Capitolo 6.5 - INTERMEZZO- Astaroth - Orishadel- Brimm

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Astaroth era arrabbiato.
Certo i secoli avevano smussato il suo carattere, rendendolo capace di controllare gran parte delle sue emozioni, ma adesso sentiva chiaramente che stava perdendo la presa su di esse.
Preso in giro da un umano...lui, uno degli esseri più antichi e potenti su Eorea... il braccio destro di Ebrietas in persona! 
Ci doveva essere lo zampino di Celleras in tutto questo, ne era certo.

Quello sciocco li aveva traditi, ormai centinaia di anni prima, e da allora se ne stava chissà dove a fare chissà che cosa. Ma non aveva lui il Libro, ne era sicuro, non ancora almeno.
Aveva mandato i Segugi a caccia quando Markieff gli aveva riportato la deludente notizia, ovvero che non era riuscito a recuperare quello che Astaroth bramava davvero. 

Era in grado di crearli, non senza fatica, utilizzando a pieno potere la Dannazione, che generando un'assordante cacofonia incomprensibile nella sua testa prendeva poi la forma desiderata, in questo caso la forma di un qualcosa simile ad un cane, ma ben più pericoloso.
Ebrietas, il suo Maestro, gli aveva insegnato la tecnica tanto tempo prima, insieme a Celleras ed Orishadel, ed Astaroth l'aveva perfezionata nel corso dei secoli, riuscendo a legarsi alle creature che creava e a captare così le loro sensazioni.
Per quanto fosse impossibile, aveva perso il contatto con uno di essi quando si era aperto alla Dannazione per verificare i frutti della loro ricerca.
Li aveva sguinzagliati un po' ovunque, da Ellorian all'enclave di Lorelas, dal vecchio regno di Ephrazon ai Regni Liberi dell'Ovest, fino ai Picchi Nevosi, lasciando praticamente fuori solo le Isole Sperdute, e sentiva chiaramente mancare un pezzo adesso.
Non poteva stabilire dove fosse successo, ma uno dei suoi Segugi era stato abbattuto, questo era sicuro.

"Maledizione!" urlò, lasciando fluire la Dannazione fuori da sè in un vortice di potere oscuro che si andò ad abbattere dritto addosso ad uno dei soldati di Markieff che gli "facevano la guardia", lasciando tornare così il silenzio dentro la sua testa.
Il malcapitato, che si era voltato preoccupato sentendo l'urlo dell'elfo stregone, venne investito dal potere della Dannazione, che entrò in lui da ogni poro della pelle come un vento malefico, i suoi occhi illuminati di un nero profondo prima che letteralmente esplodesse in mille pezzi, imbrattando il muro dietro di sè di poltiglia oscura.

Il compagno di guardia del Ribelle era paralizzato dal terrore, un pezzo non ben precisato del collega di turno che gli stava scivolando lungo la faccia lasciando una scia di sangue nero come la notte.
Astaroth berciò, come se avesse appena schiacciato un insetto fastidioso "Fai pulire questo macello e vai a chiamare il tuo sciocco capitano. Digli che farà la sua stessa fine se non farà alla svelta. Io mi ritiro nelle mie stanze."
Si voltò, ancora sotto l'effetto dell'impeto di rabbia.
Gli aveva dato tutto quello di cui aveva bisogno, aveva piegato un regno intero per la sua piccola disputa familiare...aveva chiesto in cambio una singola cosa, e quell'incapace non era stato capace di portargliela!
 
"Se ne stanno già occupando" il Sussurro arrivò inaspettato come sempre, inatteso e dritto al centro della sua mente, un pensiero non suo che risuonava come appunto se gli stessero dicendo parole all'orecchio.
"Non c'è bisogno di sceneggiate del genere. L'umano avrà la sua punizione commisurata al fallimento. La Visione è ineluttabile, è solo questione di pazienza"
Come sempre, così come era arrivato il Sussurro se ne andò, lasciando Astaroth di nuovo solo.
Aveva ragione ovviamente, non serviva a niente arrabbiarsi come se avesse 100 anni e non 500, le sue emozioni di nuovo attutite dentro di sè. Era tornato lucido.

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Orishadel sentì un tremito nella Dannazione, una stonatura più forte delle altre nel concerto cacofonico che si stava svolgendo nella sua testa...Astaroth doveva aver perso di nuovo il controllo si disse, lasciando andare il potere senza dargli una forma. 

Ultimamente si stava specializzando nella creazione di creature dell'Ombra, ma non come il suo vecchio compagno che si limitava ai suoi grossi e stupidi Segugi, come fossilizzato.
La sua creazione era più sottile...più delicata, come se ricordasse i tempi in cui attingeva all'Essenza più che alla Dannazione. Almeno all'apparenza, dato che tutte le sue creazioni erano ovviamente creature d'Ombra purissima. 

Stava perfezionando quello che aveva deciso di chiamare semplicemente "Grigio". Un Grigio era all'apparenza un umano comune, ma aveva la capacità di scivolare tra le coscienze della gente comune, in modo che nessuno lo notasse.
Poteva quindi mimetizzarsi in mezzo alla gente, ma anche passando da solo per strada se un occhio comune provava ad osservarlo questo perdeva immediatamente interesse per il Grigio e quello che faceva, come se non avesse notato niente di particolare. 

Finora, era riuscito solo nella creazione di uno di essi, ed i test che stava conducendo in città sembravano assolutamente positivi: l'ultimo, concluso con successo, aveva visto il Grigio massacrare una famiglia intera senza che nessuno provasse neanche a fermarlo, col marito che aveva guardato i figli morire come se osservasse un campo di grano incolto prima di essere ucciso dal Grigio stesso.

Era per questo che Orishadel ascoltava distrattamente il rapporto di Eorfin, suo Capitano della Guardia, che gli stava proprio raccontando del brutale massacro avvenuto in città. Sapeva bene cosa fosse successo, l'aveva ordinato lui, ma doveva pur assolvere ai suoi doveri da sovrano delle Isole Perdute, ogni tanto. Si accorse che Eorfin lo stava fissando, come in attesa.
Doveva aver finito di parlare...ultimamente Orishadel aveva davvero difficoltà a concentrarsi.

"Terribile Eorfin, terribile. Assicurati che vengano fatti tutti gli sforzi necessari perchè venga a galla chi ha compiuto un gesto tanto crudele."
"Oltretutto, Sire, non è il primo episodio se pensiamo al periodo recente...
Credo che possiamo avere a che fare con uno, se non più, criminali organizzati. Solo che non capisco i loro obiettivi...non hanno neanche rubato nulla." gli rispose Eorfin, evidentemente preoccupato.
"A volte la malvagità non ha bisogno di motivazioni, Eorfin. Per questo dobbiamo sempre essere al di sopra di essa." Orishadel disse tutto con un sorriso, tanto ampio quanto in realtà asettico e privo di emozioni. Eorfin apparve comunque rincuorato da esso  "Certo, Sire. Farò del mio meglio per venire a capo della situazione."
"Splendido, Eorfin. Adesso, se non c'è altro..."accompagnò la fine della frase da un leggero gesto della mano, come a salutare il veterano (almeno per gli standard dell'epoca).

Eorfin fece un mezzo inchino e si allontanò, lasciandolo solo nella sua stanza elegante posta al fianco della Sala del Trono delle Isole Perdute. Le sue isole, il suo trono.
Ma voleva di più...era tempo di tornare ad occuparsi anche delle faccende del Mondo Interno.

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Brimm osservava il cielo mentre fiocchi di neve grossi quasi quanto un pugno cadevano all'esterno della sua baita.
Non era certo una novità lassù sui Picchi Nevosi, perciò si stufò presto e si accese la pipa, mettendosi seduto accanto al fuoco. Le fiamme danzavano allegre nel camino, la legna che schioccava, e Brimm le osservava rapito mentre iniziava a fumare.
Gli piaceva osservare il fuoco, gli dava una calma ed un serenità che poche altre cose gli davano, da quando era morta sua moglie Bertha ed era rimasto solo, quasi fosse un eremita silenzioso fra le montagne.
Lacrime calde iniziarono a solcargli il viso spontaneamente al ricordo della donna, sempre gentile e premurosa, e Brimm si sentì scivolare in un sonno placido col suo sorriso in mente...

Freddo. 
Brimm si svegliò con questa sensazione. Vide il fuoco spento e la porta aperta, da dove entrava un vento gelido...ma non tanto forte da spalancarla o da spegnere le fiamme.
Sentì un fruscìo alle spalle, fece per voltarsi...e sentì un lampo di dolore. Del liquido caldo gli scorreva lungo la barba prima bianca, adesso rossa come un rubino acceso.
Cercò di urlare, ma le parole divennero un gorgoglio incomprensibile, mentre cercava di fermare l'emorragia con entrambe le mani, una figura in elegante armatura corredata da un mantello bianco bordato in rosso con un sole splendente in mezzo che gli si parava davanti.
"Isaya manda i suoi saluti, Brimm. Non c'è mai stata via d'uscita, neanche quaggiù." disse l'uomo, mentre il vecchio si sentiva scivolare giù dalla poltrona preferita, la pipa ancora accesa che rimbalzava sul pavimento di legno della sua baita...poi il buio.

FINE INTERMEZZO



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