TRE PASSI INDIETRO

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Quando ho accettato il lavoro sapevo che non sarebbe stato facile, che in alcuni momenti avrei dovuto essere più simile ad una babysitter che a una guardia, ma fare anche da segretaria mi sembra veramente eccessivo. 

Insieme ad altri due agenti, Fredrik e Adam, aspetto da quasi mezz'ora che il Principe ci degni della sua presenza. Siamo attesi all'ospedale della capitale, a più di trenta minuti di auto da qui, per l'inaugurazione del nuovo reparto di emodialisi, finanziato da una raccolta fondi patrocinata da Albert, quindi la sua presenza è assolutamente necessaria, ma a quanto pare non è tra le sue priorità. 

Batto la punta dello stivale con il tacco basso e spesso sul selciato, appoggiata all'auto di palazzo, pensando che gli concederó al massimo altri cinque minuti, poi andrò a prenderlo per le orecchie e lo trascineró all'interno del suv, probabilmente ricoprendolo di insulti. Al diavolo l'etichetta e le buone maniere.

Nell'auricolare risuonano le parole “il puma sta arrivando” e io lascio andare un respiro nervoso: alla buon ora. Mi posiziono ai piedi della scalinata, le braccia incrociate e gli occhiali sollevati, in modo che possa vedere i miei occhi infuocati: il rispetto per i suoi dipendenti non è uno scherzo, anche se a giudicare dalla calma dei due ragazzi questa deve essere una scena abbastanza comune.

Il Principe fa la sua gloriosa comparsa dalla pesante porta di legno intarsiato a doppio battente, aperta da un maggiordomo che si profonde in un inchino adeguato, per poi puntare i suoi occhi sulla mia figura. Un mezzo sorriso compare sulle sue labbra, ma ho l'impressione che sia più provocatorio che gentile e questo mi spiazza. Scende le scale con studiata lentezza, indossando i suoi Wayfarer scuri, per poi fermarsi di fronte a me.

«Sei in ritardo» se crede di intimidirmi è fuori strada.

«Ho avuto una serata movimentata.»

«Lo so» replico, indicando con la mano la macchina e lui segue il mio ordine non detto senza fiatare, mentre io proseguo con tutto quello che ho da dire.

«Gradirei essere informata delle tue compagnie serali all'interno del castello.»

«Perché, devi approvare anche quelle?» parla senza voltarsi e si accomoda sul sedile posteriore attraverso la portiera tenuta aperta da Adam.

«Ovviamente. Ti ricordo che a palazzo non può entrare chiunque e tutti devono essere autorizzati, sono gli standard minimi di sicurezza!»

La mia replica arriva dopo aver preso posto sul sedile del passeggero, poi mi volto verso di lui, che toglie gli occhi e alza gli occhi al cielo.

«Mi credi veramente così coglione? La scheda della signorina in questione è stata analizzata da James e tuo padre ha autorizzato l'incontro.»

«Avrei dovuto farlo io!»

«Hai iniziato oggi, come tu stessa mi hai ricordato ieri!»

«Abbiamo passato metà del pomeriggio insieme, cosa ti costava aggiornarmi su questo?»

Adam, accanto a me, ha lo sguardo fisso su un punto indefinito, le guance colorate di rosso, accentuate dall'incarnato chiaro e dai capelli scuri rasati.

Torno in me «Scusa, Adam. Puoi partire.»

Il ragazzo ingrana la marcia e si avvia lungo il viale, seguito a poca distanza dal SUV di Fred. Ai cancelli ci attendono due moto della polizia di stato, la scorta minima per questo genere di eventi. Il mio cellulare squilla e il nome di Richard compare sullo schermo.

«Pouler.»

«Alex, sono Richard. È successo qualcosa? Avete più di trenta minuti di ritardo.»

«Nulla di preoccupante. Sua Altezza ha avuto bisogno di tempo per riprendersi dalla nottata movimentata.»

La Guardia di Rocca BluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora