Di me ti puoi fidare

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Andiamo nel letto, mi faccio abbracciare da Maria che mi tiene stretta come per proteggermi da tutti i mali, le chiedo di tenere almeno la lucina accesa e dopo qualche secondo di silenzio sento di potermi liberare
"mi obbligava a donarmi a lui, mi teneva stretta senza farmi respirare e mi faceva sua anche quando non volevo"
Maria mi accarezza la testa
"mi faceva male per donare piacere a se stesso e poi è andato via, è tornato qualche volta per fare sesso e poi basta"
"Sabri ti va di parlare?"
"ho parlato già tanto"
"domani?"
"domani"
"ti voglio bene Sabri, tanto"
"anche io e grazie"
"sempre"
ci addormentiamo e questa è la prima notte tranquilla dopo un mese circa che non dormo, ho fatto un solo incubo ma Maria se n'è accorta e mi ha riempita di coccole per calmarmi.
La mattina dopo Maria è la prima a svegliarsi, decide di preparare la colazione ma dopo neanche cinque minuti mi sente preoccupata
"Mary dove sei"
"oi sono in cucina"
"ti prego vieni"
arriva in camera e mi vede triste
"ti prego non lasciarmi più"
mi abbraccia forte e mi da un bacio sulla fronte, come a voler creare uno scudo di protezione. Mi alzo e torniamo in cucina, non ho fame, non voglio neanche il caffè
"Mary per me non fare nulla"
"come mai?"
"non ho fame"
"sicura, mi fa strano"
"si sono agitata e ho paura di rimettere tutto"
"ve bene..."
Maria fa colazione e dopo mi porta con lei sul divano, so che lei non mi farà nulla però ho paura e per questo rimango molto distaccata. Lei ormai sa tutto di me e di accorge subito di questo mio distacco.
"ne hai parlato con qualcuno?"
"solo con te"
"e non vuoi farlo?"
"no, mi fido solo di te"
Maria si avvicina ma inizialmente mi stacco, vedo nei suoi occhi tanta tristezza, quasi delusione e così decido di alzarmi.
"che fai Sabri?"
"vado via"
"no Sabri perché vai via??"
"sono solo un peso per te, non avrei neanche dovuto parlare"
"Sabri ma cosa dici, stai scherzando?"
Maria sta rimanendo calma e credo lo sia facendo per non farmi agitare ulteriormente. Si alza e io mi giro di scatto
"posso?"
annuisco ma appena si avvicina scoppio a piangere
"Sabri, non ti fido neanche di me?"
"scia Maria, si che mi fido ma non ci riesco, voglio amare via"
"vieni un secondo"
mi siedo nuovamente sul divano, distante da lei
"siamo migliori amiche da anni, abbiamo affrontato tanto problemi insieme e non ti lascerò sulla in questo, io aspetterò qui con calma e ti accoglierò sempre a braccia aperte. Sarò qua per parlare, o anche solo per stare zitte e guardarci negli occhi, in ogni caso io sono qua"
Queste parole, dette da lei mi danno una conferma di qui avevo bisogno. In realtà non tutte, quel "migliori amiche". Io credo che il mio disagio sia dato proprio da questo, non siamo migliori amiche, o meglio, facciamo finta di esserlo ma sappiamo entrambe che c'è qualcosa di più e che proviamo qualcosa l'una per l'altra.
La abbraccio e lei ricambia subito ma senza stringermi troppo per paura di mettermi in stato di paura.
È ora di pranzo e mi metto ai fornelli
"oggi ti cucino la carbonara bella mia"
Maria mi sorride e poi inizia ad apparecchiare, una volta finito di apparecchiare si avvicina a me ma poi si blocca
"posso?"
"cosa Mary?"
"abbracciarti"
"certo"
mi abbraccia da dietro e io sento un brivido, ma per la prima volta non è paura ma piacere
"puoi abbracciarmi sempre"
"ti voglio bene"
"pure io"
mi da un bacio sulla guancia e si siede a tavola versando del vino nei nostri calici. Purtroppo ho paura di molte cose ma grazie a Maria queste diminuiscono fino a svanire. Servo la pasta e ceniamo parlando della prossima edizione di TSQV
"anche quest'anno mi farai incazzare?"
"certo, sei ancora più bella arrabbiata"
"sisi vuoi vedere?"
"e vediamo"
ci siamo stuzzicate così tutta la cena fino alla fine del pasto dove mi ha aiutata a sparecchiare e poi ha lavato i piatti. Vederla lì, di spalle che fa le classiche faccende domestiche mi fa pensare al fatto che in questi giorni dove viviamo insieme mi sento rinata.
"Mary"
"dimmi"
"vieni qui?"
"finisco e arrivo"
"a quindi è più importante lavare i piatti che stare con me?"
"che scema che sei"
"vabbè"
"ma ti sei offesa"
non rispondo è faccio un finto broncio solo per attirare la sua attenzione, lei lascia il lavandino e mi si avvicina fino a essere in piedi davanti a me.

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