III PArte

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CAPITOLO VI

Charles arrivò con i suoi uomini a St. Giles e lo spettacolo che gli si presentò davanti era cento volte peggiore di quello che si era immaginato. Quegli animali erano impazziti. Urlavano parole senza senso sfogando tutta la loro rabbia. Avevano impiccato almeno quattro ragazze a dei patiboli di fortuna. Una di loro penzolava ancora in vita. La osservò per qualche secondo, giusto il tempo di vederla morire. Poi sentì un urlo che lo fece rabbrividire: – Assaltiamo le carrozze dei ricchi!

Ecco il suo incubo si stava materializzando. La gente del quartiere si stava ribellando, rovinando il suo lavoro, lopera per cui sarebbe rimasto nella storia. Alzò il fucile, lo puntò verso il cielo e ordinò ai suoi uomini di fare lo stesso. Più di cinquanta colpi fecero piombare St. Giles in un silenzio tombale. La gente cominciò a ritrarsi lentamente, ma una donna cominciò ad andargli incontro, brandendo un bastone.

Charles la osservò. Era una donna grassoccia sulla quarantina: – Si fermi – le urlò, ma la gente aveva cominciato a rumoreggiare, e Clara non sentì lordine del capo della polizia.

– Mi chiamo Clara, – urlò, – e sono una leale suddita dellImpero e di re Giorgio.

– Si fermi! – urlò Charles, che si accorse che anche altre persone cominciavano ad avvicinarsi, prendendo coraggio.

– Sono stata io a fare giustizia di queste ladre – urlò, indicando le ragazze impiccate.

– Si fermi o sparo – urlò Charles.

– Sono una donna onesta e ho lavorato tutta la vita per la gloria dellImpero. Mio padre è stato un soldato di Sua Maestà – pronunciò le ultime parole con un certo orgoglio, ma poi dimprovviso le venne in mente di come lei stessa aveva ucciso il padre, che era divenuto un uomo inutile, e un moto di rabbia la assalì: – Sono una donna onesta! – urlò con forza, brandendo il bastone.

Charles allora alzò il fucile e mirò, poi senza esitare premette il grilletto. La pallottola perforò la milza di Clara che rovinò a terra su di un fianco, con metà volto dentro una pozzanghera, rimanendo con un solo occhio per poter vedere e mezza bocca per respirare; allora, sentì tutta la bruttezza del silenzio improvviso come fosse un anticipo della morte. Per un attimo tutto intorno a lei sparì e rivide chiaramente il volto del padre. Sembrava che la stesse giudicando. Per tutta la vita si era portata quella macchia dentro al cuore, ma cosa avrebbe dovuto fare? Il padre era diventato inutile, e forse era stata proprio quella macchia che le aveva impedito di prendere marito, che aveva abbrutito il suo cuore fino a renderla spietata e cattiva. Sentì chiaramente i gemiti del padre. Non le erano mai scomparsi dalla mente.

Solo allora si accorse che erano stati la colonna sonora della sua esistenza.

Quella notte maledetta, pensò. Era stata la madre a convincerla: – Tuo padre è un essere inutile – le ripeteva ogni giorno, – starebbe meglio con lOnnipotente. Non lo vedi come soffre? Sarebbe un atto di pietà, di misericordia. Lo farei io stessa, ma guarda che mani deboli che ho, e guarda invece tu che mani forti! Se il Signore ti ha dato delle mani così grandi ci deve essere un motivo! Sarebbe un atto di pietà, un gesto semplice.

E una notte Clara laveva soffocato, ma non era stato così semplice. Il padre, per quanto debole e ammalato, aveva combattuto con le sue misere forze. Aveva contorto le gambe, aveva cercato di togliere quel cuscino dalla sua faccia, ma alla fine era morto.

Brava Clara, brava, le aveva detto la madre e lei si era voluta convincere che aveva fatto il suo dovere; ma negli ultimi istanti della sua vita Clara si accorse che non era stata brava, che la madre laveva spinta verso un abisso dal quale non sarebbe mai più uscita. E ora sdraiata a terra, pensò di meritare di morire.

LA  FOLLIA DEGLI UOMINIWhere stories live. Discover now