Se dovessi capire che stanotte non ci sei

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5 Luglio, quattro anni prima
Simone chiude di scatto il libro di storia da cui sta leggendo per la quinta volta la stessa pagina. «Dai, Manu, chiudiamo tutto. Ormai non possiamo imparare niente di nuovo, ci stanchiamo e basta, è inutile. Andiamo a fumare, poi a dormire, e domani come va, va.»

Manuel sospira, chiude anche lui il libro che ha davanti, annuisce, e insieme si avviano verso la piscina.

Domani sarà il grande giorno, lʼorale della maturità, lʼultimo tassello a completare e incorniciare quel primo capitolo della loro vita.

Capitolo che è stato pieno di colpi di scena, momenti tristi, lacrime, qualche trauma da risolvere e qualche altro da dimenticare, sbagli, confusione, consapevolezze, famiglia, amicizia, amore. Capitolo che hanno scritto a quattro mani, insieme, e che proprio per questo resterà per sempre il loro capitolo preferito, quello che rileggeranno più spesso, quello che li farà emozionare come la prima volta, quello che, non importa cosa succederà nel capitolo successivo, nell'ultimo, o nellʼepigolo del libro, rimarrà sempre lì per riportarli a casa.

Fumano in silenzio, sdraiati a terra, il cielo stellato sopra di loro.

«Te non sei per niente agitato.» constata Manuel.
Simone si gira a guardarlo. «Un poʼ sì, ma non quanto te. Perché la stai prendendo così?»

Manuel non ricambia il suo sguardo, continua a guardare le stelle. «Perché domani io posso delude un sacco de persone, Simò. Moʼ ce sta pure mi padre, Viola...peʼ non parlaʼ dei professori, che alla fine se soʼ tutti fidati de me. E soprattutto vorrei dà 'na soddisfazione, una sola, a mi madre. E non voglio delude tu padre, e...» fa una pausa e si morde il labbro inferiore con i denti. «...e non voglio delude neanche te.»

Simone aggrotta le sopracciglia. «In che senso non vuoi deludere me?»
Manuel continua a non voltarsi verso di lui, nonostante senta i suoi occhi addosso. «Mʼhai aiutato, hai studiato coʼ me, mʼhai fatto crede che purʼio ce la potevo fa, che pure io soʼ intelligente...»

«Manu.» lo richiama Simone poggiandogli una mano sotto il mento e voltandolo verso di sè, «Tu sei intelligente. Non ti ho fatto credere niente, ti ho solo fatto vedere la realtà delle cose. Domani andrà bene, perché hai studiato, ti sei impegnato, e hai fatto del tuo meglio. Non deluderai nessuno, neanche una persona di quelle che hai nominato, sicuramente non me. Toglitelo dalla testa.»
«E se invece va male?»
«Se va male, cosa che non succederà, andrà bene lo stesso. Ti vogliamo tutti benissimo lo stesso.»

Manuel sorride, poggia la testa sulla spalla dellʼaltro e se ne stanno per un poʼ in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri.

«Manu?» lo chiama ad un tratto Simone. «Me la canti?» gli chiede, senza ulteriori specificazioni.

Manuel scuote la testa, per quanto gli è possibile muoverla mentre è ancora poggiato sulla sua spalla. «Non ce penso proprio, Simò, te lo puoi scordaʼ.»

Simone alza di poco la spalla facendolo sobbalzare e imprecare sottovoce.

«Dai, Anita mi ha detto che canti benissimo. Perché non mi fai sentire?»
Manuel sbuffa. «A parte che non è vero, mi madre dice un sacco de cazzate, e poi me vergogno.»

«De me?» gli chiede Simone spalancando gli occhi.
«Eh, de te.»

Simone arrossisce un poco sulle guance.

«Per favore, ti prego, ti prego, ti prego.» insiste con tono petulante.
Manuel ride. «Sei proprio scemo, Simò. Scordatelo, non te la canto. Se un giorno te canto 'na canzone stai attento, perché evidentemente sarà successa 'na cosa speciale, un miracolo, veramente.»

La Sera dei MiracoliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora