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"and when i'm back in Chicago,
i feel it.
another version of me,
i was in it.
i wave goodbye to the end of beginning"

End of Beginning - Djo

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avete presente quando siete talmente abituati ad una cosa che all'inizio vi inquietava, ma che ora non vi fa più effetto?
ecco, era esattamente quello che provavo io, ogni volta che chiudevo occhio.
spesso infatti, mi capitava di sognare, sognare cose strane, incubi.

<ascoltami bene, Madison, devi promettermi di non partire, qualunque cosa accada, non devi partire. hai capito? resta al sicuro...> la voce di Apollo, mio padre, si faceva sempre più remota, mentre io, in piedi, in una stanza buia, e infinita, non sapevo dove andare.
<Madison...> sentii una voce chiamarmi: mi voltai in ogni angolo, ma non vedi nessuno.
provai a raggiungere la voce.
<Madison!> esclamò un'altra voce, sta volta più familiare.
mi voltai di scatto, vidi Isobel, in piedi, accanto ad un burrone.
sembrava spaventata, e il sangue mi si gelò nelle vene, quando capii perché: c'era un'ombra incappucciata, quella che nei libri di letteratura che studiavo a scuola si sarebbe definita come la morte.
l'ombra avanzò verso di lei, fino a raggiungerla completamente.
Isobel scivolò con un piede, e finì appesa ad un dirupo alto minimo 200 metri.
<Isobel!> esclamai, ma lei non mi sentì.
la morte avanzò ancora, calpestandole col piede, la mano aggrappata al bordo del dirupo.
la mora gemette dal dolore.
avrei voluto intervenire, ma era come se qualcosa mi tenesse incatenata all'aria.
le urlai di resistere, ma non mi sentì nemmeno sta volta.
<salvala, ti prego!> esclamò una voce remota.
<Madison, proteggi mia figlia, te ne prego, proteggila...> disse ancora la voce.
il volto della mia migliore amica era rigato dalle lacrime, sapendo che non le restava molto.
cercai di dimenarmi, di muovermi, ma non ci riuscii: era come se una catena di ferro mi tenesse sospesa nel vuoto.
<salvala, ti prego...> disse ancora la voce remota.
<ti prego, no...> mormorò Isobel alla figura incappucciata, che stava per sganciarle le dita dal bordo del dirupo.
piansi lacrime amare.
<non farlo, ti prego!> urlai.
<ehi, riesci a sentirmi? Isobel!> urlai ancora.
<non lasciarla morire, Madison, te ne scongiuro.> la voce di Ecate si faceva sempre più lontana.

<è arrivata la tua ora, maghetta.> sogghignò la figura incappucciata.
<ti prego non farlo...> pianse la ragazza.
<salva mia figlia, Madison, proteggila!> esclamò disperata Ecate.
la morte calpestò di nuovo le dita della ragazza, ma non soddisfatta del suo lavoro, decise di donare un gran finale coi fiocchi.
sfoderò la sua falce; Isobel guardò per un attimo giù dal dirupo, continuando a supplicare la morte di risparmiarla.
<non faccio io le regole, maghetta da strapazzo; io eseguo solo gli ordini. preparati a morire nel modo più crudele di tutti.> senza pensarci due volte, la morte fendette un colpo sul braccio di Isobel, che per miracolo ricevette solo un taglio sanguinante.
<no!> urlai.
cercai ancora di liberarmi, ma non c'era nulla da fare.
mi dimenai, piansi, ma niente mi avrebbe liberato.
<Ecate, ti prego, liberami!> urlai disperata.
<fammi salvare tua figlia!> dissi.
<mi dispiace, Madison, non faccio io le regole. questo è solo un gioco crudele e senza senso a cui la morte ha deciso di partecipare. e vincerà sempre lei.> disse la voce.
mi guardai velocemente intorno, ma non c'era nulla, il vuoto.
avrei solo potuto osservare la scena e gridare fino a perdere fiato, ma non sarebbe servito a nulla.
la morte si preparò per colpire un'altro fendente, vista la traiettoria le avrebbe probabilmente tagliato la testa.
<no!> gridai di nuovo.
chiusi gli occhi per non vedere quella scena orribile, fino a che non finì tutto.

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