Prologo

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Luna's pov

10 ANNI PRIMA

Mi trovavo per l'ennesima volta accovacciata a terra, incollata a quelle pareti spesse e fredde che custodivano segreti e dolore, piangendo a dirotto. A terra dinanzi a me erano disposti innumerevoli pezzi di carta che non erano altro che ciò che era rimasto del mio libro preferito, appena strappato da un gruppetto di bambine che dimoravano anche loro in quella casa famiglia.

"Così la smetterai di sentirti meglio di noi soltanto perché sai leggere!"

disse una di loro con tono ostile e dispettoso subito prima di voltarsi e andarsene con un'espressione sdegnata sul volto, seguita da tutte le altre bambine che un attimo prima stavano ridendo sguaiatamente di me perché piangevo per uno stupido libro.

D'un tratto, mentre tentavo inutilmente di porre fine al mio pianto disperato, la sagoma di un uomo alto ed elegante dall'aria preminente mi apparve all'orizzonte. Lo vedi avvicinarsi a me accennandomi un sorriso. Quando mi raggiunse si accostò alla mia statura.

"Ciao piccola, tu devi essere Luna."

Nel suo tono sentivo un'aria rassicurante, come se volesse farmi stare bene, ma non l'avevo mai visto prima per cui fui riluttante nella decisione di rispondergli, ma decisi di farlo.

"Si, sono io. Chi sei tu? perché mi parli?"
Nel frattempo avevo finalmente smesso di piangere.

L'uomo, senza darmi una risposta, estrasse dalla tasca un piccolo taccuino e una penna, porgendomeli subito dopo.

"Desidero che ogni volta che ti senti triste o sola come adesso, tu scriva su questo foglio."

Lo guardo con aria confusa.

"Promettimi che lo farai sempre."

E in quel momento, decisi di pronunciare delle parole che si riveleranno molto importanti per me, perché quel "Te lo prometto" enunciato delicatamente e con tono diffidente, si concretizzò nella mia più grande passione, nonché unica salvezza dall'atmosfera luttuosa di quel terribile posto: la mia passione per la scrittura. Da lì avrei incominciato a scrivere e non avrei mai più smesso.

Subito dopo il suono delle mie parole, una piccola figura apparve dietro l'uomo che si trovava dinanzi a me. Credo proprio fosse un mio coetaneo. Aveva due occhioni illuminati dal verde vivace e affascinante delle sue iridi, dei capelli castani con dei riflessi dorati e un'aria disorientata, mentre scrutava ogni dettaglio intorno a lui come a volersi chiedere cosa ci facesse lì.

"Papà possiamo andare ora?"
"Certo Ethan, papà arriva tra un attimo."

"Stammi bene cara Luna, ricordati di essere speciale."

La mia bocca non proferì parola.
Prima di conferire una presa stretta nella mano del padre per andar via, quel bambino avente due smeraldi al posto degli occhi, si voltò nella mia direzione e mi accennò un piccolo sorriso, che gli permise di curvare le labbra abbastanza da far uscire una piccola fossetta, che non avrei mai dimenticato.

Nel vederli allontanarsi provai quel familiare senso di abbandono. Nonostante non conoscessi quell'uomo, per me fu come una goccia di sollecitudine in un mare di indifferenza.

Don't hurt me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora