donna distesa sul letto. Sembrava che somigliasse a Ciro e a tratti avesse i lineamenti di Rosa. Ma forse era solo la sua mente che le giocava brutti scherzi.
«Signora Esposito, riesce a sentirmi?» Chiese Sofia, avvicinandosi al letto.
La donna spalancò gli occhi di scatto. «Nun me chiammo Esposito. Ij song' Maria Ricci!»
No... non poteva essere possibile. Maria Ricci era morta anni prima.
Ciro non aveva mai parlato molto di lei, e Sofia non aveva mai insistito, ma sapeva che era morta. Erano stati insieme al cimitero a visitare la sua tomba.
Sofia chiamò Alfredo, che le disse chiaramente che la signora "Esposito" era stata ricoverata li per un tumore al fegato, che veniva dall'ospedale psichiatrico ma che a detta sua, non sembrava per nulla pazza o inferma. La donna era molto sveglia e soprattutto lucida. Dalle sue analisi non emergevano nessun tipo di farmaci speciali, ma solo una cura basata su elettro shock.
Sofia, era ancora più confusa di prima: se quella donna non era pazza, perché diceva di essere la madre di Ciro? E perché Sofia non smetteva di avvertire la strana sensazione che la donna stesse dicendo la verità.
Sofia si avvicinò al letto, guardando la donna con compassione. Non sapeva cosa fare, come comportarsi. Non aveva mai avuto a che fare con una situazione del genere.
«Signora Ricci, lei ha figli.»
«Si, tengo tre figli.» Ammise la donna.
«E saprebbe dirmi i loro nomi?»
«Certo! Il più grande si chiama Pietro. Chill'è tale e quale o' pate. Poi c'è Rosa la più piccolina, ama suo padre più di quanto ami me, ma è normale chell'è piccirella. E Ciro...» Nel nominare il nome di Ciro gli occhi della donna si riempirono di lacrime. «Ciruzzo è tale e quale a me. Chell'è a vita mij. Se sono sopravvissuta a tutti i martiri dell'ospedale è solo per poterlo riabbracciare. Mi hanno detto che se sto buona me lo fanno vedere.»
Sofia non poteva credere a quello che stava sentendo. Non riusciva a credere che la donna davanti a lei fosse in realtà la madre di Ciro.
«Chi vi ha rinchiusa in manicomio?»
«Il diavolo in persona. Salvatore...» La donna non riuscì a terminare la frase, perché perse i sensi.
Disperata, Sofia decise di occuparsi della signora Ricci personalmente. Trascorse diverse ore al suo fianco, cercando di farle tornare la lucidità, ma senza risultati.
Sofia sapeva cosa fare. Si limitò a tenerla per mano.
Rimase lì, accanto al letto, per diverse ore. Si allontanò solo per andare a casa, recuperare lo spazzolino da denti di Ciro e riportalo in ospedale, dove aveva richiesto il test del DNA. Se quella donna era davvero Maria Ricci, allora da li in poi le cose sarebbe state molto diverse sia per lei che per la famiglia Ricci.

LA DOTTORESSA DI CIRO RICCI.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora