Capitolo 12 - Zap - Ephrazon

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Stavano camminando da una buona mezz'ora quando Zap iniziò ad intravedere segni di civiltà: il sentiero era pulito e si potevano scorgere diverse impronte recenti nel terreno con un'occhiata più attenta. I due elfi che avevano incontrato guidavano il quartetto, silenziosi, seguiti da Zap ed Ephrazon. 

Guardò il sovrano di un regno ormai sparito, e nonostante gli abiti laceri ed il moncherino che adesso stringeva con l'altro braccio, non potè fare a meno di riconoscere in lui la stessa autorità di sempre. "Regola 82: mai fidarsi delle apparenze" pensò, restando in silenzio e lasciando che Ephrazon rimanesse immerso nei suoi pensieri.

Arrivati nei pressi delle porte della città, capì subito che c'era qualcosa che non andava. 
Oltre l'ingresso, piantonato da due sentinelle vestite in sfarzose armature, si potevano infatti scorgere diversi elfi che sembravano animati da una strana fretta, ma la cosa che saltava più all'occhio era la bandiera issata a mezz'asta fuori dalla porta, bianca con un'unica goccia di sangue centrale. Si accorse che Eyra, alla vista della bandiera, iniziò a parlottare col fratello, ed entrambi sembravano decisamente preoccupati.

"Regola 127: non immischiarti in affari che non ti riguardano" pensò l'Esploratore, mentre seguiva gli elfi. Le guardie salutarono in segno di rispetto, ma fu Eyra la prima a parlare, rivolgendosi ad una di loro in particolare.

"Egloth! Non dirmi che..." Il tono della ragazza era decisamente preoccupato, ed il volto anche.
"Sì, Erede...la campana ha suonato mezz'ora fa circa. Abbiamo perso la nostra ultima Consorte."
Zap vide un'espressione mista a dispiacere e timore nascere negli occhi di Eyra, mentre Ephrazon si era portato la mano rimasta alla bocca, evidentemente stupito. 
Per quanto ne sapeva lui, era decisamente una brutta faccenda.

"Maledizione! Che Ebrietas sia dannato!" urlò Ethelas, sputando poi a terra.
"Questa non me l'aspettavo" pensò Zap "Dev'essere più brutta di quanto credessi"
Egloth sembrò in dovere di rispondere: "Purtroppo sappiamo come ogni gravidanza sia un pericolo per le nostre donne fertili...almeno la neonata sta bene."
Eyra replicò "Una consolazione, seppur magra. Suppongo che mio padre mi abbia mandato a cercare, giusto?"
"Esatto, Erede...dovete presentarvi appena possibile al Palazzo di Fronde."

Solo a quel punto Egloth parve notare la presenza di Zap ed Ephrazon. 
"Incredibile. Non si vedevano umani da anni, ed adesso 3 nel giro di poche ore!"
Zap non potè fare a meno di sorridere. Il ragazzo ce l'aveva fatta!
"Suppongo vi riferiate a Kess, membro degli Esploratori del mio regno ormai in rovina.
Mi presento, sono Ephrazon." disse il Re, facendo un passo avanti, alzando la mano in segno di saluto.
"Mi ricordo della tua visita...sì, il ragazzo era sicuramente un esploratore, ed era combinato piuttosto male. Glasafiel ha deciso di scortarlo direttamente da Celleras, visto che sembrava avere una certa urgenza."
"Una buona notizia, finalmente. Vi ringrazio per la vostra fiducia." Ephrazon chinò il capo, e Zap si ritrovò a fare lo stesso. Dannata etichetta.

Fu Eyra a parlare di nuovo, il volto ancora visibilmente preoccupato "Siamo noi ad essere in debito con voi. Ci avete offerto il vostro aiuto, sebbene il nostro regno ve lo abbia negato nella vostra guerra contro Markieff." 
"Regola numero 93: essere furbi non significa essere egoisti. Spesso aiutare qualcuno ti porterà dei benefici futuri." Zap espresse ad alta voce il suo pensiero stavolta, rompendo il suo mutismo.
Perfino Ethelas sorrise.
"Egloth, se non c'è altro, adesso vado. Scorteremo noi Ephrazon e Zap al Palazzo di Fronde."
La guardia scosse il capo, e così il gruppetto entrò in città.

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Entrati nel Palazzo di Fronde, Ephrazon cercò di ricordarsi della sua visita di molti anni prima: fu in quel giorno che Celleras gli chiese di custodire il Libro Nero, preoccupato che Astaroth fosse venuto a sapere che si trovava ad Ellorian. 

L'elfo era un amico, dato che lo aveva aiutato nei primi anni della sua ascesa al trono.
Si era presentato un giorno a corte offrendo i suoi servigi senza chiedere nulla in cambio, ed Ephrazon aveva spesso seguito i suoi consigli, guidato da un'antica saggezza ormai perduta nel mondo di adesso, riuscendo a far prosperare il suo regno.
Celleras non parlava mai del suo passato, ma Ephrazon non aveva mai visto nessun altro elfo mostrare i segni del tempo sulla sua pelle, o perdere i capelli. 
In ogni caso, dopo qualche anno Celleras aveva deciso di partire, salutandolo con un addio.
Fu una sorpresa quando un paio d'anni dopo il re ricevette una lettera scritta con la calligrafia dell'elfo, che lo invitava a corte ad Ellorian, un evento più unico che raro, e fu esattamente per affidargli l'antico manufatto di cui Ephrazon sapeva poco o nulla.
Non l'aveva più visto da quel giorno, anche se aveva cercato di contattarlo tramite la richiesta di aiuto a Glameradiel, rimasta però inascoltata.

Mentre rifletteva su tutto questo, arrivarono alle porte della Sala del Trono. Alla vista di Eyra, una delle guardie all'esterno parlò "Erede. Il Re la sta attendendo." 
"Sono arrivata il prima possibile, ero fuori città...come si evince dai miei <compagni di viaggio>"
"Il Re è di cattivo umore. Sashkia ha avuto...un'incidente dopo aver riferito la notizia." Mise una mano sulla spalla di Eyra "Fai attenzione"
La ragazza sembrava davvero spaventata adesso, e lo stesso valeva per Ethelas. 
Eppure, dopo un sospiro, la vide alzare la testa e rispondere con gratitudine alla guardia, la voce sicura ed autoritaria.

Fecero il loro ingresso nella Sala del Trono, ed Ephrazon non potè fare a meno di notare la larga macchia di sangue sul pavimento, che stonava incredibilmente con l'eleganza elfica della stanza.
Vide Re Glameradiel in piedi davanti al trono, con il volto decisamente adirato, con di fronte a lui Celleras. La regina Shayle era seduta sul suo trono ed osservava la scena, mentre Kess stava qualche passo indietro a tutti, come se si volesse fare piccolo piccolo, con accanto un soldato elfico. Due guardie erano vicine al Re e Celleras, altre due sembravano non curarsene.

Tutti si zittirono al loro ingresso. Glameradiel ruppe il silenzio, con una frase decisamente troppo squillante rispetto a come si ricordava Ephrazon "Ma ecco che tornano i miei figli! Che come degli imberbi se ne vanno a zonzo chissà dove, senza un briciolo di responsabilità!
E portando altri umani qui per giunta, meraviglioso!" Si voltò di scatto, quasi come se avesse un tic, sbattendo con forza il pugno protetto da un'elegantissima armatura blu bordata d'oro come il resto del corpo su uno dei braccioli del trono. 
"Padre io...mi dispiace" Ephrazon non aveva mai visto Eyra così...contrita.
Un lampo attraversò gli occhi di Glameradiel, di nuovo rivolti verso di loro. Fece un paio di passi avanti, scansando Celleras che gli stava di fronte, fissandolo dritto. 
"Tu...tu sei il dannatissimo Ephrazon! Sei venuto a rintanarti qui dopo il bisticcio con tuo fratello per caso? Abbiamo già qualcuno dei tuoi come puoi vedere! Ed ha già stretto amicizia, pensa te!"

Man mano che la conversazione andava avanti, Ephrazon capì che quello che aveva di fronte non era che una pallida imitazione del Glameradiel che conosceva, il volto, la voce ed i gesti distorti da una qualche follia che ovviamente non poteva identificare, ma che al contempo era evidente.
Sentì Zap sussurragli "Regola 6: mai trattare con un pazzo, non sai mai cosa potrebbe fare."

Forse loro ed il Libro non erano così al sicuro come pensava.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 28 ⏰

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