2.An unforgettable evening

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Louis e Jacob si scambiarono delle occhiate prima che Jacob uscisse dalla macchina di mio fratello.
"Vieni" scrisse appannando il vetro.
Scesa dalla macchina, Jacob, mi prese la mano nella sua più grande e non strinse la presa.
<Dove andiamo?> chiesi di nuovo.
<Da Jasmine>, rimasi sbalordita al sentire il suo nome.
<C-cosa?> balbettai a malapena.
<Voleva vederti> svelò tutto lui.
Rivedere Jasmine mi mise i brividi.
Era tanto tempo che non la vedevo e non sapevo se lei mi voleva ancora bene.
Quando entrammo, due guardie ci fermarono.
<Chi siete?> chiesero.
<Ospiti della signora J. Clay> pronunciò il cognome di Jasmine con tanta delicatezza come se non volesse farmi soffrire.
I signori aprirono le porte per farci passare.
<Eccola> indicò qualcosa che io non riuscivo a vedere.
Poi quando Jacob mi indicò meglio la cosa e la vidi.
Era bellissima come me la ricordavo.
Ballava fra le persone con molta scioltezza e vivacità.
Indossava un vestito viola chiaro che arrivava fino alle cosce e i capelli biondi le ricadevano sulle spalle minute.
<È una gran figa> si lasciò scappare Jacob.
Lo guardai male prima di avanzare e il soprascritto mi seguì come un segugio.
<Voglio parlarle da sola> mi affrettai a dire vedendo che ogni passo che facevo lui avanzava.
<Ti aspetto qui> disse.
Io annuì prima di andare da lei.
Si accorse della mia presenza perché smise di ballare e anche di sorridere.
<Ciao> disse con serietà lei.
<Ciao> non riuscì a dire altro.
Lei di scatto senza preavviso mi abbracciò con le lacrime agli occhi.
<Mi dispiace tesoro! Mi dispiace> iniziò a disperarsi lei e io non dissi nulla se non che:
<Ti voglio bene Jas>, la sentì sorridere.
Parlammo molto e ci scambiammo il numero.
Alla fine la salutai con un bacio sulla guancia.
<Ciao Jasmine>
<Ciao Carly>.
Sorridendo, ritornai da Jacob.
Sta sorridendo o sbaglio?
<Perché sorridi?> chiesi mettendomi vicino a lui.
<Non sono affari tuoi> tornò serio e sentì un crack nel mio petto.
Non mi voleva più parlare.
Prima mi diceva tutto.
Forse sono io il suo incubo.
<Andiamo?> non gli dissi quelle cose, mi limitai a fuggire, come sempre.
<Io e Louis dobbiamo fare una cosa, tu aspetta i macchina> prese la mia mano fra la sua e mi condusse fuori al freddo. Mi accorsi di non avere la giacca ma non dissi nulla. 
<Vai in macchina, noi arriviamo> vidi mio fratello scendere proprio quando salì io.
Aspettai dentro la macchina finché non mi addormentai.

                                   JACOB
Io e Louis entrammo dentro il locale di nuovo e adocchiai una giacca come quella di Carol.
<Tu vai, io ti raggiungo>, Louis di poche parole annuì poi se ne andò.
Presi la giacca di Carol appoggiata sul bracciolo del divanetto dove si era seduta per parlare con Jasmine.
Raggiunsi in fretta Louis, immischiandomi nella massa di persone sudate e attaccate.
<Eccomi>
<È lì> indicò una donna sulla quarantina.
Aveva i capelli marroni scuro che le ricadevano sulla spalla con delle folte ciocche bianche.
<Secondo te lei ha appiccato l'incendio?> chiesi.
<Sì! Ho fatto delle ricerche, dicono che è stata in carcere per due anni poi è fuggita e mai stata ritrovata ma delle persone l'hanno vista entrare qui ma erano dei vecchi quindi non diedero retta e da allora si nasconde qui> spiegò lui.
Stava facendo tutto per la sorella ancora impaurita.
Mi ricordo quelle volte che scoppiava a piangere perché alla TV si parlava di incendi.
<Quindi cosa dovremmo fare?>
<Sei cretino? Dobbiamo capire perché l'ha fatto> girai gli occhi per poi dire:
<Ma non possiamo denunciarla e basta?>, ero un idiota e lo sapevo.
<Dopo la denunceremo>.

                                    CAROL
Mi svegliai dal mio lungo sonno e scoprì che mio fratello aveva lasciato le portiere aperte.
Non volevo rimanere lì dentro quindi aprì la portiera e uscì entrando di nuovo nel locale.
Le guardie erano distratte in quel momento quindi entrai senza farmi vedere.
La musica era alta e c'era tanto casino molto di più di quello che c'era un ora fa.
Iniziai a ballare un po' senza ritmo.
Poi ci presi la mano e qualcuno mi vide.
Non mi importava chi fosse, la musica pervase le mie gambe che iniziarono a danzare a loro piacimento e la testa si muoveva a ritmo.
Sorrisi mentre ballavo stretta fra le braccia di qualcuno.
Aprì gli occhi e vidi un ragazzo alto e magro ma con dei pettorali da come si vedeva dalla canotta leggera che indossava.
Mi guardai a tornò e vidi che intorno a noi si era aperto uno spazio e tutti facevano foto o video.
Non mi interessava.
<Sei brava a ballare> bisbigliò nell'orecchio il ragazzo.
<Anche tu> gli sorrisi.
<Come ti chiami ballerina?> mi chiese affidandomi quel bellissimo nomignolo.
<Carol, tu?>
<Kay>rispose con uno scintillio negli occhi.
Che carino.
<Sei carino Kay> risi e lui fece lo stesso ma guardandomi come se nessuno mi avesse mai visto.

La sua luna e il suo sole.                                                      Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora