5. Puzzles

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Ero stanca.

Stanca di tutti quei sguardi pieni di pietà.

Stanca di perdere il controllo e stanca delle sensazioni di staccamento dal mio corpo che mi faceva sentire la mia mente.

Gli altri mi guardano come se mi stessi per spezzare, ma loro non sanno che mi sono già spezzata anni fa. Non sanno dei mesi sprecati in terapia sperando mi aggiustassero. Di tutti quei farmaci che mi stordivano fino a non sentire niente. Di quanto io ci ho creduto davvero in un lieto fine, quando in realtà crederci mi ha solo portato a procurarmi del male.

Ogni terapia esistente l'ho provata, ogni clinica esistente a Roma ci ha provato. Ero rotta e cercavo qualcuno in grado di aggiustarmi, ma più ci provavo più perdevo pezzi per strada, quindi ho imparato ad accettare la mia malattia anche se ogni secondo che passa la sento sempre di più appropriarsi della mia anima. Lei porta la mia mente all'autodistruzione e cercare di fermarla lo rende più doloroso. Quindi la lascio fare.

Passo tutto il tragitto di ritorno a tormentarmi di pensieri, a cercare delle soluzioni non esistenti. Ogni tanto mi guardavo attorno. Sophia dormiva sulla spalla di Simone, anch'esso addormentato, e Riccardo nel sedile del passeggero addirittura russava. 

Mi distraggo guardando dal finestrino. Guardare il cielo stellato mi tranquillizzava, neanche la mia mente poteva rovinare il momento.

<<Perchè sei tornata a Milano se sapevi non ti avrebbe fatto bene?>> 

Il mio cuore quasi si ferma sentendo Daniel pronunciare quelle parole. Mi conosceva davvero così bene quando vivevo qui? Così tanto da sapere perchè odio profondamente questa città? Così tanto da sapere cosa successe quella sera?

<<E a te che importa?>> gli rispondo malamente pentendomene subito. Una persona normale mi avrebbe chiesto se stavo bene, o magari il motivo di quella crisi. 

Lui no. Lui sapeva già. E io avevo intenzione di scoprire quanto.

<<Stai prendendo i farmaci?>> quella domanda mi lascia allibita, come fa a sapere che prendo farmaci? Io li prendo da quando mi sono trasferita.

<<E tu che cazzo ne sai? Mi stalkeri adesso?>> lo accuso arrabbiata, ma non alzo il tono della voce per non svegliare gli altri.

Lui a questo punto si azzittisce. Sicuramente perchè si è reso conto che sta omettendo informazioni di cui non dovrebbe essere a conoscenza.

<<Se ti interessa così tanto perchè non ti sei mai fatto vivo quest'anni.>> decido di smetterla con questa messa in scena e arrivare direttamente al punto. 

Non ricevendo risposta alzo lo guardo verso lo specchietto e mi ritrovo i suoi occhi che mi bruciavano addosso, smetto di respirare all'intensità del suo sguardo.

Quel contatto visivo però non dura molto perchè di botto mi sento scaraventare contro il finestrino. Daniel aveva girato il volante bruscamente. Una macchina ci passa accanto suonando e lì capisco che stava per andargli incontro.

<<UEEE MA SI SCEM.>> Simone dal casino si svegliò e iniziò a sbraitare contro Daniel. Dalle urla di Awed si svegliano anche gli altri e io allora torno a guardare fuori dalla finestra indisturbata come prima. Solo che adesso il protagonista dei miei pensieri era lui.

Dopo un paio di minuti la macchina accosta davanti la mia casa d'infanzia, io e Sophia salutiamo gli altri e entriamo in casa.

Io prima di dormire mi faccio una doccia per levare quella sensazione di sporco da dosso. Quando torno in camera trovo Sophia crollata a letto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 22 ⏰

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Once Again  ~ ~𝓓𝓪𝓷𝓲𝓮𝓵 𝓓𝓪𝓭𝓭𝓮𝓽𝓽𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora