Il sudore colava lungo la fronte di Ciro mentre, insieme alla madre correva per le scale di casa sua. Il caldo torrido di agosto sembrava non dare tregua, né al suo corpo né alla sua anima. Sua madre, Maria, era più instabile del solito, sembrava spenta, come se fosse già stata consumata dalla vita che aveva condotto fino al punto di voler scappare insieme ai figli. Accanto a lui, Pietro, il fratello maggiore, si apprestava a mettere le borse con i pochi vestiti che la madre aveva buttato alla rinfusa, mentre Rosa, la sorella minore, singhiozzava sommessamente sul sedile posteriore.
Ciro poteva sentire il suo cuore martellargli violentemente contro le costole, mentre cercava di respirare normalmente. Aveva solo dieci anni, ma sentiva il peso del mondo sulle spalle. Conosceva la gravità della situazione, la lotta che sua madre stava conducendo quotidianamente per strapparli a un futuro che non voleva per loro. Un futuro oscuro, dominato dai demoni del clan camorristico del padre.
Improvvisamente, un rombo di motori disturbò il silenzio surreale che aleggiava nell'aria. Una Mercedes nera si affiancò alla loro automobile, inchiodando sull'asfalto rovente. Attraverso il finestrino semiaperto, Ciro poté distinguere la figura imponente del padre. I lineamenti del viso duro e inflessibile, gli occhi scuri, tetri come l'oscurità.
«Cosa pensavi di fare, eh?» La voce di don Salvatore era cupa, una minaccia latente che vibrava nell'aria. «Dammi le chiavi.»
«No, ti prego...»Maria stava tremando, mentre fissava il marito con gli occhi imploranti.
«Purtatavella.» don Salvatore fece un cenno con la mano, e in men che non si dicesse, due energumeni si avvicinarono alla macchina, afferrarono Maria per i polsi e la trascinarono via, mentre Ciro tratteneva le lacrime che bruciavano gli occhi.
«Cirù, a mammà.» Gli occhi di Ciro si incrociarono con quelli della madre, e un debole sorriso le illuminò il volto. Ciro si liberò dalla presa ferrea del padre e corse verso la madre. «Promettimi che non diventerai come lui» gli sussurrò, tendendogli la mano attraverso il finestrino socchiuso e stringendogli le dita con forza. Ciro sentì un nodo stretto nella gola. Avrebbe voluto dirle tante cose, prometterle che l'avrebbe salvata, che non avrebbe permesso che il male del padre rovinasse le loro vite. Ma sapeva che non serviva a nulla parlare, perché il destino era già scritto.
Due sole lacrime gli solcarono il viso, mescolandosi a quelle della madre, che gli teneva il viso stretto tra le mani. «Ti voglio bene amore mio.» Disse la madre stringendo le mani al finestrino, che i due scagnozzi di suo padre si apprestarono a richiudere. Ciro sbatté le mani più volte su quel finestrino come se volesse infrangerlo, ma lui era solo un bambino.
L'ultima immagine che conservò di sua madre fu il suo volto terrorizzato, mentre lottava disperatamente contro i due scagnozzi del padre.
Ciro aprì gli occhi di scatto, impaurito, confuso, destabilizzato da quel ennesimo incubo.
«Promettimi che non diventerai come lui.» La voce di sua madre gli rimbombava nelle orecchie senza sosta. Era sudato e ancora scosso da quel sogno che puntualmente si ripresentava ogni notte. Scostò il lenzuolo che copriva il suo corpo e quello di Sofia, che dormiva beatamente sul suo petto. Delicatamente si liberò dalla sua stretta, senza svegliarla. e scese al piano inferiore, mentre digitava un veloce messaggio ad Edoardo. Al contrario di quanto si aspettasse, trovò suo padre nella sala da pranzo, dove il caffè lo attendeva sulla tavola ormai freddo e il posacenere traboccava di mozziconi spenti. Gli apparve chiaro che anche lui non aveva ancora trovato sonno.
«C' ci faje allert'?» domandò suo padre, mentre riempì il posacenere di altre cicche appena consumate. «La tua signora non ti ha riscaldato il letto?»
A Ciro, stanco di quelle insinuazioni, scappò una reazione brusca: «Ij vuless sapè c' cazz tien a vrè cu muglierm!»
Si chiese se il vero oggetto dell'irritazione di suo padre fosse sua moglie o il fatto di non essere riuscito a stare con sua madre.
Suo padre lo guardò con uno sguardo serio ed enigmatico, continuando a battere sullo stesso tasto dolente: «Lei non è come noi.»
