os 1.

1K 49 0
                                    

Per Simone è tutt'altro che un giorno fortunato.

User finestrerotte non gli risponde da quasi un intero giorno e non è da lui, anche se è consapevole di aver osato troppo. Gli ha finalmente chiesto la domanda che da settimane tormenta la sua mente: conoscerlo di persona.

Non biasima l'altro per essersi spaventato ma non vuole incolpare nemmeno se stesso: non si è mai sentito così coinvolto nè così libero di raccontarsi con qualcuno. Ha bisogno di sapere che per lui è lo stesso, o che non lo sia affatto.

Come se questo non bastasse l'universo ha deciso di punirlo con un altro supplizio: è momentaneamente bloccato nel coffee shop completamente al buio a causa di un improvviso ma fortissimo temporale che si sta abbattendo all'esterno con una veemenza che non vedeva da un pò da quelle parti.

E non è solo. Con lui c'è Manuel.

Ne distingue a malapena i contorni grazie alla flebile luce della sua torcia del telefono (quello di Manuel si è scaricato pochi minuti prima e lo ha maledetto mentalmente per questo, se non lo usasse così tanto non sarebbe successo), ma può sentire fisicamente che si trova di fianco a lui. Sono entrambi stanchissimi e il divanetto al centro del locale è il più comodo che ci sia, che siano seduti vicini non è che un puro caso.

Nonostante stiano tentando di tenere su il gioco del silenzio da un po', Manuel sente che Simone è teso. Lo capisce dai sospiri che butta giù a ritmo quasi cadenzato. Mentre lavorano non è solito chiedergli cosa succeda nella sua vita al di là di quelle quattro mura ma non ha mai visto il ragazzo così di pessimo umore da quando si conoscono. Non che gli debba importare.

Però...

Sta per intraprendere l'arduo compito di parlare per primo, quando è Simone a precederlo.

«Devi per forza starmi così appiccicato?» borbotta.

E in quello stesso momento ogni tentativo di approccio pacato viene meno.

«Sei tu che ti sei seduto al mio posto. Sto cercando di recuperare qualche centimetro».

«Ah mo è il tuo posto? Ora mi dirai che è anche il tuo divano? Chiami Fragoroso e gli dici di trasportartelo a casa?»

«Da quando lavoro qui tutti o' sanno. E' er posto dove me metto a scrive durante le pause e nun dì che non m'hai mai visto».

«Seh immagino che te scrivi, i numeri di telefono che te lasciano sui tovagliolini».

«Nemmeno ti rispondo».

«Piuttosto me spieghi che c'avevi oggi?»

«In che senso?»

«Eh boh stavi sempre co quella faccia da morto, de solito sei insopportabile ma almeno sei attivo. Oggi manco sorridevi ai clienti e se ne so' pure accorti. Ho letto certi tweet che...vabbè» conclude Manuel, alludendo ad alcuni tag sulla pagina del caffè. Ancora non riesce a comprendere come il corvino possa avere così tanti ammiratori. Ma del resto si sa, l'amore è cieco e lui si è innamorato di una persona che nemmeno conosce e che ha una paura matta di incontrare.

Forse non è il miglior campione di coerenza.

«Non me lo devi dì per forza, lo so che non ti sto simpatico però...non abbiamo nulla da fare qui dentro al momento».

Simone sospira. Manuel non ha tutti i torti. Preferirebbe avere qualcun altro al suo fianco, ma sono al buio e bloccati lì dentro per chissà quante ore, tanto vale passare il tempo in qualche modo. Non può comunque scendere troppo nei dettagli per rispetto verso finestrerotte, ma forse avere una prospettiva esterna che non sia quella dei suoi amici potrebbe giovargli.

simuel coffee shop au Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora