Un'era è finita.

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Sofia si risvegliò dolorante, senza più forze e le caviglie le bruciavano. Il capannone dove la tenevano legata puzzava di acido e di muffa.
«Aiuto.» rantolò, non le era rimasto nemmeno un filo di voce. Era sporca e mal ridotta, ma non perdeva la speranza. Ciro l'avrebbe trovata... prima o poi.
«A' principessa s'è scitat'. Finalmente.» La voce di Wanda Di Salvo riecheggiò tra le pareti di quell'angusto nascondiglio. Sofia cercò invano di liberarsi i polsi.
«Per quanto tempo mi terrai ancora chiusa qui dentro?»
«Finché non mi dirai dov'è mio figlio.»
Sofia non cedette. «Io non lo so dov'è. E se lo sapessi, non te lo direi.» Wanda Di Salvo la colpì cosi forte da farla cadere a terra.
«Vuò murì, eh?» disse Wanda Di Salvo stringendo forte il suo viso. «Se mi uccidi, tuo figlio non ti perdonerà mai. Ti odierà, e allora avrò vinto io.» Ribadì ancora Sofia, senza alcuna paura. Ezio Di Salvo, che fino ad allora era rimasto dietro le gonnelle della madre, si fece avanti colpendo il ventre di Sofia con un calcio. «Porta rispetto a mammà, puttana.» Sofia si liberò in una risata perfida. «Respira, Ezio, respira. Goditi le giornate di sole, perché presto non le vedrai più.»
Ezio la tirò su afferrandola per le spalle. «Se non avessimo un accordo con don Salvatore ti avrei già tolto di mezzo.» Ezio caricò la mano, assestandole uno schiaffo che le fece perdere nuovamente i sensi. «Sarà meglio che tuo marito si sbrighi a trovarti.» Sputò Ezio, divertito, prima di uscire dal capannone, insieme alla madre. «Fai sapere a Ciro Ricci che abbiamo noi sua moglie.» Disse Wanda accendendosi una sigaretta. «Ma che staje ricenn' mà, comme facimm' cu l'accordo don Salvatore?»
«L'accordo addà zumpà, chesta nun parla.»

