𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟐

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Nuova vita, nuova casa,
lei è rimasta scioccata
e non fa più la distaccata,
vuol far la notte con me.
Tanto parlo mentre rido,
se ti guardo al quarto tiro,
non sei stupida e lo ammiro,
ci sai fare anche con me.
Profumi da piedi a capa,
porti rabbia distillata,
parli e rimetti il mascara
nella tua borsa di Hermès.
Luci bianche dalla strada,
lei è già mezza struccata,
io l'avrei già soffocata
di porcate, l'età c'è.
Ma c'ha il dramma con la mamma
e vuole esser fedele al papà,
si stringe la cinta, è brava,
vuole rivedere me.

(Angelina Jolie, Bresh)

👛

Edoardo non trovava neanche un accendino, nonostante ne possedesse quattro o cinque, ed era in ritardo marcio. Sbuffando una serie di bestemmie continuò a lanciare per aria cuscini, vestiti, cartine strappate e svariate bottigliette vuote.
Non ricordava dove aveva messo quello che aveva prestato all'amica di Emily due sere prima, eppure era certo che lei glielo avesse ridato.

"Fanculo" sbottò dopo aver realizzato che erano già le sette e cinquanta.

Afferrò al volo una spallina dello zaino semivuoto e uscì velocemente di casa. Ignorò la fermata delle navette, sapeva a memoria gli orari di ogni linea e per i successivi quindici minuti non ne sarebbero passati.
Si diresse invece verso il retro del palazzo. Poco dopo, riapparse in quella strada a cavalcioni di un SH nero.
Sgommò in direzione della scuola, riuscendo ad entrare in classe con soli cinque minuti di ritardo.

"Ben arrivato" ghignò Mattia accogliendolo con una manata sulla spalla quando Edoardo mollò di peso lo zaino sul banco.

"Giusto in tempo Marchetti" commentò con tono acido la professoressa di informatica.

Edoardo gli rivolse una smorfia fintamente cordiale, malcelando l'antipatia che provava nei suoi confronti. Era una donna severa, sempre pronta a puntualizzare anche le cose più minime, e per giunta non spiegava nemmeno bene.
Insomma, non aveva un pregio.

"Ma sta zitta sta puttana?" commentò schietto a bassa voce mentre si abbandonava sulla sedia.

Mattia rise senza premurarsi di non farsi sentire.

"Mi fa piacere il tuo buon umore Fermi, hai voglia di divertirti alla lavagna?" l'insegnante aprì il libro di testo "Ti è venuto l'esercizio tre?"

"No" rispose Mattia, così di getto che Edoardo pensò subito che gli esercizi non li avesse nemmeno guardati.

Non che lui l'avesse fatto, chiaramente.

"Allora vieni pure che lo facciamo insieme"

Mattia mollò un coppino sul collo di Edoardo mentre si alzava controvoglia, lui in tutta risposta cercò di fargli uno sgambetto.
La professoressa roteò gli occhi, ormai abituata a quelle scenette tra loro.

"E tu Marchetti, fuori il quaderno" gli rivolse un'ultima occhiataccia.

Edoardo irrigidì la mascella, innervosito dalla sua voce stridula a quell'ora.

Manco ho fumato.

Mentre prendeva svogliatamente un foglio, il pensiero della sigaretta mattutina mancata si fece man mano più insistente. Si stava già pentendo di non essersela fatta fuori da scuola, fregandosene del ritardo e di quell'arpia dietro la cattedra.
Scosse la testa, sforzandosi di concentrarsi su qualcosa di diverso dal bisogno di nicotina.
Il ricordo della sera prima si delineò sulla pagina bianca davanti a lui.

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