Osservai l'acqua scivolare sul vetro. Ogni goccia, trascinata dal vento, tracciava
incerta un proprio percorso sulla superficie liscia dell'oblò; una rete di scelte dettate
dal caso, percorsi individuali che si incrociavano per un breve istante e si
allontanavano, per perdersi nella bufera attorno all'aereo. Osservai quella trama sul
finestrino cambiare forma, comporre nuovi e incomprensibili schemi sotto la
pressione della velocità con cui sfrecciavamo tra le nubi livide di pioggia.
In cabina, la gente che viaggiava con me parlava e schiamazzava senza un
motivo preciso. Le parole si confondevano con il rombo dei motori mentre la mia
mente era ovattata, rapita da quei sottili tracciati d'acqua, così costanti e mutevoli al
tempo stesso.
C'era un qualcosa di incredibilmente perfetto alla base di quella tessitura, qualcosa che
rendeva le coincidenze di quegli incontri altro dall'essere tali.
Già, quanta verità in quelle parole.Proprio come era accaduto a me.
Fu mio nonno a trasmettermi la passione per la storia, fin dall'infanzia. Quante ore
trascorse ad ascoltarlo parlare di re e cavalieri di un tempo lontano, luoghi
leggendari e battaglie al limite di ogni speranza; ogni favola della buona notte in
sua compagnia diventava un racconto degno dei più grandi aedi dell'epica antica;
son certo che amava vedere i miei occhi brillare ogniqualvolta si alzava dalla sedia
accanto al letto per cavalcarla come un destriero lanciato al massimo galoppo. C'era
anche della magia. Ogni sua storia aveva un qualcosa di grandioso e fuori
dall'ordinario: un drago impetuoso e sanguinario, una maga subdola e cospiratrice
e...c'era Artù, certo, come dimenticarlo? Con la sua tavola rotonda e con...
Excalibur.La prima volta che la nominò, conficcata lì in una roccia qualunque, scansai le
coperte e strillai saltando sul materasso, incredulo. Mia madre venne a brontolare e
il nonno dovette lasciare la stanza perché aveva ottenuto di farmi agitare anziché
addormentare. Dovetti aspettare la settimana successiva per scoprire di più su
quella spada fantastica. Ne rimasi talmente affascinato che una sera lui arrivò con
una spada enorme di cartone, il tesoro più importante di tutta la mia fanciullezza.
«Non è quella vera, ma un giorno potrai sempre trovare quella autentica!»
Sapeva molto bene che avevo già espresso più volte il desiderio di ritrovare, da
grande, le cose antiche e perdute, come mio padre già faceva, sempre in giro per il
mondo. La Storia è sempre stata parte integrante della mia famiglia e mio nonno
ebbe il merito di farmela vivere con occhi sognanti e di assaporarne l'immensità:
attraverso la passione per le antiche leggende aveva plasmato il mio destino,
portandomi ad abbracciare la carriera di archeologo.
Dedicai gran parte della mia vita a scavare nel passato, a cercare reperti che
raccontassero storie sepolte dall'oblio ineluttabile del tempo. Un successo dopo
l'altro, conferenza dopo conferenza, la mia carriera prese il volo, supportata dalle
mie scoperte che continuavano a testimoniare eventi tangibili della storia umana.«Excalibur è una leggenda! Non è vera!»
Non potevo credere che mio nonno mi
avesse chiesto di andare a recuperare quella fantomatica spada. Di nuovo. Mio
padre non riuscì a esaudire quella richiesta: morì nel tentativo di farlo. Tutto per me
si ridusse ad un semplice e scontato assioma: i sogni erano solo questo, sogni. Per il
nonno erano verità inattaccabili. Vecchio pazzo. Quando mi raccontava quelle
storie, io ero troppo piccolo per capire, troppo ingenuo per riconoscere i sintomi di
una demenza che degenerava, che si portava via poco a poco la sua mente e la
capacità di restare ancorato nel mondo reale.
«Lei c'è! Esiste! Ti sei scordato tutto quello che ti raccontavo da piccolo?»
«LEI... è solo una storia! Una bella storia romantica che incanta i ragazzini prima di
andare a nanna!»
Lo guardai ricadere esasperato nella sua poltrona. Sbuffò, stanco di parlare, di
doversi spiegare a chi, secondo lui, non era più in grado di comprenderlo come una
volta. L'infermiera sopraggiunse concitata, richiamata dai toni troppo fuori dai
limiti concessi nella clinica.
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One-Shot
Short StoryOne-shot per il contest di scrittura creativa di @maidireteam Partendo da un'immagine data d'ispirazione, comporre una storia di max 2000 parole. L'immagine deve essere presente nel racconto.