Panico. Terrore. Paura.
Ciro si sentiva sopraffatto da questi sentimenti, un tempo a lui sconosciuti.
Tutto quello che che aveva sempre temuto, era ora realtà. Sofia era scomparsa da più di una settimana. Non sapeva dove fosse o chi l'avesse presa. Aveva setacciato la città da cima a fondo, quartiere dopo quartiere, capannone dopo capannone, ma Sofia era come scomparsa nel nulla.
Ciro non dormiva, non si occupava degli affari di famiglia, ne di cercare sua sorella e non rientrava più nemmeno a casa, eppure questo sembrava non pesare a don Salvatore, che fino a poco tempo fa lo avrebbe rimproverato per quel comportamento.
Ciro, si accese l'ennesima sigaretta, mentre Edoardo al suo fianco non smetteva di tenerlo sott'occhio. All'improvviso il trillo del telefono di Ciro, ruppe il silenzio che aleggiava nella stanza. Ciro Rispose immediatamente.
«Cherè Ricci, nun riesci a durmì senza a' dottoressa toje?» Disse una voce maschile dall'altro capo del telefono.
«Chi cazz' si?»
«Song' chill' ca si sta divertenn' cu muglier't.» rispose l'uomo con una risata diabolica. Ciro strinse il cellulare fino a far sbiancare le nocche. Era Ezio Di Salvo, l'uomo dall'altra parte del telefono. «Se hai osato anche solo pensare di toccarla, ti ammazzo come un cane.»
«Sta cessa nun serv' a niente. Nun parla. E nuje simm' stanchi e' pazzià cu pate't.»
Doveva immaginarlo che in tutta quella storia centrava suo padre. «Arò ciamma vré?» Tagliò corto Ciro. «Alle piscine Mirabilis tra due ore, ma vieni solo o... bang, tua moglie muore.» «Fammi parlare con lei, voglio avere la certezza che sia viva. Poi ti dirò tutto quello che vuoi» Passò qualche secondo, poi in un sibilo, Ciro riconobbe la voce di Sofia. «Ciro?» Il suo cuore cominciò a battere cosi forte che sembrava volergli uscire dal petto. «Sofì, ammormij stai bene?» «Sto ben-...» non riuscì a sentire altro. Ezio la interruppe. «Due ore, Ricci, non un minuto di più e ne uno di meno. da solo.» Ezio chiuse la chiamata. Ciro sbatté il telefono sul tavolo e scarico e urlò come un matto. Si alzò afferrò le chiavi dell'auto e uscì, ignorando le urla di Edoardo che chiedeva dove stesse andando.
Ciro guidò a gran velocità verso la villa di famiglia, la rabbia e la frustrazione che provava lo stavano consumando. Appena arrivò, scese dall'auto e si precipitò verso la porta d'ingresso, senza curarsi di chi potesse trovarsi all'interno. Aprì la porta con violenza, facendola sbattere contro la parete.
«Papà!» Gridò, mentre si aggirava per le stanze alla ricerca del padrone di casa. Finalmente, lo trovò nel salone, intento a bere whisky con alcuni dei suoi uomini, che il padre liquidò con un gesto della mano ed uscirono, lasciandoli soli.
«Cosa sei venuto a fare? Ti sei improvvisamente ricordato di avere un padre?» Disse il padre, con un sorriso ironico sul viso.
«Perché?!» Gridò Ciro, avvicinandosi al tavolino da caffè e sbattendovi una mano sopra. «Perché hai fatto rapire Sofia?»
«Calmati, Cirù.» Rispose don Salvatore, alzando finalmente lo sguardo. «L'ho fatto per il tuo bene.»
«Il mio bene?!» Urlo Ciro, sentendo il sangue ribollirgli nelle vene. «Come diavolo può essere per il mio bene?!»
«Sofia si è nei nostri affari, rovinandoli. Ha aiutato tua sorella a scappare. Io ho solo fatto solo quello che era necessario.» Disse don Salvatore, con un tono freddo e distaccato.
«No!» Gridò Ciro, agitando una mano in aria. «Sofia non sa niente di Rosa! Sono io che l'ho aiutata a scappare.»
«Stai mentendo.» Disse don Salvatore, alzandosi in piedi e avvicinandosi a Ciro. «So che sei innamorato di lei, e vuoi proteggerla ma devi capire che non può esserci posto per lei nella nostra famiglia. Devi lasciarla andare.»
«Dimmi solo dove si trova.» Gridò Ciro, con le lacrime che gli rigavano il viso.
Don Salvatore sorrise amaramente. «Ah, figlio mio. Sei ancora così ingenuo. Io sono il padrone di questa città. Sono il re, il capo della famiglia più potente di Napoli. Cosa puoi fare contro di me?»
Ciro sentì il suo cuore spezzarsi in due. Non poteva credere a quello che stava sentendo. Non poteva credere che suo padre avesse potuto essere così crudele e spietato.
«Ti ucciderò!» Ciro sollevò la pistola all'altezza degli occhi di suo padre. «Ma se mi dici dove la tengono, io ti dirò dov'è mia madre.» Ciro sapeva che suo padre non avrebbe resistito.
«Dovevo immaginare... lei non sarebbe mai scappata. Come l'hai trovata?!»
«Dimmi dov'è mia moglie e io ti dirò tutto.»
«La tengono in un magazzino abbandonato, poco fuori Giugliano.»
«Grazie papà.» Mormorò Ciro, prima di premere il grilletto, sparando a suo padre un colpo secco in mezzo agli occhi.
Senza alcun pentimento e con determinazione negli occhi, Ciro si voltò e uscì dalla villa di famiglia.
Addio don Salvatore Ricci.
La tua era finisce con te.

LA DOTTORESSA DI CIRO RICCI.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora