Capitolo 15
Jungkook
Se avevo pensato in un primo momento che le lavate di capo fossero finite là, non avevo considerato quelle di Yoongi.
Qualche giorno, mille telefonate e messaggi senza risposta al numero di Taehyung dopo, Yoongi aveva cominciato a borbottare sottovoce quando ci incrociavamo all'interno dello studio nonché a fare delle battutine non tanto velate quando avevamo un po' di tempo per la pausa. Avevo cercato di ignorarlo perché stavo già da schifo di mio, con le occhiaie che mi arrivavano sulla bocca e i sensi di colpa che mi mangiavano vivo, ma i miei tentativi di diversione andarono al vento quando, evidentemente, perse la pazienza.
Era pomeriggio inoltrato ormai, ero appena rientrato dal loft – dove non avevo concluso un cazzo – per una seduta tardiva. Mi trovavo sullo sgabello dietro la postazione di Hobi che era uscito un attimo con Quinn e scrollavo per l'ennesima volta sulla chat dell'avvocato. Tra poco non contavo più quanti messaggi gli avevo inviato.
Il primo era stato un semplice: "Possiamo parlare?" che si era man mano trasformato in parole sempre più frustrate come: "la smetti di fare il bambino?" oppure "dici tanto di essere maturo e poi non dai neanche la possibilità di spiegare."
E sapevo che non avevo alcun diritto di essere arrabbiato, non avevo alcun diritto di rimproverargli qualcosa né la sua reazione, ma era il mio meccanismo per scaricare lo stress e provare a spronarlo. Al momento non stava funzionando, né avevano funzionato le tre volte in cui mi ero presentato nel suo ufficio, buttato fuori direttamente dalla segretaria al suono di: «L'avvocato Kim è impegnato, non può riceverla», che era il modo più educato di dirmi che mi aveva bannato dalla lista degli ospiti a cui ero stato precedentemente aggiunto. Dopo quella volta non mi ero presentato più per evitare di scatenare gossip tra colleghi, ma i miei messaggi di testo erano saliti come il tono di voce nella mia mente mentre li scrivevo. Gli ultimi erano stati quelli in cui mi ero tolto pure la dignità e quello in cui avevo scritto: "se continui così mi costringi a fare in modo diverso" era stato quello più sobrio.
Poi mi ero dato un contegno, rendendomi conto che stavo solo peggiorando le cose. Stare allo studio senza vederlo, consapevole che fosse colpa mia, era un dolore alla testa, rimanere con Quinn che continuava a chiedere di lui ancora peggio. Mi ero trattenuto più di una volta dal dirgli che se il suo Signor Cattivo non era più lì era solo colpa mia, non sua. Era colpa mia perché mandavo sempre tutto a puttane.
Hobi continuava a guardarmi male ma non mi aveva detto nulla, e Yoongi decise di terminare preventivamente il periodo di frecciatine quel giorno, prendendo uno degli sgabelli in ufficio e portandolo accanto al mio per sedersi quando avevo già messo in tasca il telefono e messo mano sul foglio.
Continuai a disegnare la bozza di un disegno che non avrebbe mai visto la luce del sole, consapevole di ciò che sarebbe arrivato.
«Allora, quando la smetterai di essere miserabile?»
«Non mi rompere il cazzo» replicai senza smettere di disegnare.
«Probabilmente è ciò di cui hai bisogno per riprenderti.»
«Non devo riprendermi da niente.»
«Ah, no?»
«No.»
«Non è la stessa cosa che Jimi-»
Prima ancora che finisse la frase, alzai la testa e lo interruppi.
«Dovreste imparare a farvi gli affari vostri, una volta tanto.»
«Non ci posso fare niente se prima ci litighi qui dentro, a portata di orecchie di tutti, e poi date spettacolo davanti a una marea di persone.»
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Until you found me || Taekook
Fanfiction"The Golden Lawyer" Kim Taehyung è un avvocato prodigio famoso in tutta Seoul. I suoi giorni sono divisi tra ufficio e tribunale in una sequenza di vincite ininterrotte. La sua carriera è in escalation, e la possibilità di arrivare in vetta a soli t...