La notte le sembrò interminabile. Rinvenuta, il panico e confusione le avevano fatto compagnia per gran parte della conversazione con Amira. Fissava la parete grigiastra di fronte a lei, mentre ascoltava il respiro regolare della compagna permettendoli di cullare i suoi pensieri lenti.
Rimbalzavano senza sosta: da congetture sul perché la donna si trovasse in quella cella, a piani infattibili per far evadere entrambe. Se avesse tentato una fuga in solitaria, forse l'avrebbe scampata. Ma ipotizzava che la donna con lei non fosse allenata. Sarebbe stata un peso morto da trascinarsi appresso. Non poteva, tuttavia, lasciarla sola.
Si sentiva tra l'incudine e il martello.
Seppur tentasse di concentrarsi su un modo per andarsene la sua mente tornava al mistero più grande, trovare una spiegazione alle sparizioni delle donne e perché sul suo manifesto da ricercata venisse accusata di rapimento.
Amira poggiò la testa sulla spalla. Le ciglia lunghe nere le adornavano le palpebre chiuse. Semi sdraiate nella sporcizia umidiccia, Nayla si domandò come sarebbe stato avere un'amica con cui spartirsi il peso della vita nei bassifondi. Le era inconcepibile che bastasse trovarsi in una situazione simile per percepire un legame. Un sottile filo che le legava nell'isolamento di quella prigione ripugnante.
Aveva evitato di stringere relazioni profonde per tutta la vita e ora quella bastarda gliene proponeva una su un piatto d'argento. Una che, era certa, non sarebbe mai potuta fiorire al di fuori di quelle sbarre.
Cacciò via il groppo che le ostruiva la gola concentrandosi su qualcosa che le sarebbe stato più facile gestire. Gli ingranaggi orientati alle sue lucubrazioni si ridestarono arrugginiti. Seppur non avesse ogni indizio necessario mise insieme una teoria che non le piacque per niente.
Sapeva ciò che le aveva detto Amira: altre donne erano già state lì. Sapeva, inoltre, che lei stessa veniva accusata delle loro sparizioni o, meglio, rapimenti. Il perché era tutto da verificare, ma certamente lo scopo doveva essere un qualche incarico per cui non era possibile sacrificare degli uomini.
Avere appreso di come nessuna donna fosse tornata e presupponendo che non le avessero liberate, non era incauto ipotizzare che la scelta di servirsi di donne fosse per non decimare la fetta maschile del popolo.
Le sudavano le mani e la vista le si fece sempre più appannata. I vestiti sgualciti la infastidivano. I lacci che aveva messo alle caviglie per renderli più stretti si erano allentati sulla gamba sinistra e spariti sulla destra. Quest'ultima presentava un lungo strappo, partiva dall'orlo fino a raggiungerle la coscia, che notò essere coperta di graffi.
Tralasciando il sonnellino fatto a causa della perdita dei sensi, non dormiva da tantissime ore e non mangiava da ancora prima. Debole e assetata buttò all'indietro la testa.
Sola e in lotta contro tutti quei pensieri si convinse di essere il capro espiatorio ideale per qualcosa di molto più grosso di lei. Quale migliore occasione di addossare la colpa di un crimine osceno a qualcuno che aveva dato spettacolo in città solo quattro giorni prima. Poteva immaginare tutti i pettegolezzi che già circolavano sul suo conto: lei che rubava solo per necessità, ora era divenuta anche un mostro nascosto nell'ombra che rapiva giovani donne indifese. Per farci cosa era un mistero, ma la fantasia dei pettegoli era un'arma micidiale.
Si passò una mano sul collo trasalendo quando sfiorò il punto in cui Belloccio l'aveva colpita. Il collo doveva essere di un colorito violaceo sentito il continuo pulsare del muscolo. Rimpianse il suo unguento, sarebbe stato ottimo contro un livido come quello.
Esalò un lungo sospiro. Non sapeva esattamente come sentirsi: impaurita? Lusingata? Furente? Amareggiata? Impotente?
Realizzò che, a parte qualche pettegolezzo, nessuno aveva dato la notizia delle sparizioni. Nessuno aveva messo in atto azioni volte al ritrovamento delle donne, altrimenti tutti ne avrebbero parlato con più insistenza rendendo la notizia una vera e propria caccia al colpevole.
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Alba di Sabbia e Ametista
FantasyLei è il crimine, lui è la giustizia. Ma se non fosse così semplice? In un mondo in cui non si possono esprime desideri, lei ne ha solo uno: vivere. Dopo dieci anni di invisibilità, Nayla Selmed, ladra per necessità, viene guardata troppo da vicin...