Ti va di passare da me?

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Eravamo al caffè e dopo che Giselle finì di raccontarmi, prendemmo strade diverse: era venerdì e come era da routine mi dirigevo alla biblioteca. Il vento era così prorompente che mi aiutò, in un certo senso, ad avanzare passo per passo, mi trascinava e in alcuni tratti della strada mi fermavo per ripararmi. Era sferzante e mi costringeva a stringermi la sciarpa verde al collo, ero a pochi passi dalla biblioteca, quando una macchina si fermò accanto a me, aveva i vetri oscurati e vidi chi vi era all'interno solo quando il finestrino di abbassò; l'uomo in questione poggiò i suoi occhi sulla mia esile figura:

"Ci conosciamo?"

"Si" rispose e cercai di concentrarmi per capire dove lo avessi già visto, perché mi era insolitamente famigliare:

"Sali in macchina, ti spiegherò tutto" mi disse e in quel momento mi retraessi di qualche passo:

"Non ci tengo, io non la conosco" dissi leggermente spaventata, mi fissava intensamente come se ardesse un fuoco incontrollabile dentro di lui:

"Ho bisogno del tuo aiuto, io sono il padr..."

"Qualche problema?" Una voce dietro le mie spalle esordì, la riconobbi subito e pensai istintivamente come mai fosse sempre nei MIEI di paraggi, non mi girai perché si era già posizionato davanti a me, piegato sul portiera:

"È il tuo ragazzo?" L'uomo, che avrà avuto sui 28 anni, mi chiese.

"Non conosco nemmeno il suo nome" cercai di scansare dalla portiera il Ladro, ma con scarsi risultati e quando mi arresi, continuò a parlare con l'uomo senza considerarmi minimamente:

"Ti ho chiesto se c'è qualche problema" disse, finalmente alzandosi in posizione eretta, incrociò le braccia e aspettò una risposta:

"Nessuno, non sono cose che ti riguardano" l'uomo poi si rivolse a me: "non è finita qua la conversazione" se ne andò lasciandomi dei brividi addosso, il cuore palpitava irrefrenabile nel  petto e quando mi ripresi mi accorsi che lui restò lì ad osservarmi con uno sguardo indagatore:

"Che ci fai qui? ancora" chiesi ricominciando ad incamminarmi, lui mi seguì rimanendo accanto a me:

"Mi stavo dirigendo in biblioteca e ti ho vista..." disse secco.

Ci fu un breve silenzio e presi coraggio:

"Come ti chiami?" Chiesi ingenuamente:

"Non sai il mio nome?" Disse sorpreso, mi misi a ridere con gusto:

"Perché dovrei saperlo? Non ti crederai il principe William" risi, mentre lui sfoggiò un sorriso da mancar il fiato:

"William" disse: "mi chiamo William" sprofondai dall'imbarazzo:

"Ci ho azzeccato" arrivammo al vestibolo della biblioteca, ci fermammo uno difronte all'altro:

"Volevo ringraziarti, William" presi un lungo respiro: "per avermi aiutata l'altra sera, l'ipotermia e adesso" gli sorrisi sinceramente, lui rimase fermo a fissarmi e mi sentii le gambe instabili come se non riuscissi a resistere al suo sguardo così penetrante, così mi misi il cappuccio della felpa e me lo abbassai fino al naso in modo tale da scollegare i nostri sguardi e feci per andarmene:

"Non c'è di che Dakota" scandì il mio nome alla fine e se ne andò dalla parte opposta alla mia.

Al ritorno dal lavoro pensai e ripensai al nostro breve incontro e mi venne in mente un dubbio che se, nel momento in cui si era intromesso nella discussione tra me e quell'uomo sconosciuto, doveva raggiungere la biblioteca, perché quando dopo la breve chiacchierata nel vestibolo non è entrato in biblioteca? Insomma, nel box doccia, mentre mi pettinavo, mentre mi vestivo e poi mentre cenavo, il dubbio non aveva intenzione di levarsi dalla mia mente e quando raggiunsi la mia camera e mi misi a sistemare il video proiettore dietro la testata del letto per godermi un film, intravidi un bagliore che si era appena accesso fuori dalla finestra, mi affacciai e mi resi conto che si trattava della stanza del mio "salvatore", mi incuriosì ulteriormente e mi nascosi dietro la tenda: per circa 5 minuti lo vidi fare avanti e indietro per la sua stanza, poi si fermò di scatto con lo sguardo fisso in qualche punto che per me era impossibile raggiungere con la vista, si tolse la maglietta con una velocità impercettibile, mi vergognai solo alla vista di un petto nudo e un dorso snello ma allenato, ma lo continuai a scrutare: aveva un tatuaggio sul petto che proseguiva verso il braccio sinistro, lo vedi perché lo stirò in avanti come se dovesse prendere qualcosa o qualcuno...in quel preciso istante una ragazza con i capelli corvini, altrettanto snella e bellissima, si avvicinò e si abbandonò tra le sue braccia, si diedero un abbraccio, lui le mise la mano sul viso e si avvicinò repentinamente, la baciò con una certa foga a tal punto che, tra un bacio e l'altro, si poteva addirittura notare le loro lingue intrecciarsi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 01 ⏰

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