Giovedì, 20 Aprile
Manuel rientra a casa dopo una giornata di lavoro, non ha sentito nessuno, né i suoi amici, né la sua famiglia, limitandosi a qualche messaggio per informarli di essere ancora vivo.Non ha voglia di parlare, non vuole che gli facciano domande su Simone, su cosa si sono detti, sulle famose risposte che doveva dargli.
Sono quasi ventiquattro ore che non fa altro che pensare a Simone, che se n'è andato, ha lasciato Roma, i suoi genitori, sua nonna, i suoi amici, per colpa sua.
Perché era innamorato di lui.
Il solo pensiero gli fa girare la testa, gli fa mancare l'aria, lo riempie da dentro di qualcosa a cui non sa dare un nome.
Se pensa a quanto Simone possa aver sofferto, a vederlo con altre, ad ascoltarlo mentre gli parlava di altre, a stargli accanto in silenzio tenendosi tutto quellʼamore dentro, gli viene voglia di piangere e non smettere più.
Lo ha sempre saputo di non meritarsi Simone, e la sera prima ne ha solo avuto la conferma.
Era sincero quando gli ha detto di non averlo capito. Non se ne era accorto, credeva che semplicemente Simone gli volesse molto bene.
Cosa sarebbe successo se Simone glielo avesse detto?
È vero, Manuel non aveva ancora fatto coming out, a quei tempi, e non era ancora del tutto consapevole di chi era, ma già allora sentiva che qualcosa dentro di sé stava cambiando, stava prendendo forma, aveva semplicemente deciso di ignorarne i chiari segnali che si erano già presentati, perché era un ragazzino e aveva paura.
Ma, che lui li ignorasse o meno, quei segnali cʼerano, come ad esempio quel piccolissimo, innocuo, dettaglio che aveva deciso di confinare in uno spazietto remoto del suo cervello con sopra lʼetichetta PERICOLO, NON APRIRE.
Un dettaglio davvero insignificante: aveva baciato il suo migliore amico, lo aveva toccato e si era fatto toccare, e non solo gli era piaciuto da morire, ma aveva anche provato le sensazioni più intense della sua vita.
Inoltre, anche non volendo considerare quellʼepisodio, (cosa già di per sé difficile, comunque, perché al suo cervello evidentemente non interessava assolutamente nulla di spazi remoti e cartelli di pericolo, e di conseguenza aveva continuato per anni a fargli rivivere momenti, immagini, emozioni, di quella sera), quello che provava per Simone, ai tempi del liceo, non era il semplice affetto che si prova per un amico, non lo era mai stato.
Con Simone è stato sempre tutto diverso.
Aveva anche cercato di spiegarglielo, a Simone, quanto e in che modo con lui fosse tutto diverso, con una lettera che gli aveva portato a casa la sera prima della sua partenza per Torino e che poi, all'ultimo minuto, aveva deciso di non dargli. La lettera l'aveva anche persa, durante il tragitto di ritorno verso casa. Non ce n'era più traccia.
Chissà, forse avrebbe cambiato tutto.
O forse no, forse davvero il loro destino consisteva nel gravitare uno intorno allʼaltro senza incontrarsi mai.Ma ormai è inutile pensarci, non serve più a nulla chiedersi come sarebbero potute andare le cose se entrambi fossero stati un po' più coraggiosi.
Simone, ormai, si è dimenticato di lui.
*
Simone se ne sta sdraiato a guardare il soffitto della sua camera.
I pensieri gli si aggrovigliano nella testa ma sembrano avere tutti un elemento in comune, Manuel.
Manuel e la sua strana reazione alle parole di Gabriele, Manuel e il suo ex fidanzato che gli provocano un fastidio fortissimo allo stomaco, Manuel che lo guarda, costantemente, Manuel e il dolore che ha detto di aver provato per colpa sua, Manuel e le lacrime che ha versato, per Simone.
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La Sera dei Miracoli
FanfictionUna volta finito il liceo Simone decide di allontanarsi da Manuel, il suo migliore amico. Quattro anni dopo si rincontreranno e cercheranno di ritrovarsi tra i miliardi di puntini luminosi del loro cielo stellato.