Capitolo 8
Jungkook
Quinn arrivò, e con lei anche una ventata di allegria. Entrò dalla porta con un sorriso principesco e la voglia di coccole.
Mi corse incontro e mi abbassai per poterla accogliere come meglio potevo.
«Zio Jungkook, mi sei mancato!»
Le accarezzai la schiena e risi leggero.
«Anche tu.» Mi allontanai per poterla guardare. «Sei contenta? Rimarrai con me, Hobi e Yoongi per qualche giorno dopo la scuola.»
Annuì voracemente.
«Prometto che farò ciò che ho detto a mamma e papà!» esclamò.
«Cioè?» chiesi curioso,
«Starò buona. Mi intratterrò in silenzio, non disturberò il vostro lavoro!»
Il sorriso mi si allargò spontaneamente e la strinsi di nuovo tra le mie braccia.
«Sei sempre un angioletto quando vieni qui. Stai tranquilla, puoi fare quello che vuoi.»
In quel momento entrò Hobi con il suo zaino di scuola e un altro più grande.
«Jinah è troppo apprensiva» disse infatti appena incrociò il mio sguardo e non potei fare a meno che concordare.
Mia cognata non era mai rilassata, e quando si trattava di Quinn era due volte peggio. Lei e Jiwon avevano questa idea secondo la quale dovevano essere loro a crescere Quinn senza assumere una tata a tempo indeterminato. Di solito riuscivano a gestirsi con i loro lavori e, quando non c'era l'uno, a casa c'era l'altro, ma a volte la mole aumentava e gli affari erano troppo importanti per poter lavorare in smart working. Ciò la rendeva ansiosa e potevo già indovinare cosa ci fosse in quello zaino: giubbinetto che non serviva affatto date le temperature, medicine, qualche suo gioco, mollettine, un altro quaderno per disegnare. Era successo altre volte e, come avrei fatto al termine di quel giorno, le avevo detto di smetterla. Non ero molto esperto in merito a bambini, ma nel mio appartamento e anche nel mio studio avevo uno spazio apposito per le sue cose quando veniva.
Hobi aggirò il bancone ed entrò in ufficio dove probabilmente posò lo zainetto grande, tornando solo con quello piccolo di scuola che poggiò invece in quello che avevo imparato essere lo spazio riservato per la ventiquattrore di Kim Taehyung. Per un attimo mi sentii sollevato dal fatto che fosse rimpiazzato da mia nipote e che per il pomeriggio, a quanto pare, non sarebbe tornato.
Quando mi aveva salutato davanti allo studio mi avevo detto che sarebbe tornato il giorno successivo, quindi per il pomeriggio ero libero dalla sua presenza.
Dovevo ammettere che qualche ora prima mi ero lasciato trascinare, così com'era successo quando avevo avuto quello scivolone nel vico accanto allo studio. Avevo odiato maledettamente tanto che fosse stato lui a trovarmi, ma non avevo potuto fare a meno di pensare che in caso contrario sarei dovuto entrare in studio facendomi vedere in quello stato da Hobi e Yoongi, i quali avrebbero capito subito che si trattava di qualcos'altro, e non ero pronto, probabilmente non lo sarei mai stato. Purtroppo, Taehyung era stato un aiuto in entrambi i momenti: quando mi aveva trovato e mi aveva riportato alla ragione e quando aveva chiesto aiuto a Chanyeol, il quale, a quanto pare, era una sua conoscenza. Aveva anche assecondato la cazzata che avevo detto ai ragazzi e non mi aveva sputtanato. Ripensandoci nella solitudine del mio appartamento, mi ero reso conto che non era stato strafottente come avrebbe potuto fare, era stato d'aiuto, ma non ce l'avevo fatta ad aprire la bocca e ringraziarlo. Le parole proprio non mi uscivano, e si chiudevano ancora di più nella mia gola quando si comportava da stronzo.
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Until you found me || Taekook
Fanfiction"The Golden Lawyer" Kim Taehyung è un avvocato prodigio famoso in tutta Seoul. I suoi giorni sono divisi tra ufficio e tribunale in una sequenza di vincite ininterrotte. La sua carriera è in escalation, e la possibilità di arrivare in vetta a soli t...