𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟐𝟒

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Sei fuori donna,
dentro ragazzina,
c'hai la testa in aria
e l'aria sbarazzina.
Questa vita è dura
ma non lo sai ancora,
cammini scalza
sopra gli scorpioni,
creatura pura,
ingenua per natura,
tu che credi ancora
che vincano i buoni.
Mi mandi fuori
quando sto alla guida
e penso a fare i money,
faccia da rapina,
mentre tu sorridi
e guardi fuori imbambolata
sopra gli aquiloni
come una bambina.

(Quella foto di noi due,
Emis Killa)

🦂

Quando Rebecca riaprì gli occhi, fu a causa della luce che stava filtrando attraverso le finestre. Strizzò le palpebre, poi in automatico allungò una mano per cercare il cellulare a tentoni.
Venne bloccata da un braccio che la circondava. Rebecca si immobilizzò.
Lentamente ruotò il viso, incontrando quello di Edoardo a pochi centimetri dal proprio.

Merda. Giusto. Abbiamo... Merda.

La prese un momento di panico.
Non era pronta ad affrontare le conseguenze di quel che era successo, perché lei solitamente ascoltava la testa. Ogni volta in cui faceva un'eccezione, si trovava in difficoltà.

*Vedilo come un uscire dalla tua comfort zone, dai!*

Fai sarcasmo?

Edoardo espirò un po' più forte del normale, facendola sobbalzare.
Rimase immobile. Poi realizzò un altro problema, ossia che probabilmente aveva in corpo almeno due litri di liquidi da espellere.
E non poteva alzarsi senza farsi beccare.

Ok, posso farcela. Basta non pensarci, pensiamo ad altro.

Purtroppo, il suo cervello riusciva a pensare solo agli eventi della nottata prima, così si rassegnò a rimurginarci sopra fino al risveglio di Edoardo.
Si sentì avvampare al solo ricordo di cosa le aveva detto fino a poche ore prima, di cos'aveva fatto.

***

"Rebecca, io... Non posso andare a dormire così come se nulla fosse"

Quella all'inizio non capì, poi lo sguardo di Edoardo sfrecciò verso il basso facendole realizzare di colpo.

"Quindi se te non vuoi toccarmi le opzioni sono due: o stai qua e mi aspetti, e io vado in bagno a risolvere il problema..." alluse, facendola arrossire "Oppure..."

Si leccò di nuovo i lati della bocca, infilandole la mano sinistra sotto la maglietta per stringerle un seno.

"Oppure stai qua e ti lasci toccare, e guardare, e io risolvo il problema qua con te" mugugnò, lasciando scivolare la destra verso la propria erezione.

Rebecca non aveva le forze di fare nulla di diverso da assecondarlo.
Annuì appena. Con la coda nell'occhio, vedeva i muscoli del braccio di lui contrarsi sotto alla pelle tatuata.

"Non che ci sia un granché da guardare" commentò con una punta di imbarazzo.

In fondo era coperta dalla vita in su, senz'altro spettinata, e con il trucco ormai mezzo andato. Non riusciva a immaginare cosa potesse trovarci di bello o eccitante in lei in quel momento.

"Sto guardando te che finalmente hai ceduto, mi sei venuta sulle dita e adesso sei qua a guardarmi con quella faccia da angioletto" sorrise sornione "Credimi, basta e avanza"

Il suo respiro stava ricominciando a farsi pesante...

***

NO. Non QUEL momento. Qualcos'altro.

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