ᕼO ᗰOᒪTᗩ ᑭᗩᑌᖇᗩ // ᑕᗩᑭITOᒪO 8

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Bastò un solo istante per far passare la propria preoccupazione ed agitazione per il figlio, solo rivedendo Mimmo che gli ispirava molta fiducia e maturità, lo vedeva davvero cambiato.
Era felice ed anche tanto, tanto emozionato, ma c'era qualcosa che lo bloccava. Aveva paura che lui si mettesse nei guai perché sapeva come funzionavano quelle cose, essendo una persona adulta e con un lungo passato alle spalle.
Mimmo non era un mafioso o altro, aveva solo preso una scelta sbagliata purtroppo a causa della vita che non gli aveva mai offerto niente.
Ne aveva parlato anche in una lezione indirettamente verso di lui, dicendo che la vita è ingiusta ed a volte noi ci chiediamo "perché proprio a me"?
Mimmo, perché proprio a te?
Tu che con quell'animo buono non saresti nemmeno capace di far del male ad una mosca, ritrovarti lì in carcere, senza una famiglia, una casa, qualcuno che ti abbracci.

Che senso ha vivere se non si può passare una domenica in compagnia della propria famiglia o un sabato assieme agli amici, se non si ha una carezza o magari un abbraccio.
Mimmo non meritava tutto quello ed era proprio per quel motivo che la vita era stata troppo ingiusta con lui e lo aveva fatto crescere troppo in fretta.

In Simone vedeva tutto ciò che aveva sempre desiderato e l'uomo che sarebbe voluto essere e forse proprio per quello lo amava così tanto.
Tal volta amiamo così tanto una persona che preferiamo allontanarci da lei perché pensiamo di non meritarla ed era questo che lui credeva, ma non era affatto così.
Anzi, Simone meritava quell'amore, meritava di viverselo senza gabbie, lontananze e sofferenze.
Ne aveva passate tante e finalmente aveva trovato la propria metà mancante, quella che gli era stata tolta tanti anni prima.
Mimmo era la sua metà, l'uomo che più aveva amato in tutta la sua vita ed a volte si sentiva un po' in colpa per averlo fatto soffrire a causa di Manuel.
Ma era acqua passata e non voleva più perdere nemmeno un'istante, voleva stare con lui a tutti i costi.

Quel mattino erano in hotel assieme e dormirono abbracciati, con la testa del biondino nascosta sotto l'ascella del riccio. Era accoccolato a lui come una cozza e non voleva più staccarsi e pensava di non aver mai dormito così bene in tutta la propria vita.
Simone aprii lentamente gli occhi e lo vide accanto a lui mentre un po' di luce che penetrava dalla finestra gli illuminava il viso, così perfetto, quasi sembrava di porcellana.

Glielo carezzò e lui iniziò a muoversi, aprendo anch'esso gli occhi lentamente.

"Sei reale.. non ti ho sognato..." sussurrò Mimmo.

"Sono reale e non ti lascio più. Questa volta te lo giuro che non voglio tornare più a casa. Voglio cercare un lavoro qui e stare con te, non voglio aspettare più un mese per vederti."

Da leggermente aperti gli occhi di Mimmo si ingrandirono.

"C' staje ricenn? Nun può fa sta cos p me.. Hai tua madre, o' professor.."

"Io voglio stare con te e nessuno mi toglierà questa cosa dalla testa. Io ti amo lo capisci?"

Nel volto di Mimmo si fece spazio un dolce sorriso ed il cuore iniziò a palpitare forte. Si era appena svegliato e già era felice, con una gioia nell' animo che quasi gli impediva di respirare correttamente. Gli attorcigliò le mani per i fianchi e si strinse ancora di più a lui, baciandogli la spalla con molta delicatezza.

"Comm sfaccimm t'am ij Simò." esclamò lui senza nessun rimpianto.

"Ora ti salto addosso e ti faccio ricordare l'altra notte, giuro."

"Noooo, c sta o professor ngopp o divan di là, faccimm na figur e' merd."

Iniziarono a ridere mentre nella loro mente immaginavano la scena assurda che avrebbero vissuto se Dante fosse entrato nella camera e gli avesse visti fare le loro cose.
Mamma, che imbarazzo totale.

"Simò quindi... vuoi vivere qua? Io sarei l'uomo più felice del mondo t'o giur.. ma .. io con te non voglio segreti e devo confessarti una cosa, ti devo essere totalmente sincero. Io... non sono più al sicuro qui. Non so con chi parlare, a chi rivolgermi, nun sacc nient."

Il volto di Simone da sereno cambiò totalmente, diventando molto preoccupato.

"Cosa sta succedendo Mimmo?"

"Da quando te ne sei andato, la sera quando chiudo il negozio mi sento seguito e sento sempre qualcuno dietro di me. Ho una sensazione di paura ed angoscia ogni singolo giorno e mi sento osservato. Forse sarà una cosa mia ma sembra che qualcuno mi sta osservando o sta cercando di capire se sono realmente io.. Ho molta paura Simò..."

Lui gli carezzò una guancia, stringendola di poco, quasi come segno di protezione.

"Ora parliamo con mio padre e cerchiamo di trovare una soluzione. Quindi tu ti senti solo.. osservato? Sono mai andati oltre?

"Solo una volta mentre prendevo dei pacchi di libri dal furgone un uomo si scontrò contro di me e mi chiese scusa guardandomi con una faccia ca m mttev paur assaje e mi ha guardato fisso. Simò nun m sent sicur ca.. Ma si chiamm a Pantera mi mandano chissà dove sta volta e non voglio stare più lontano da te."

In quel momento bussarono alla porta, era il professore che aveva origliato qualcosina ma decise di far finta di niente, aspettando che fossero loro a parlargliene. Entrò in stanza e i due ragazzi gli fecero il punto della situazione e di quello che era successo a Mimmo e quest'ultimo pregò di non dire niente alla polizia né tantomeno a Pantera perché non voleva perdere Simone per la seconda volta dopo che l'aveva riavuto con sé.

Dante si sedette al letto e mise una mano in fronte e cercò di trovare una soluzione a tutto quel caos poiché qualsiasi cosa era pericolosa in quel momento. Quegli uomini potevano essere chiunque ed avere qualsiasi tipo di intenzione. La protezione testimoni ti controlla per un po' di tempo ma poi ti lasciano vivere con "serenità" ed intervengono solo ad una tua chiamata.

"Ragazzi.. purtroppo, se non fanno un passo non possiamo dire che effettivamente qualcuno lo stia spiando. Ma.. ti capita tutte le sere che lavori?"

Il ragazzo annuì e Dante ebbe come un'idea.

"Quando lavori di nuovo?"

"Domani professò..la prego, non dica niente a nessuno.. per contattare Simone ci ho messo un'eternità per paura che mi scoprissero.. ho paura di perderlo di nuovo.. non mi deluda, io ho solo voi..." disse nuovamente il giovane, visibilmente terrorizzato.

"Io e Simone ci metteremo fuori dal lavoro e osserveremo fuori dalla biblioteca se c'è qualcuno di strano, qualcuno che ti stia seguendo o non so.. Per quanto riguarda Pantera io non lo avviso sperando che non ci sia una situazione di pericolo seria.."

Mimmo sorrise e strinse il professore in un abbraccio, quasi come se fosse tra padre e figlio.

"Lei è sempre il migliore... l'agg semb saput che di te mi potevo fidare."

Dante sorrise e ricambiò l'abbraccio, stringendolo più forte ancora.

"Mi sei mancato."

Anche Dante gli era mancato ed anche tanto. Gli mancavano le sue lezioni, i suoi insegnamenti di vita e tutto ciò che lui gli aveva assimilato. Lui se lo sentiva che il professore non l'avrebbe mai lasciato solo in una situazione del genere ed è stato molto coraggioso a chiedere aiuto.
Aver paura non era una sconfitta né tantomeno una cosa di cui vergognarsi ed anche chiedere aiuto è solo da persone forti, perché non è facile farlo.
In quel momento più che mai, sapeva ed era certo che loro due erano le persone più importanti della sua vita e che per nessuna ragione al mondo gli avrebbe più lasciati.

PER ME AMARE TE È FACILE -unprofessore // mimmone ©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora