Capitolo 3

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Prendo uno di quei dolcetti dal sacchetto e lo tengo in mano.
-Mangiato-
Dice Palmer.
Lo mordo, e lo mastico.
-Sono buoni vero?-
Mi domanda sorridendo apertamente.
È terribilmente sexy.
Io anniusco e finisco di mangiarlo.
Non ho idea per quanto mi dovrò trattenere con lui nella stanza, ma senza il suo permesso, non posso andarmene.

Si mette a sedere nuovamente sul divano e mi fa' cenno di mettermi davanti a lui.
E lo faccio.
-Più vicino-
Mi dice.
Mi avvicino, fin quasi a sfiorargli le ginocchia.
Lui si mette dritto con la schiena davanti a me, davanti al mio ventre, e all'improvviso porge le sue mani sulle mie cosce.
Non posso fare a meno di sussultare per la sorpresa.
Lui sorride e dice:
-Rilassati! Non voglio mica torturarti. Anzi!-
Con le mani inizia a sollevarmi la gonna ma io lo fermo.
-Signor Palmer...-
Lui mi guarda accigliato.
-Sai quante donne vorrebbero essere al tuo posto ora?-
Mi dice con voce rabbiosa.
Stringo forte le labbra.
Non so' se riuscirò a lasciarmi andare per mille dollari.
Solleva ancora la mia gonna, fino a mettere a nudo le mie mutande di pizzo nere.
-Oh! Ti piace questo genere di cose!-
Esclama inarcando un sopracciglio.
Stringo forte i pugni.
Non so' se continuare a restare o scappare via rischiando forse di farmi licenziare per mano sua.
Al momento, opto per la prima.

Afferra i bordi delle mie mutandine e le abbassa leggermente.
Trattengo il fiato. Serro forte la mascella mentre lui mi fissa.
-Non lo hai mai fatto con un estraneo? Con uno appena conosciuto?-
Mi domanda, sfacciatamente.
-No. Non l'ho mai fatto-
Replico con la voce tremante.

Si alza in piedi e poggia le sue labbra calde sul mio collo.
-Ti piacerebbe che fossi il primo?-
Sussurra al mio orecchio.
Le sue labbra mi fanno venire i brividi per tutto il corpo. Di nuovo le sue mani afferrano i bordi delle mie mutandine.
Le abbassa ancora un pò, leggermente.
-Non fai sesso da tre mesi. Non hai voglia?-
Mi domanda.
Sgrano gl'occhi.
Non so' davvero se sia il caso di rispondergli, ma soprattutto, come rispondergli.
Resto in silenzio.
Ma lui mi afferra per il mento e mi costringe a guardarlo negl'occhi.
-Ti ho fatto una domanda-

Mi allontano da lui con uno scatto e mi abbasso immediatamente la gonna.
-Chiedo scusa. Devo andare-
Vado verso la porta, la apro, e la richiudo alle mie spalle.
Lo so. Sarò licenziata per questo.

Mi cambio i vestiti nello spogliatoio.
Infilo i jeans e una maglietta.
Esco dall'albergo passando per il bar e seduto nella hall c'è Palmer.
I nostro sguardi si incrociano per un istante. E ha la sfacciataggine di sorridermi.
Chissà se mi farà licenziare.

Guido verso il mio appartamento e mi trovo davanti il proprietario.
Non mi sembra sei venuto con buone intenzioni.
-Mi devi ancora tre mesi di affitto, e si sta avvicinando il quarto. Pensi che non sia capace a buttarti fuori di casa!-
Mi minaccia. Non so' davvero come fare.
-Aspetti a fine mese, la prego. Le pagherò tutto. Arretrati compresi-
Se penso di dover usare tutto lo stipendio solo per pagare l'affitto, non oso immaginare come riuscirò a mangiare per un mese intero. Dovrei andare a chiedere ancora una volta un prestito a mia madre.
-A fine mese. O ti butto fuori!-
L'uomo se ne va', ed io tiro un momentaneo sospiro di sollievo.
Non riesco più a gestire la cosa.
Ho assolutamente bisogno di soldi.

Ripenso a Palmer. Anche se non dovrei. Lo so. Ma quei mille euro, mi avrebbero fatto davvero comodo.
Accidenti a me!
E se poi mi fa' licenziare, allora sono nei guai fino al collo.

Mi metto sul letto, ma sono così tante le preoccupazioni, che non riesco nemmeno a prendere sonno.

.

Oggi è domenica.
Ciò nonostante lavoro.
Ma domani è lunedì ed è il mio giorno libero.

Mi precipito a lavoro di corsa, sono in ritardo. Ho preso sonno piuttosto tardi e ho faticato ad alzarmi.
Sono al secondo piano a rifare alcune stanze, quando penso alla suite numero tre.
Devo vedere Palmer e parlare con lui.
Pregarlo di non farmi licenziare.
Se non lo ha già fatto.

Salgo all'ultimo piano e attraverso il corridoio fino a giungere alla suite numero tre.
Sulla porta vedo tre uomini.
Faccio finta di niente.
All'interno c'è Palmer che sembra dare loro degli ordini.
Quelli annuiscono e poi finalmente se ne vanno.

Prima di chiudere la porta, mi nota.
E mi guarda.
-Karrie. Giusto?-
Mi domanda.
Mi avvicino a lui lentamente e stringo le mani l'una contro l'altra.
-Signor Palmer io vorrei dirle...-
-Entra. Non è il caso di parlare qui fuori-
Mi dice, spalancando la porta.
Entro nella suite e lui chiude la porta alle sue spalle.
-Qual'è il problema. Karrie-
Mi dice.
-Non sarei dovuta andarmene in quel modo ieri sera. La prego! Non mi faccia licenziare-
Gli dico con aria supplichevole.
Lui, non so perché, scoppia a ridere e dice:
-Licenziare? Perché avrei dovuto!-
Tiro un sospiro di sollievo.
-Grazie, signor Palmer-

...

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