Sorseggiare caffè sulla veranda non era spiacevole come credeva.
Le foglie di quercia che cadevano sulla strada, conferivano un aspetto pittoresco al paesaggio della cittadina di Monty-Hill. C'erano sempre molti turisti in autunno, arrivati in tempo per i festival del vino e delle zucche. Celine stava sorseggiando il caffelatte come ogni singolo giorno, con tutta la calma del mondo, sulla sua sedia di vimini intrecciata. Il suo tempo, era scandito dai rintocchi dell'enorme orologio centrale, che si sentiva fino al posto in cui viveva, e dal cigolio delle fibre strette su cui sedeva che si preparavano a sfaldarsi da un momento all'altro. La brezza leggera le sfiorava il viso e le portava via dalla lunga treccia morbida un paio di ciocche scure a danzare nell'aria. Il suo sguardo, si posava sugli abeti in lontananza e sui tordi che giocavano sui loro rami, ne ascoltava il cinguettio e sospirava, portando le ginocchia al petto.
"Non hai ancora finito il caffè?" si sentì chiedere.
Sistemò il maglione écru, voltando la testa in direzione del suono. La figura di Minerva faceva capolino dalla finestra. Si era appena sporta, gli occhiali storti sul naso le conferivano quasi un'aria innocente.
"Ho bisogno dei miei tempi." rispose lei.
"Posso farti compagnia?"
Celine non rispose. Si sistemò le ciocche sfuggenti alla treccia con la mano che non reggeva la tazza, poi fece cenno alla ragazza di sedere accanto a lei.
"Che giornata terribile."
Minerva sospirò, "Hai bevuto due espressi alle tre di questa notte. È normale che sia stata una giornata terribile."
"Non giudicarmi. Tu sei rimasta tutta la notte a leggere."
Apparve di nuovo il silenzio. Era vero, Minerva si dilettava spesso nella lettura. Adorava perdersi nelle pagine imbevute d'inchiostro e non riemergere fino alle prime luci dell'alba. Guardò il sole del crepuscolo e le luci rossastre che assumeva il cielo, poi scomparve nell'appartamento. Riapparse dopo una decina di minuti con un tazzone di caffè nero, sedette dov'era prima.
"Pensi che arriverà presto?"
"Chi?"
"Il nuovo arrivo, ecco chi. Pensavi parlassi di Rick?"
"Perché lo odi? Non ti ha mai fatto niente."
"Oh, sì invece, esiste."
Calò il silenzio. Celine sbuffò, Minerva prese un paio di grosse sorsate di espresso.
"Pensi che sarà strano?"
"Chi?
"Lo sai chi."
"Non direi strano. E anche se lo fosse, sai benissimo che non sarà di certo un santo se è finito qui."
Ancora silenzio. Più leggero però. Celine aveva finito il caffelatte, la campana aveva preso a danzare.
"Pensi... sia davvero tanto critica la situazione?"
Uno stormo di tordi si levò sopra le querce, a stuzzicare dei merli che presero a cantare prima di volare via in una nuvola nera. La campana smise di cantare, tutta la via sembrava essersi bloccata nel paesaggio di un dipinto. Sorseggiare caffè sulla veranda non era spiacevole come credeva, specialmente se quello era uno degli ultimi attimi di pace prima di una violenta burrasca. Minerva sospirò, poi posò la tazza sul davanzale con uno schiocco sonoro.
"Spero vivamente che sia nella media."
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BurnedOut
FantasyMalgrado in un modo o nell'altro, quella che si sarebbe potuta definire "alta società", lo intratteneva sempre, Enea Wilson iniziava ad annoiarsi. Le ruote del taxi andavano a un ritmo terribilmente lento. La puzza di muffa si mescolava in modo disg...