«Proprio questo è il motivo per cui mi piace!» ribatte fermamente, scrollando la sedia sul pavimento. «E' la mia donna, è mia moglie! E tu...» Ciro si avvicino minacciosamente a suo padre, «non ti devi permettere nemmeno di guardarla in faccia!»
«Si è sposata con te solo perché aveva una pistola puntata alla tempia!» Ribatte acido suo padre, sottolineando che quell'unione era stata forzata.
«La situazione rimane sempre la stessa: lei appartiene a me e io appartengo a lei.»
«Tu la ami?»
Ciro rimase paralizzato nell'udire quella domanda.
Amava Sofia?
Era possibile amare qualcuno che conosceva da cosi poco tempo?
Il cuore di Ciro batteva al ritmo della passione ardente che provava per Sofia, una fiamma capace di illuminare anche i recessi più remoti dell'anima. L'audacia e il coraggio di quella che considerava ormai parte integrante della propria vita erano diventati elementi fondamentali del suo mondo, riempiendolo di colori brillanti e vivaci. Una tale presenza femminile, pronta a scuotere la sua esistenza, non poteva essere ignorata.
Essere accanto a Sofia significava sentire il peso delle catene spezzarsi, liberandosi dalle restrizioni imposte dalla società. Un legame autentico e sincero stava sbocciando sotto i suoi occhi, alimentato da reciproche spinte emotive e intellettuali. Per la prima volta nella sua vita, Ciro intravedeva la possibilità di instaurare una vera connessione, basata sulla fiducia e l'accettazione totale.
Tuttavia, la prospettiva di immergersi completamente in questo nuovo rapporto generava in lui sentimenti contrastanti. Da un lato, l'attrazione nei confronti di Sofia era talmente intensa da renderlo incapace di resisterle; dall'altro, la paura di soccombervi totalmente lo faceva vacillare. Temeva infatti di perdere se stesso, diluito in un mare di emozioni troppo grandi per contenerlo.
Ciro non desiderava affrettare le cose né dire cose di cui poi avrebbe potuto pentirsi; anzi, nutriva timori nell'innamorarsi completamente di lei. Eppure, era inevitabile esserne attratto, perché lei rappresentava tutto quello che aveva sempre desiderato senza neanche saperlo. Lei era la donna dai nervi saldi che aveva sempre cercato, colpendolo con la sua personalità magnetica e irresistibile.
Con Sofia, Ciro non era in grado di mantenere il dominio che normalmente dettava nelle sue relazioni. Lei lo metteva costantemente alla prova, rompeva schemi predefiniti e rideva alle sue regole.
«Si, la amo.»
Sapeva che era cosi, non sapeva quando fosse accaduto, ma l'amava.
La risposta di suo padre arrivò con un rumoroso pugno sul tavolo. «Ti rovinerà. Come sua madre ha fatto con me.»
"Vorrà dire che mi lascerò rovinare." Pensò Ciro, mentre voltava le spalle a suo padre.
La consapevolezza di provare dei sentimenti per lei, senza essere ricambiato, gli arrivò come un pugno in faccia, lo distrusse emotivamente, cosi tanto da farlo attaccare ad una bottiglia di vodka già alle sette mattino.
Il sole filtrava alto dalle finestre. Sofia sbatté le palpebre più volte. Il tempo passato non era stato sufficiente per abituarsi agli angeli dipinti sul soffitto della camera da letto di Ciro, o meglio, la loro camera da letto. Ogni mattina si svegliava da sola, con il letto tutto per sé. Si girava e rigirava tra le lenzuola bianche, profumate e fredde a causa del condizionatore impostato al massimo.
Maria, puntuale come un orologio svizzero, faceva capolino nella stanza con la solita tazza di caffè, interrompendo la solitudine mattutina.
«Cerasè, menomale che ti siete svegliata, abbasc' so tarantelle». La informo Maria, preoccupata.
Non era una novità. In casa Ricci c'era una tarantella ogni giorno.
«Scendo subito», sbuffò lei, trascinandosi fuori dal letto.
Recuperò la sua vestaglia di seta e a piedi nudi corse per le scale.
La prima persona che vide, quando entrò nella sala da pranzo, fu lui, suo marito, di spalle.
"E che spalle!" pensò mordendosi le labbra.
Ciro, come se avesse avvertito il suo sguardo, si volse, abbozzando un lieve sorriso appena la vide. «Buongiorno Cormij» la saluta Ciro. Quello che accadde subito dopo lasciò tutti interdetti, lei compresa. Ciro, prima che possa rendersene conto, le passò un braccio dietro la vita, la sollevò e premette le labbra sulle sue.
