Prologo

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Ci fu un'era, all'inizio del tempo, dove creature forgiate nel fuoco, camminavano a fianco dell'umanità. Né benevole né malvagie avevano il completo controllo del loro arbitrio. Al di sopra di ogni parte decidevano se e quando aiutare il genere umano esaudendo i loro desideri.

L'ambigua natura, angelica e umana, li rendeva superbi e ciechi nei confronti di coloro che li sfruttavano per il loro potere.

Incapaci di mentire, potevano riconoscere l'odore delle menzogne. Potevano, tuttavia, ingannare sul loro aspetto: mostrarsi con caratteristiche differenti ogni volta che lo desideravano.

Mutevoli, se offesi, potevano schiacciare le menti dei colpevoli con macabra semplicità. Potenti, come divinità, erano capaci di devastante cattiveria. Sapevano rivoltare il cervello dei mortali con tremende conseguenze sulla salute mentale delle loro vittime. Capaci di influenzare le funzioni vitali avevano nei loro palmi la vita e la morte. Con un semplice desiderio potevano fermare un cuore.

Le due parti del loro essere permettevano loro di nutrirsi del cibo degli uomini, ma anche di altro. Adoravano cibarsi, soprattutto, di sentimenti. Per queste creature nutrire il proprio corpo di emozioni negative si avvicinava al raggiungimento dell'estasi. L'umanità opulenta di vili peccati trasformarono il loro nutrimento in una dipendenza. Deboli e malleabili vennero fatti prigionieri e schiavi.

La loro permanenza sulla terra, durata eoni, terminò quando, sull'orlo dell'estinzione, decisero di andarsene. Ebbri di sentimenti negativi e manipolati dai mortali avevano dato tutto per rimanere col nulla.

Abbandonarono coloro che, incapaci di conservare, senza il loro potere, distrussero tutto ciò che era stato costruito fino a quel momento.

Solo una di queste creature si oppose alla decisione già presa di andarsene. Ubriaco di collera, avarizia, superbia e invidia, uccise un suo simile. Non c'era più alto crimine commettibile in una specie prossima alla sparizione. Lui voleva vendetta contro l'umanità che li aveva usati e quasi sterminati.

Come punizione gli vennero strappati parte dei poteri. L'oggetto che li custodiva sarebbe rimasto lontano da lui, protetto dal Miraggio di Luna che non avrebbe potuto oltrepassare. Lui sarebbe stato bandito nel regno dei mortali.

Destinato a indebolirsi con estrema lentezza. Avrebbe perso lentamente i poteri che gli rimasero addosso. Avrebbe potuto solo percepire le emozioni negative e influenzarle, ma non avrebbe mai potuto cibarsene.

Avrebbe continuato a manipolare sé stesso e chi lo circondava, incapace di trovare la pace nell'essere una creatura a metà.

Una condanna di astinenza e lenta decomposizione.

Da Le Creature delle Meraviglie, p. 47.

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