R - Principe dei fiori

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16/04/2024

XXI

« Solitudine? Tu non sei sola. Tu hai... »

« ... un marito e un figlio. » concluse la frase che avevo lasciato in sospeso, fece un mezzo sorriso e mi servì un triplo scotch in cui gettò dentro un grande cubetto di ghiaccio.

« Lui è il tuo passatempo? » raschiai la gola, la voce era velata e roca. I suoi occhi si illuminarono, tornò a sedere sulla poltrona e giocherellò con una treccina dietro la nuca. Senza volerlo, avevo ottenuto la sua completa attenzione e lei ebbe la mia quando confermò la mia teoria.

« Non si farebbe mai sottomettere fino a questo punto. Non da una donna. »

La mia teoria era che Leonard non era più il "vecchio" Leonard, quello dei racconti di Arthur e Gènevieve. Leonard si era sottomesso più di una volta a me. Quando gli avevo proposto di diventare il suo passatempo, aveva dato in escandescenze ed era stato lui a offrirsi a me. A chiedermi di essere il mio hobby.

« Io preferisco come si dice dalle mie parti, loisur. Ha un'accezione diversa: è una concessione di tempo, un permesso che io faccio a lui. »

Strinsi il bordo della minigonna tra le mani e mi trattenni dal mandarlo in brandelli.

Continuò a parlare con malizia, lentamente come se parlare di lui in quel modo la appagasse.

« A lui piace dire che sono il suo passatempo. La verità è che a volte facciamo sesso. » dichiarò senza battere ciglio, « Puro e genuino sesso, nella sua forma più naturale. Hai presente quanto sa essere brutale? Questo è quello che non ho, non con Frank almeno. »

Mi ribollì il sangue. No, non avevo idea di come fosse il sesso con Leonard. Non conoscevo Leonard da quel punto di vista, perché nonostante le mie difficoltà era stato lui a non concedere a me il suo tempo. Aveva negato al mio corpo la possibilità di imparare a volerlo. Aveva preferito fuggire, rifugiarsi in quel fortuitissimo club per vampiri e sballarsi con alcol, sangue e LSD.

Più lei parlava, più la mia collera era da tenere a bada e rivolgerla al bicchiere mi sembrò l'idea migliore.

« Niente preliminari, niente baci, niente confidenze. Conosco tutti i suoi segreti e se ne aggiungesse di nuovi, non lo ascolterei più. È innegabile, è un bell'uomo ma la cosa che lo rende unico è la venerazione. Questa è la parte che preferisco di Leonard. Lui può arrivare a venerarti anche detestandoti. » lei bevve adagio il suo long drink, muovendo di tanto in tanto il contenuto rosso all'interno bicchiere. C'era cinismo nelle sue parole, ma l'arroganza venne meno quando si addentrò nei dettagli del loro passatempo. Si tradì, disse di Leonard qualcosa che pensavo anch'io. Era unico.

Smisi di fare affidamento sul mio self-control e mandai in frantumi il bicchiere che avevo tra le mani. Gènevieve rise sprezzante, prese i frammenti di vetro con i suoi artigli rossi e li osservò in controluce.

« Qual è il suo sapore? »

« Dolceamaro... » replicai pensando che si riferisse all'alcol. Invece, si riferiva a ben altro dal momento che scosse la testa contrariata.

« Lo hai assaggiato, si vede. Il tuo corpo parla. Il tuo profumo è il suo profumo. » si accarezzò le labbra con le dita e, pensierosa, disse guardandomi dritta negli occhi, « Da quando è guarito, ho provato in tutti i modi a convincerlo ad averne un goccio. Si è sempre negato, invece si è concesso a una qualsiasi. A te. »

Mi disgustai di me stessa al ricordo del morso che gli avevo impresso sul collo. Cosa avrei dovuto dire? Fare un'ammissione di colpa alla sua ex? Ammettere che Leonard era la mia droga, la mia eroina? Che il solo parlare del suo sangue accresceva il mio desiderio?

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