Prologo

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(Sicilia, 1989)
Nel cuore pulsante della Sicilia, sotto un cielo incredibilmente terso, Cecilia Anna Puleo contemplava il mare scintillante, conscia che quel giorno avrebbe segnato una svolta nella sua vita.

La calma settembrina aveva placato l'ardore dell'estate, eppure, nel profondo del suo cuore, un fuoco di incertezza ardeva incontenibile.
Mentre ripensava alla sua terra, ai vigneti dorati, al mare cristallino e alle stradine acciottolate, l'idea di disfare i bagagli e rimanere lì, in quel lembo di paradiso, sfiorò la sua mente. Una lettera di rinuncia all'università era tutto ciò che avrebbe dovuto scrivere per fermare il corso degli eventi.

Ma Cecilia non era donna da lasciarsi vincere dai dubbi. Figlia della marchesa Chiaramonte e del barone Puleo aveva nelle vene il sangue di chi ha sempre sfidato il destino. La sua famiglia, colonna portante dell'antica nobiltà Siciliana, anche se ormai decaduta da tempo, aveva accolto la sua decisione di studiare medicina a braccia aperte, ma la notizia di proseguire gli studi oltremare non era stata vista altrettanto calorosamente.

Alla notizia la madre fu quasi colta da un mancamento tra le braccia di Rosa, la governante. Il padre, invece, dopo un attimo di esitazione, l'aveva stretta in un abbraccio. L'avrebbe sempre supportata e amata, anche se non sarebbe potuto essere al suo fianco.

L'opportunità offerta dalla Columbia University era un sogno che sapeva di avventura e innovazione. La proposta di praticare interventi in laparoscopia, ancora impensabili in Italia, era un richiamo troppo potente per essere ignorato. E così, con un misto di trepidazione e coraggio, Cecilia si era imbarcata verso la terra delle opportunità, lasciando alle spalle il suo mondo, ma portando con sé il bagaglio di una cultura e di una passione che l'avrebbero contraddistinta per sempre.

Il viaggio verso New York fu un'odissea di emozioni e riflessioni. La città che non dorme mai la accolse a braccia aperte, mostrandole un volto mai rivelato dalle cartoline o nei film. Le luci, i grattacieli, la frenesia delle strade erano un inno alla vita e alla rinascita. Cecilia, di fronte a tale spettacolo, sentiva il palpito di una nuova esistenza che si dispiegava davanti ai suoi occhi.

Il cammino non fu privo di ostacoli. Lavorare in un ospedale rinomato della metropoli, circondata da colleghi e superiori spesso scettici a causa delle sue origini, fu una sfida che mise alla prova la sua resilienza. Ma l'incontro con Royce Prince, collega e amico, diventò il faro che la guidò attraverso le tempeste, mostrandole che l'unione e la comprensione possono sciogliere anche i pregiudizi più radicati.

La dedizione e la tenacia di Cecilia furono premiate quando, dopo anni di sacrifici, mise a punto la Tecnica Puleo, un baluardo di innovazione che avrebbe cambiato per sempre il volto della medicina.
Ma, come le onde del suo amato mare siciliano, la vita era pronta a mostrarle che ogni traguardo è solo l'inizio di un nuovo viaggio.

La telefonata dalla Fondazione Franklin Reed fu un lampo a cielo sereno.
La candidatura al Reed Award, il più prestigioso riconoscimento nel campo medico degli Stati Uniti, era un onore che andava oltre ogni aspettativa. E mentre si preparava a volare verso Los Angeles, accompagnata dall'affetto e dal sostegno dei suoi genitori, Cecilia sapeva che quella notte di premiazione avrebbe rappresentato non solo la celebrazione di un successo, ma anche il simbolo della sua passione e dell'infinita dedizione alla scienza per il bene del prossimo.

La serata della premiazione era pervasa da un'atmosfera elettrica: un mix di glamour ed eccitazione che si respirava in ogni angolo del luogo. 
Cecilia indossava un abito di seta verde che abbracciava ogni curva con grazia. La donna era un riflesso vivente della sua terra: vibrante, passionale e indomita. I suoi capelli, una cascata di boccoli dalle sfumature rosse ramate, erano un inno alla sua eredità siciliana, mentre gli occhi brillavano di determinazione e orgoglio.

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