Abracadabra

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La festa di Iris non sarebbe stata un evento qualunque, l'avevo capito dal momento in cui, cercandola su Instagram, mi ero imbattuta nel suo profilo.
A quanto pare era un event planner molto famosa in città e con un grande seguito sui social, avendo organizzato matrimoni, feste ed eventi di gran successo. A partire dalla festa di compleanno della figlia del governatore dello Stato di New York a finire con il baby shower per Beyoncé.

Mancava ancora soltanto un giorno alla festa, e io non avevo idea di cosa avrei potuto indossare, ma cosa ancora più importante: non avevo idea di chi portare come accompagnatore.
Ovviamente le mie speranze erano ricadute subito su Gwen, ma si erano presto infrante quando mi aveva confermato di avere programmato un importante intervento a cui non avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

Pensare di invitare Carter era fuori discussione, perché seppur fosse un mio caro amico e collega, sarebbe stato troppo complicato spiegare di lui a Joseph, qualora fosse venuto.

E poi c'era Jason, con cui però non parlavo ormai da giorni. Quello che era partito soltanto come un insulso battibecco si era trasformato in qualcosa di più, e anche se non eravamo soliti ricadere in litigi del genere, non mi andava comunque di portarlo con me quella sera.

Per ultima ma non meno importante restava Portia, ed effettivamente mi chiesi come avessi fatto a non pensarci prima. Anche lei era oberata dal lavoro come me, ma nonostante ciò era sempre disponile quando si trattava di fare festa, trasformando ogni occasione in un momento di euforia. E poi, dopotutto, una pausa sarebbe servita ad entrambe.

E così quel pomeriggio ci ritrovammo a camminare frettolosamente tra i Newyorkesi e il loro brusio, che si mescolava al frenetico caos della grande mela. Io avvolta nella mia sciarpa di cashmere e lei facendo tintinnare i tacchi dei suoi stivali marroni ad ogni passo, sempre attenta a non mettere il piede in qualche buca.

Giusto quella mattina aveva piovuto leggermente e i marciapiedi della ventunesima strada erano coperti da un leggero strato di acqua, che li rendeva lucidi ma anche scivolosi.

«Eccoci arrivate, vedrai che ti piacerà un sacco!» Portia batté le mani tutta contenta una volta che l'insegna nera e luminosa del negozio si destò davanti ai nostri occhi.
Conoscevo bene Abracadabra ma, nonostante abitassi in città ormai da quattro anni, non ci ero mai effettivamente entrata. Era più che un semplice negozio aperto tutto l'anno, quasi come un regno effimero in cui la "magia di Halloween" incontrava la realtà e fondendosi con essa generava una varietà stupefacente di costumi, maschere, accessori, gadget e articoli per feste.

Con mia sorpresa trovammo una lunga fila davanti alle vetrate dell'ingresso, in una delle quali era stato esposto un bigfoot a grandezza naturale.

«Non mi aspettavo tutta questa folla.» sbuffai «Sicura che riusciremo ad entrare prima che chiuda?» controllai il Rolex al mio polso. Erano quasi le sette di sera e mannaggia a me che, come sempre, mi ero ridotta all'ultimo minuto.

«Tesoro -Portia si sistemò la fascia nera che le raccoglieva la chioma bionda all'indietro- cosa ti aspettavi? Halloween è pur sempre domani.»

«E a quanto pare noi non siamo le uniche disperate senza un costume.» Aggiunsi e lei annuì. Per fortuna, nonostante l'umidità, non c'era troppo freddo. Cominciai a pensare a come mi sarei potuta travestire.
Chissà se anche Joseph avesse indossato un costume. Chissà se fosse venuto. Quella di quel giorno era, in ogni caso, una missione d'emergenza.

«Per curiosità, ma da quanto è che tu e Jason non parlate?» domandò Portia mentre fortunatamente la fila scorreva di qualche persona.

Riflettei «Poco più di una settimana, credo.»
«E quando pensi che sarà ora di finirla con questa farsa?» la bionda alzò un sopracciglio.

Behind Mr. Craine Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora