CAPITOLO 1/2

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ARTISTI ARTIFICIALI





Questura di Napoli,17:00


Nella cella fredda e spoglia, intanto i giovani attivisti passavano quelle ore, tra sconforto e umiliazione.

"Non riesco a credere che dopo tutto quello che è successo a Pako, quella legge sia ancora in vigore," disse una delle ragazze, Naif, con uno sguardo pieno di rimorso verso Joey, sapendo che Pako era stato il suo primo ragazzo.

Si riferiva all'SPGF, 'Sistema Predittivo di Gestione della Folla'; programma delle forze dell'ordine approvato dal governo, che mesi prima aveva causato la morte dell'attivista Pako Storaci.

"Pensavo che l'associazione dei diritti civili avrebbe fatto di tutto per abrogarla, ma invece eccoci qui." concluse la ragazza poggiando la testa contro il muro alle sue spalle.

"Effettivamente, c'è stata una riforma che limita l'uso dei Repulsori solo contro i soggetti ritenuti effettivamente pericolosi," intervenne Riccardo, il miglior amico di Pako. "L'incidente con Pako si è verificato prima che questo cambiamento fosse implementato. È stato un tragico errore del sistema di rilevamento del movimento. Non mi darò pace finché sia abolito del tutto, per la memoria di Pako!" Joey e gli altri fecero un cenno come per associarsi alla battaglia.

"Ma oggi non eravamo violenti e ci hanno comunque attaccati," ribatté Naif, frustrata dalla situazione. Joey, tenendo stretto un pacchetto di ghiaccio sulla fronte, si alzò dalla panca di metallo.

"Ho reagito lanciando un cartellone contro di loro e gridando 'VAFFANCULO', è stata colpa mia, non sono riuscita a trattenermi, questo si chiama 'oltraggio al pubblico ufficiale''.

Naif le prese una mano come per consolarla.

''Sfido chiunque a mantenere la calma in una situazione simile, io c'ero, ho sentito cosa ti ha detto. Lo ha fatto apposta. Non dartene una colpa." disse la ragazza.

"E comunque avrebbero trovato il pretesto per arrivare a farlo. Ricordate? Gli 'A.T.V' per la giustizia sono ritenuti criminali, era il loro scopo quello di distruggerci." aggiunse Riccardo, per tranquillizzare Joey.

Mentre il dolore fisico svaniva lentamente, Toby, un altro amico di infanzia di Pako iniziò a raccontare di sogni infranti, di un progetto che aveva condiviso col defunto amico: "Avevamo in mente di aprire un negozio, come quelli di una volta, pieno di musica, libri e film. Pensavamo anche di vendere vecchi CD... quelli tondi, col buco, avete presente?"

Joey accennò un sorriso: "Amava quella roba..." il suo viso si incupì, mentre fissava oltre il cancello.

Un altro ragazzo, Marco, cercò di alleggerire l'atmosfera con una battuta: "Sarebbe stato un bel flop, chi comprerebbe CD quando basta dire 'Hey Synthia suonami QUEL-CHE-CAZZO-VOGLIO?!"

Nonostante la battuta, e qualche accenno di divertimento per l'intervento del ragazzo, l'atmosfera rimaneva carica di tensione e malinconia, con ciascuno che rifletteva sulle proprie azioni e sulla strada da seguire. La solidarietà tra di loro, però, era indiscutibile, un legame forgiato da un'esperienza comune e dalla consapevolezza di lottare per una causa più grande. Joey, riflettendo con nostalgia, iniziò a condividere il suo desiderio di sperimentare la vita come era prima dell'ascesa pervasiva della tecnologia.

"Sapete, a volte sogno di vivere in quelle epoche descritte dai nostri genitori, quando la tecnologia non dominava ogni aspetto della nostra vita. Quando le persone si divertivano con le cose più semplici, fortuna che alla nostra generazione Delta non è toccata..."

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