Capitolo 9

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Capitolo 9

Taehyung

Per la prima volta da quando avevo incontrato Jungkook mantenni la parola data: non mi aspettai che cambiasse qualcosa nel suo atteggiamento solo per qualche passaggio a casa o per aver trasportato sua nipote in un tragitto di cinque minuti a piedi, e finsi che quegli episodi non fossero mai avvenuti.

Tuttavia, non avevo dimenticato che c'era una spada che pendeva sulla sua testa e sulla mia, né avevo messo da parte il mio lavoro. Infatti, la mattina successiva entrai nel mio ufficio con l'obiettivo primario per il caso: cercare informazioni. Non cercavo quelle semplici, ma qualcuna che poteva permettermi di andare al fondo della questione che tanto teneva nascosta. Se non scoprivo niente non potevo aiutarlo, se non scoprivo niente non avrei mai potuto tirarlo fuori dagli appuntamenti al Battleground offrendogli un'alternativa o una soluzione; se non scoprivo niente non potevo sapere se c'era qualcosa che lo avrebbe aiutato nella caduta delle accuse contro di lui.

Jungkook era un mistero in quel senso ma io nonostante i vari scivoloni che stavo prendendo in quelle settimane a causa sua – e ora della nipote – rimanevo un avvocato con un caso cruciale da risolvere e la carriera appesa a un filo.

Non mi ero rilassato, né adagiato: l'indagine era in corso ma gli inquirenti non avevano ancora raggiunto prove sufficienti per arrestarlo. Continuavo a tenere d'occhio i verbali e avevo iniziato a costruire una bozza di difesa, una scarna, ma comunque qualcosa che lo aiutasse nella peggiore delle ipotesi. Come gli avevo detto, non avevo intenzione di farlo condannare, per il suo beneficio e il mio.

Aiutava anche la vicinanza delle ultime settimane e ciò che avevo inconsapevolmente scoperto di lui. Cercavo sempre di evitare di pensarci, ma una cosa certa era la sua innocenza e la verità quando affermava di non essere uno dei tanti figli di papà. Non avevo capito ancora dove si collocasse in tutto ciò il permesso che comunque aveva dato al suo pro genitore di ricorrere a me per conto suo, ma anche quella era una questione di cui mi sarei occupato.

Per il momento, sapevo solo che dietro tutta la vicenda, le accuse e la sua presenza al Battleground c'era Jimin e qualcosa di irrisolto e passato di cui al momento ero all'oscuro, ma avevo intenzione di cambiare le carte in tavola.

Non gli avevo nascosto che avrei indagato su di lui e, se ne fosse sorta l'occasione, non lo avrei negato. Nonostante gli alterchi che avevamo avuto e ancora avevamo, non ero mai stato disonesto: gli avevo da subito detto il motivo che mi incentivava nel suo caso, ogni volta che avevamo una discussione gli dicevo solo le cose come stavano, non sarebbe rimasto sorpreso di nulla, neanche della scoperta più importante.

Proprio non capivo il motivo per cui non voleva dire niente, anche quando sapeva che qualunque cosa fosse, l'avrei rigirata a suo favore. E se non ci pensava lui, allora sarei stato io a mobilitarmi.

Infatti, dopo un caffè ghiacciato, mi sedetti alla scrivania e oscurai il vetro del mio ufficio per evitare qualsiasi distrazione che provenisse da fuori.

Accesi il mio laptop e mi collegai al data base riservato ai nostri clienti.

Se la mente non mi ingannava, Jungkook era stato già seguito in passato da due avvocati che non lavoravano più lì, ma le tracce di qualunque cosa sarebbero state presenti. Sapevo che riguardare il fascicolo non sarebbe servito a niente, perché non avrei trovato niente in superficie.

Ad accogliermi fu una cartella del drive ricca di numeri di protocollo. Non conoscevo il suo, quindi cliccai sull'opzione e cercai il suo nome. Mi uscirono tre file decriptati: il primo relativo ad una rissa, il secondo al reato di disturbo contro la quiete pubblica e il terzo era guida in stato di ebrezza, appena sopra il limite di tollerabilità. Tutti e tre erano quelli inseriti sul fascicolo, non mi servivano.

Until you found me || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora