Capitolo 1

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A mio nonno, che mi è sempre vicino.
A tutti gli adolescenti che hanno avuto la forza di andare avanti.
A tutti coloro che danno il loro cuore ai libri.














Nella vita dicono che bisogna guadagnarsi tutto, che nulla si riceve per regalo... però se questo fosse vero come mi potrei spiegare tutti gli avvenimenti che hanno cambiato il corso del mio cammino e che in fondo mi sono stati donati? Forse è tutto finto, forse i film come Matrix dicono il vero... no non è possibile. Perché solo per il fatto che non mi riesco a spiegare qualcosa devo pensare sia invenzione o irreale? In fin dei conti potrebbe essere che le cose che accadono lo facciano per un motivo, ma per permettere ciò è anche necessario il nostro intervento. Dunque alcune cose ci vengono regalate, ma la maggior parte di esse dobbiamo sudarle. Però...
«Se arrivo a casa con un altro due mia mamma mi chiude in camera. 'Sta volta sono serio»
«Vedrai che è andata bene» dissi poco convinto, ma ďaltronte non potevo certo affermare che sicuramente non avrebbe passato ľanno senza debiti, anche se ciò era inevitabile.
«Fai presto a parlare te, esci sempre con otto» replicò lui desolato.
«Penny,» chiamò la prof. «ecco la tua verifica». Lei la prese e tornò al suo posto due file dietro me e Brand.
«Penny, Penny, cosa hai preso?»chiese il mio amico sporgendosi indietro verso di lei, curioso e spaventato allo stesso tempo. Difatti Penny era una delle ragazze più brave dell'istituto e tutti erano sempre curiosi di sapere i suoi risultati, come se fossero più importanti dei propri, per confrotarli e sentirsi talvolta sollevati e talaltra atterrati. Ad ogni modo lei rispose ridendo, come se fosse la cosa più bella del mondo: «Due!». Due? Due?! Se lei aveva preso due io non avevo la minima speranza. E come se mi avesse letto nel pensiero, il mio migliore amico nonché compagno di banco, si girò verso di me e mi guardò sconsolato. Sapevamo che sarebbe andato male, ma come si suol dire la speranza è ľultima a morire... be, in quel momento morì. Si, morì. Ci toccava solo aspettare che la Felici, la nostra insegnante di matematica, chiamasse i nostri nomi e ci consegnasse quelle verifiche. «Io non ce la faccio. E se dico che sto male? Tanto mica mi dirà il risultato se mi fingo in pessime condizioni. Potrei...» disse Brandon, ma venne fermato dalla voce della prof. «Signor Connelly, cosa ne dici di chiudere la bocca e venire a prendere la tua verifica?»
Mi guardò con occhi tristi. Era la sua fine. Andò alla cattedra, prese il foglio, che quando lo vidi mancai visti i segni rossi dai quali era riempito, e iniziò a parlare con la docente. Dopo un paio di minuti tornò da me e mi pose il suo test. Uno zero riempiva ľangolo destro. «Mi ha detto che se continuo così non passo ľanno senza debiti. Come fa a dirlo? Siamo solo a settembre!»
«Non so, forse per il fatto che è quattro anni che hai la sua materia sotto e sa che concluderai la quinta allo stesso modo?» dissi ironico. Gli battei la mano sulla spalla per consolarlo e aspettai il mio turno, che però non arrivò. Suonò la campanella che indicò la fine dell'ora della Felici e ľinizio di quella di latino. La matematica la tolleravo, anzi direi che mi piaceva molto, ma latino no. «Matt, posso parlarti un attimo?» Mi chiamò la prof.
«Prof ma deve iniziare lezione» replicai.
«Si lo so, ma ho il permesso e inoltre la questione in ballo è la tua verifica. Vieni fuori grazie» Non sapevo se esserne felice perché avrei saltato almeno 10 minuti di lezione, o essere spaventato, ďaltronde non mi aveva mai chiamato fuori. «Allora Matt, come avrai notato non ho riconsegnato il test solo a te. Io non so, ma sono particolarmente stupita» si grattò la testa con le unghie rosse, sicuramente appena fatte dall'estetista. «Davvero non so come dirtelo. Posso chiederti una cosa? Però rispondi sinceramente» io annuii «bene, allora, diciamo che correggendo la tua prova... no, in realtà non ľho corretta perché non era presente alcun errore. Matthew dimmi la verità: hai copiato o usato qualsiasi strano metodo per riuscire a raggiungere questo risultato?». Ero stupito. Non sapevo che dire. «Io prof le giuro che pensavo di essere andato male. Non ho fatto niente davvero, ma lei è seria?». «Si, sono seria e se tu anche allora sono sconvolta. Certo, hai sempre ottenuto ottimi risultati nella mia materia, ma mai nulla di tale. Sai che avresti la possibilità di ricevere molte borse di studio se sfruttassi al meglio tutte le tue capacità?». «Sul...sul serio?» chiesi. «Si. Ora torna in classe. Sappi però che ho intenzione di parlarne ancora, anche con i tuoi genitori. Buona giornata signor Flecher»
«Arrivederci prof» dissi e tornai in aula.

Hidden Love Like the sun on iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora