Capitolo 7 - Kess

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Kess seguiva l'elfa...Eyra aveva detto di chiamarsi, l'Erede, che procedeva nel folto della Foresta che conosceva evidentemente a menadito, mentre l'elfo dalla faccia torva chiudeva la fila.
La gamba era come intorpidita ma rispondeva ai suoi comandi, mentre la mano gli faceva davvero molto male e bruciava come se la stesse infilando dritta in mezzo ad una fiamma viva.
La ragazza aveva detto che l'avrebbe ucciso se non avessero fatto qualcosa, e Kess le credeva. 

Doveva essere davvero la figlia dei regnanti della Foresta, pensò cercando di ricordare le vecchie lezioni di storia del vecchio Zap, che aveva sempre reputato poco utili ed interessanti, mentre l'altro chiamato Ethelas era appunto suo fratello minore, che secondo le usanze elfiche non avrebbe quindi ereditato il trono.

Era davvero bellissima, una bellezza quasi innaturale, e Kess pensava che difficilmente una razza avrebbe potuto presentarsi meglio, dato che era il primo elfo che vedeva dal vivo e non solo in un disegno su un libro. Anche il fratello era sicuramente di bell'aspetto, anche se l'aveva guardato male per tutto il tempo, ma almeno gli aveva restituito lo zaino prima che ripartissero, dopo aver rimesso dentro il Libro senza averne svelato il contenuto. 
Eyra aveva detto che Celleras era il suo mentore, dunque Kess poteva davvero ritenersi fortunato, nonostante le due dita mancanti. 

I due non avevano detto una parola, quando Kess decise di rompere il silenzio.
"Hai detto che quella bestia che mi ha attaccato era una creatura dell'Ombra...ma cosa intendevi? Sembrava una cosa uscita direttamente dalle leggende." disse, rivolgendosi ad Eyra.
L'elfa si fermò e sembrò riflettere un attimo prima di rispondere
"Purtroppo sembra che sia molto più attuale di un qualcosa scritta su un libro...ti basti sapere che neanche noi ne avevamo mai visto uno prima.
Si tratta di un Segugio Oscuro, una creatura derivata direttamente dalla Dannazione, e secondo le cronache venivano usati per braccare determinate personalità importanti all'epoca della Catastrofe, instancabili inseguitori e spietati assassini senza riposo. 
Ovviamente, vederne uno ad Ellorian è quantomeno preoccupante, anche se il nostro potere non è più quello di un tempo." concluse, aggrottando le sopracciglia.

"Credo che c'entri qualcosa quello che porti con te, umano, non ci vuole certo uno Scoprivero per intuirlo, e non mi piace che stiamo attirando il male dritto in casa nostra, te lo dico chiaramente" Ethelas parlò, sfidando più la sorella che Kess, che rispose pronta, la voce cristallina ma tagliente come un rasoio
"Basta Eth! Ci ha detto quello che poteva, il resto ce lo dirà davanti a Celleras...vero Kess?"
Kess si sentì i suoi occhi addosso, e si sentì avvampare nonostante l'aria gelida ed umida della notte. "Mi dispiace non dirvi di più adesso, ma come ho detto Re Ephrazon mi ha dato un ordine diretto ben preciso. Sarò felice di dirvi tutto non appena incontreremo Celleras il Nobile"

Rispose sinceramente, dato che l'elfa gli stava dando fiducia era giusto che fosse onesto con loro.
"Non sono d'accordo Eyra, ma facciamo come vuoi tu. Vedremo che avrà da dire l'Amico degli Uomini." Ethelas incrociò le braccia, come per protestare, ma chinò la testa.
"Bene, questione chiusa. Vorrei conversare, ma dobbiamo proseguire. La tua ferita non aspetta. e se un Segugio si è spinto fino a qui non è da escludere che ce ne siano altri. Perdonami, per adesso." Eyra gli sorrise, e Kess si sentì in qualche modo rassicurato
"Ma certo. Proseguiamo." disse.

Camminavano da un po' ormai, mentre Kess era concentrato nel controllare il dolore alla mano che si faceva sempre più forte, che l'elfa si fermò, voltandosi, un dito a coprire la bocca piccola ma carnosa. "Sssh. C'è qualcosa." gli disse, poi al fratello "Eth, coprimi."
Kess le vide chiudere gli occhi, il volto sotto sforzo come se cercasse di concentrarsi intensamente su qualcosa, mentre il fratello aveva estratto la spada lunga, la guardia alta e lo sguardo attento a scrutare l'oscurità.
Kess lo imitò estraendo la sua lama, anche se non vedeva assolutamente niente se non alberi tutto intorno.

Un fruscio alla sua sinistra attirò la sua attenzione, mentre Ethelas si muoveva rapido nella stessa direzione...e dall'oscurità uscì un'altra di quelle bestie con gli occhi di brace, diretta proprio addosso a lui. Ethelas fu lesto, ed intercettò la bestia attaccandola sul fianco, aprendo un grosso squarcio da cui iniziò ad uscire l'ormai familiare sangue nero, denso come l'inchiostro più scuro. 
Mentre l'elfo attaccava il Segugio, un altro uscì dal nulla della notte sbuffando morte, gli artigli pronti a lacerare la schiena del suo salvatore...

Ma dal nulla arrivò come una folata di...vento bianco? Kess non avrebbe potuto descriverlo meglio di così, ma qualunque cosa fosse sembrò colpire la bestia dritta in testa, l'attacco improvvisamente interrotto mentre veniva sbalzata di nuovo fuori dal campo di vista dell'Esploratore. 
Eyra, che aveva riaperto gli occhi, urlò "Kess, te la senti di correre?", mentre estraeva una magnifica spada lunga, che rapì per un istante l'attenzione del ragazzo nonostante il momento.
Kess fece un rapido cenno di assenso, anche se non era del tutto sicuro di farcela, mentre Ethelas ed il Segugio ferito si squadravano, come lottatori in un'arena. 
"Bene, allora corri nella direzione in cui stiamo andando. Non deviare mai, procedi sempre dritto ed arriverai alla città di Ellorian. Non fermarti. Se sono arrivati fin qui..."
Mentre terminava la frase, un terzo Segugio la attaccò, arrivandole dal fianco destro direttamente in carica.
Kess non fece in tempo a muoversi, che l'elfa aveva già roteato su se stessa con grazia evitando l'attacco della bestia e colpendola alle gambe mentre passava, con la lama che sembrò affondare come burro nella carne nera, un guaito a confermare il colpo a segno.
"VAI!" l'elfa lo guardò dritto con i suoi occhi di ghiaccio, mentre accorreva al fianco del fratello che era impegnato adesso da entrambi i Segugi rimanenti.
"Qui ci pensiamo noi, corri umano!" le fece eco Ethelas.


E Kess iniziò a correre dritto, come le aveva detto l'elfa, la gamba ferita precedentemente che protestava ma funzionava, mentre un altro guaito lacerava il silenzio della notte, ormai in lontananza.
"Spero che se la cavino..." pensò Kess, sempre più consapevole del peso del fardello che portava con sè.
Rabbrividì, nonostante iniziasse a sudare per lo sforzo, correndo come se la notte stessa lo stesse inseguendo...



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