Capitolo 15

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L'ultima volta che sono stata a casa di mia madre ovvero l'ultima volta che ci siamo viste o sentite, era lei quella ad essere messa male con l'occhio violaceo e il labbro rotto

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L'ultima volta che sono stata a casa di mia madre ovvero l'ultima volta che ci siamo viste o sentite, era lei quella ad essere messa male con l'occhio violaceo e il labbro rotto. Questa volta, invece, sono io.

Ammettere a me stessa che forse in fin dei conti siamo due facce della stessa medaglia è più difficile di quanto si possa immaginare. Accettare che pur impegnandomi con tutta me stessa per far sì che non succeda, probabilmente finirò comunque per fare la sua stessa fine e seguire le sue stesse orme, è ancora più difficile.

Detesto che sia così.
Detesto essere così simile a lei.
Detesto la nostra debolezza.

«Dovresti usare un po' di fondotinta, sei troppo pallida», è la prima cosa che dice non appena mi vede. Se ne sta ferma sulla porta con la mano sulla maniglia e finge che i lividi sulla mia faccia non ci siano.

I suoi occhi mi guardano, ma lei non mi vede. O forse per lei guardarmi è come guardare il suo riflesso allo specchio, è come vedere se stessa. È talmente abituata ai suoi lividi che vederne di uguali sul mio corpo, non fa alcuna differenza per lei. Non le smuove niente dentro.

«Ciao anche a te, mamma», le dico, già sfinita. Entro, mi chiudo la porta dietro e la seguo fino alla cucina. «Io sto bene, grazie per averlo chiesto. Tu come stai?»

«Se sei venuta con l'intenzione di litigare, puoi andartene già da adesso, te lo dico subito».

«Mi hai chiesto tu di venire», le faccio notare. Come volevasi dimostrare, dopo ogni litigio o discussione, è lei che mi chiama perché ha bisogno di me.

Ho speso i soldi che Felix mi ha dato per le bollette al bingo, Mallory, non è che potresti prestarmeli?

La spalla mi sta dando filo da torcere, non è che potresti aiutarmi a pulire in cantina, Mallory?

Dovevo andare a fare pulizie a casa della signora Winslow, ma oggi non mi sento tanto bene e se le dò buca non mi richiamerà più. Non è che potresti andarci al posto mio, Mallory?

Ho speso tutti i soldi per le bollette, non è che potresti farmi un po' di spesa, Mallory?

Non posso andare dal parrucchiere, non è che potresti farmi la tinta, Mallory?

«Perché non ti sei degnata di farmi nemmeno una chiamata», risponde, avendo anche il coraggio di fingersi offesa. «Non è così che dovrebbero comportarsi i figli nei confronti dei genitori».

«Mi hai davanti a te con un'ematoma sull'occhio e il labbro rotto, non ti sei degnata di chiedermi come mi sento o cosa mi sia successo. Non è così che dovrebbero comportarsi le madri con i figli, perciò direi che siamo pari».

«Non ti riconosco più, Mallory», piagnucola, come se le mie parole l'avessero ferita. So per certo che non è così. «Cos'ho sbagliato con te?»

Sono le sue parole a ferire me, anche se non lo dò a vedere. «La domanda che dovresti farti è: cos'ho sbagliato con me stessa? E non appena troverai una risposta da darmi – se la troverai –, sarò tutta orecchi. Fino ad allora cerca di non farmi la predica, mamma».

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