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Ecco come tutto è iniziato, o forse no. Forse non è mai iniziato davvero.
"Non è facile restare in questo posto" diceva una canzone.
Ci siamo mai chiesti se sia davvero il mondo a renderci tutto complicato? Magari non è così, magari è l'età, magari sono le persone che ci circondano che riescono sempre a ferirci e farci del male con una parola, un gesto, uno sguardo. "Tutto questo mi ha cambiato e mi son fatto rubare forse gli anni migliori dalle mie paranoie e da mille altri errori". Gli anni degli amori non corrisposti, gli anni del dolore, dei complessi. Tutto ciò è solo dovuto alla ricerca di noi stessi che da un'età ad un'altra ognuno di noi è costretto ad affrontare.
Ed era così.
"La tipica ragazza seria che sa ciò che vuole, quella che non te la da, se si affeziona ti da il cuore."
Fredda fuori ma con un ardere incandescente dentro.
L'unica funzione di quel cuore era continuare a tenerla in una vita che a nessuno piaceva, soprattutto a lei. Era così forte eppure così fragile.
La sera prima di addormentarsi e dopo aver letto pagine e pagine dei suoi innumerevoli libri cominciava a pensare, a morire. "Cosa mi manca?". Non riusciva mai a darsi una risposta. E allora perché adesso stava così? Non sapeva cosa provare, come sentirsi. Il sorriso era ormai solo un'abitudine e questo senso di angoscia, imperfezione e infelicità la perseguitava da troppi anni. E veniva, e la lasciava, e tornava, si alleggeriva, le si buttava addosso, l'opprimeva, la sollevava, la schiacciava, la lasciava morire e resuscitare.
Ma chi sa davvero cosa voglia dire "felicità"? Quale uomo ha davvero chiaro il concetto di felicità? Chi può davvero dire e affermare di aver vissuto una vita felice? La verità è che è una delle tante cose soggettive di cui gli uomini dubitano. Un sentimento che nasce da altri.
E dopo questo sovraffolamento di pensieri decideva finalmente di prendere sonno o forse gli occhi le si chiudevano mentre neanche ci faceva caso.
Il mattino leggeva la sveglia "Buongiorno. Svegliati e sorridi :)" che lei stessa aveva impostato cercando invano di seguire quel consiglio, che ai suoi occhi era più un ordine che un piacere.
Svolgeva poi tutte le azioni quotidiane di un quotidiano adolescente in un quotidiano giorno di scuola. E uscendo di casa si recava in quel luogo colmo di falsità, pregiudizi e presunzione, il mondo. Sapeva dove tutti si aspettavano che arrivasse, non sapeva quanto in alto puntasse lei. Sapeva che la sua casa non avrebbe potuto proteggerla per sempre, e che avrebbe dovuto imparare ad affrontare i problemi, a farcela da sola.
"E vale la pena di evadere", frasi che le rimbombavano nella testa come se volessero rimproverarla, e sensi di colpa nascevano, rimorsi crescevano, parole ferivano.
Eppure lei ci provava, a cercare la felicità. Ci provava ad omologarsi, a seguire un branco composto da gente superficiale ma non ci riusciva, non poteva. Aveva qualcosa dentro che nessuno era mai stato in grado di accenderle. E si limitava a sfoggiare quel sorriso dai riflessi brillanti e in via di sistemazione.
Le cose più importanti da sapere su di lei erano il suo nome, le sue passioni e gli affetti di cui qualche volta si lasciava circondare.
Crispina, preferibilmente Cris, era un nome che lei odiava. Non passava un giorno senza che si fosse chiesta a cosa pensassero i suoi genitori quando decisero di darle questo nome, che più che a una persona fa pensare a un cibo, o a un vino. Forse era anche per questo che odiava presentarsi, conoscere gente nuova, era già abbastanza imbarazzante rispondere tutti i giorni all'appello.
Era questo il motivo principale per cui leggeva e lo stesso per cui a volte scriveva. Ma questi erano per lei due modi totalmente diversi per distrarsi e sprigionavano sentimenti ed emozioni diverse.
Leggere la teneva calma, lei stessa si sentiva il protagonista della storia, o semplicemente si tranquillizzava fingendo che le trame fossero vita e pensando che ci fosse qualcuno che se la passasse peggio di lei.
Scrivere non la tranquillizzava, scrivere sprigionava la rabbia che il suo cuore secerneva, e quel fuoco come per magia si accendeva. Quando era un po' soddisfatta si poteva intravedere una piccola curva al termine di quelle labbra. Un sorriso, un vero sorriso.

E vale la pena di evadere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora