5.

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Se ne stava lì seduta in classe, guardando la lavagna. Voleva finire la scuola al più presto per dedicare la sua intera vita alla musica. Abbassò lo sguardo sulle sue braccia: erano ricoperte da una felpa larga. Era nelle braccia che si nascondeva il mostro che era. Tutto quello che aveva passato era racchiuso lì. Ogni volta che non si sentiva giusta e voleva semplicemente sparire, tagliava un pezzo di sé.
Quando prendeva la lametta se ne stava lì, a guardarsi allo specchio, a guardare come si era ridotta. Era magra, pallida, ma con delle linee rosse sulle braccia: le cicatrici. Poi osservava attentamente la lama tagliente, pronta a incidere un segno sul suo corpo. E...
Zac.
Un fiume di sangue riempiva il lavello. Pensava che insieme al sangue se ne andavano anche i suoi problemi.
Vomitava, diventando ancora più debole fino a perdere i sensi. Quando riapriva gli occhi qualche minuto dopo, il sangue si era fermato e il suo corpo aveva un linea in più. Sapeva che tagliarsi non l'avrebbe fatta sparire ma non riusciva a fermarsi. Quando aveva la lametta in mano il suo sguardo diventava apatico, come se fosse vuota ma soprattutto senza controllo.
«Cos'ho fatto...» Ora sta guardando il lavandino tutto rosso.
Diede una ripulita a tutto. Tranne che a sé stessa. Lei era sporca di tagli, pensieri e azioni autolesioniste.
«L'ho fatto di nuovo nonna, scusami» guardava la foto di sua nonna morta e chiedeva scusa ripetute volte con le lacrime agli occhi.
«Ti ho delusa un'altra volta vero?» non aspettava una risposta ma si stava svuotando con l'unica persona che l'ha amata e che ama.
Da quando ha il violino ha quasi smesso ma quando si trova al limite si trova costretta a eliminare un pezzo di pelle.

PAURADove le storie prendono vita. Scoprilo ora