E... WOW!
Un solo bacio, casto e allo stesso tempo malizioso, uno di quelli che si danno tutti i giorni alla propria moglie, se solo fossero una coppia normale, l'aveva mandata in escandescenza. Quello era il primo bacio di tutta la sua vita.
Sofia era destabilizzata da quel gesto, ma riuscì, con la coda dell'occhio, a vedere don Salvatore incenerirli con gli occhi. E a quel punto capì... Ciro aveva marcato il territorio. Aveva dimostrato a suo padre che lei era sua.
«Amó, 'o Chicco ti ha portato le sfogliatelle di Attanasio, le tue preferite,» disse Rosa avvicinandosi a lei, lasciandole un bacio sulla guancia.
Sofia sorrise a Rosa, poi accarezzò il volto di Ciro che non l'aveva ancora lasciata e gli lanciò un chiaro sguardo da "cosa sta succedendo?"
Lui le fece cenno di andare in cucina, e lei cosi fece, seguita da Rosa, mentre Ciro prendeva il posto a capo tavola dirimpetto a suo padre.
«Che sta succedendo Rò?» Chiese Sofia addentando una sfogliatella.
«Nun o' sacc, ma papà sta fora ca capa.» Bisbigliò Rosa, avvicinando l'orecchio alla parete che separava la sala da pranzo con la cucina. Sofia fece lo stesso.
«Pensa Cirù, se lasciamo 'o Chicco ai Di Salvo, torniamo ad avere il 50% delle piazze e la guerra finisce stasera stessa,» Sentì dire a don Salvatore con il vocione roco, che la fece rabbrividire. Non poteva credere a ciò che stava accadendo. Don Salvatore aveva appena proposto a Ciro di far ammazzare Edoardo. Il loro Edoardo, quello che le aveva salvato la vita, il suo amico che ogni domenica mattina le portava le sfogliatelle, l'unico per cui Ciro si sarebbe preso una pallottola nel cuore, l'unico in grado di proteggere Rosa come farebbe suo fratello.
Sofia guardò Rosa, Rosa guardò lei, il silenzio le travolse.
«Io dei Di Salvo me ne fotto, gli piscio in faccia, hai capito?» sbraitò Ciro, sbattendo un pugno sul tavolo. Lui era così: dispotico, arrogante, manipolatore, dominante. E Dio, quanto le piaceva quando si imponeva con supremazia su suo padre!
Sofia senti il suo cuore fremere d'ammirazione.
«Ci penso io a loro. O primm a schiatta adda esser 'o piecuro»suggerì Ciro, facendo spalancare gli occhi di Rosa. 'O piecuro era Carmine Di Salvo, Sofia, aveva imparato tutti i soprannomi dei nemici e degli amici. Nessuno della famiglia sapeva che Rosa stava con Carmine, nessuno a parte lei, e fino ad oggi nessuno se n'era accorto. Rosa stava per spalancare la porta della sala da pranzo, ma Sofia glielo impedì. «Non fare nulla o tuo fratello capirà.» Le sussurrò all'orecchio.
Sofia pensò: "Adesso le cose cominciano a farsi pericolose." Se Ciro si fosse messo sulla strada di Carmine, avrebbe scoperto inevitabilmente tutto sulla loro relazione e allora sì, che ci sarebbero state "tarantelle".
Quando dall'altra parte della stanza la situazione si fece più silenziosa, Rosa schizzò fuori e senza guardare ne il padre ne il fratello, salì in camera sua, forse per avvisare il fidanzato, Sofia fece lo stesso, voleva avvisare Carmela, ma Ciro la fermò.
«Arò vaje?» Chiese, poggiandole un braccio sul ventre, impedendole così di scappare.
«Passo in ospedale, poi scendo alla Gaiola con le ragazze.»
«Ti accompagno, ho delle cose da fare li vicino.» rispose lui.
«Come vuoi», sorrise Sofia. Senza capire nemmeno quello che stava facendo, si ritrovò ad alzare un braccio verso di lui, per passare le dita tra i ricci scuri, ancora scombinati. Ciro sorrise, vittorioso e non accennò a scansarsi.
«Non fare niente, senza esserti consultato prima con me.» disse al padre, chiudendo definitivamente quel discorso.
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LA DOTTORESSA DI CIRO RICCI.
Ficção AdolescenteOriginaria di New York, Sofia Elenoire Greco, una dottoressa talentuosa e appariscente, si ritrova catapultata in una realtà spregiudicata e caotica quando atterra a Napoli. Qui, incontra Ciro Ricci, il criminale più affascinante e pericoloso della...