AMICO O NEMICO

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Osservo il continuo scorrere della folla, in attesa di uno spiraglio. Non mi preoccupo così tanto per la mia collaboratrice, ma devo ammettere che non sapere cosa stia succedendo dall'altro fianco della strada mi dà parecchio fastidio.

Il borsone che Aline ha lasciato accanto alla sua sedia comincia a ondeggiare dall'interno. Deve esserci qualcosa che cerca di uscire, possibilmente frutto di un suo Miracolo o... un altro strumento che ancora non conosco.

Nel giro di un paio di minuti, il primo spezzone di quel muro di passanti scorre verso destra, lasciando la strada libera per un momento. Proprio allora la vedo a braccia conserte, la testa volta verso di me mentre mi dà le spalle. Il suo portamento e la sua espressione rendono palese la sua impazienza.

Potrebbe avere una scoperta importante in pugno. Va bene, sarà meglio accontentarla.

Sollevo tutto il corpo e la schiena dalla mia sedia, con uno sforzo eccessivamente grande per un gesto così banale. Quel senso di rigidità e impaccio si sta facendo troppo limitante, troppo tormentoso per un semplice strascico della mia guarigione.

Menomale che sarei guarito presto! È da tutto il giorno che ho la spalla destra rigida come un pezzo di calce. Non mi azzardo neanche a sollevare le braccia più in alto della testa, per paura che quella massa dolorante possa scoppiare per l'eccessiva pressione.

Nonostante ciò, riesco benissimo ad attraversare la strada e unirmi agli altri due.

Aline sta sogghignando sia a me che all'altro.  A quanto pare era già impegnata: "Eccolo qui. Vede, questo è il mio collega, chiamiamolo Stallone. Non abbia paura, è piuttosto diplomatico quando necessario."

Mi adocchia dal basso verso l'alto, in una maniera che dovrebbe essere un ammonimento.

Il giullare si liscia la barbetta con un paio di dita. "Hm-mh! Non ho mai sentito parlare di qualcuno come lui. A ogni modo... posso aiutarla?"

La messaggera cala la testa per un attimo. "Nulla di grave, signore. Volevamo chiedervi soltanto un paio di... delucidazioni. Nulla di allarmante, soltanto un paio di curiosità."

L'indagato non mostra nessun segno di ansia o preoccupazione. Invece ci sorride. "Ah, menomale! Pensavo di essere finito nei guai per colpa dei debiti! Piacere di conoscervi allora, mi chiamo Jolly."  

Potrebbe trattarsi di un nome d'arte, ma non credo che conoscere il suo vero nome cambierebbe così tanto le cose. 

Mi tende la mano, sul momento provo a stringerla per abitudine, ma mi fermo all'ultimo istante. Noto i suoi guanti.

Scocche di materiale scuro, lucido, incastrate una insieme all'altra come pezzi di un'armatura medievale fasulla. Spiccano i cerchi luminosi sui dorsi e i palmi, da cui si propaga una minuscola fluorescenza azzurra. Anche senza voltarmi, riesco a percepire le bocce sospese per aria intorno a me, ancorate ai suoi movimenti.

Jolly resta fermo in quella posizione, ancora sorridente. "Oh sì, giusto, dovrei spegnere questi!"

Rotea entrambi i polsi vero l'esterno, i cerchi si affievoliscono e le sfere fluttuanti si riagganciano tutte insieme in un ingombrante collare di tre pezzi, che aderisce alla base del suo collo.

Spenti i suoi gadget, lui mi stringe la mano con più forza di quanta ne potessi anticipare, per poi strattonarmi a sé al punto da quasi farmi perdere l'equilibrio. "Ecco, ORA possiamo parlare! Bene! Piacere di conoscerti, Stallone!"

Mi volto dall'altra parte, per nascondere il mio disgusto. Capisco la segretezza, Aline, ma... Era davvero necessario dirgli il mio soprannome?

Lui non si accorge - o non vuole accorgersi - del mio fastidio e continua a chiacchierare con la Prodigan: "Bene allora, bene benissimo! Cosa vorreste sapere, signorina?"

Mongrel - Lezioni Di Vita Per Gli Stolti E Gli InutiliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora