II. Il primo giorno di scuola

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E ora zaino in spalla Hope..
Mi lascio il grosso cancello gotico alle spalle e mi incammino verso l'entrata.
Qui la gente sembra un po' snob, mi guardano dalla testa ai piedi, questo mi fa sprofondare in uno strano disagio .
Manco il tempo di entrare e vengo travolta da una folla di gente che corre dal senso opposto, disorientandomi in un secondo.
Decido così di seguire la corrente lasciandomi trasportare da schiamazzi e incitazioni. Stava accadendo una rissa.
"Insomma, come primo giorno non poteva andare peggio di così" dico sbuffando.
Ad alzarsi le mani erano un ragazzo ed un professore, credo.
La folla continuava ad urlare il nome di Ryan, mentre lui con aria di superiorità continuava a spintonare quello strano tizio con il pizzo e la cravatta.
*"RYAN,RYAN,RYAN"*
Gli urli vennero placati con un silenzio assordante quando ad intervenire fu il preside Wallace.
"Cosa sta succedendo qua?"
"Ryan di nuovo tu??...Nel mio ufficio!"
"Non finisce qua!" Esclama Ryan prima di girare i tacchi e dirigersi verso la presidenza.
A corrergli dietro era una ragazza, bassina con le trecce e la salopette, sembrava essere la fidanzata, lo fermò e si scambiarono due parole prima che lui infuriato continuò la sua camminata verso l'ufficio.
Un mezzo sospiro di sollievo mi fece tranquillizzare prima di dirigermi verso la portineria.
Arrivata davanti allo sportello chiesi informazioni sulla classe e sugli orari scolastici, per poi dirigermi verso quella che doveva essere la mia aula.
"Benvenuta signorina....?" una profonda voce mi accolse, invitandomi a varcare la porta della stanza, "Hope, mi chiamo Hope".
"Prego signorina Hope, si accomodi...e iniziamo la lezione".
Diciamo che la lezione non fu una delle  migliori: la noia mi portò a mangiucchiarmi le unghie ma dopo una mattinata di quiete e imbarazzo, il tanto aspettato strillo della campanella si fece sentire.
"È ora del pranzo". I miei compagni si alzarono fugacemente e si diressero verso  la mensa del liceo.
Rimasi ultima ad uscire, o almeno credevo, finché prima di portare lo zaino in spalla, Pippi calze lunghe mi sfiorò velocemente la spalla accompagnandolo con un "perdonami".
Aveva una voce timida e pura, quasi mi sentii in colpa per aver lasciato la mia spalla in mezzo.
La seguii fino alla mensa dove ognuna di noi prese la sua strada: lei con le sue amiche e io in un tavolino da sola...
In un attimo piombò quel Ryan che si mise seduto senza chiedere nel posto di fronte al mio, percepivo quella sensazione di rabbia feroce da come afferrava il vassoio tra le mani.
"Perché era seduto qui, nel mio stesso tavolo? Insomma è molto conosciuto a scuola, mi aspettavo avesse il suo gruppetto di amici un po' presuntuosi come lui."
Forse era arrabbiato e voleva stare da solo, chissà.
Non azzardai a chiedere ne tanto meno a tentare di fare amicizia.
Mi faceva paura.
Continuai quindi a mangiare tremolante quello che doveva essere del purè con il pollo, senza fiatare, poi riposi il mio vassoio vuoto nel cesto e me ne andai.
Finito il pranzo in quell'ora buca rimanente decisi di andare ad esplorare una parte nascosta di cui non avevo la minima idea esistesse.
C'erano i dormitori nella parte sud della scuola. "Ew".
La cosa positiva però era che qui non c'era nessun gallo canterino la mattina.
Riuscii a togliermi dalla testa quest'idea, non volevo lasciare i miei nonni per abitare in una scuola.
Le due ore di matematica infine passarono stranamente veloci, forse perché mi addormentai nell'ultimo banco senza che nessuno se ne accorgesse, e a svegliarmi fu la campanella di fine giornata.
Tornai a casa un po' stremata da questo primo giorno ma non del tutto distrutta.
Raccontai brevemente la giornata alla mia nonnina mentre cucinava la cena; pian piano sentii dei passi avvicinarsi sempre di più a me, mi voltai, era mia madre che stava origliando la conversazione ma non gli diedi molta importanza in quel momento e continuai a parlare senza badare alle conseguenze...

Il fratello di May Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora