A Giorgia, che ha aspettato questo capitolo fino alla nausea.
«Hai fame?» gli occhi di Joel lo stavano ancora scrutando.
Non si erano detti molto, anzi, Enea aveva a malapena aperto bocca. Aveva scoperto che Joel non fosse tanto più grande di lui e che fosse in viaggio per puro diletto da oltre un anno. Sei mesi prima, si era fermato in quell'ostello per riposare dopo un incidente, i proprietari avevano avuto compassione e si erano presi cura di lui. Da allora faceva tappa fissa lì quasi obbligatoriamente, solo per assicurarsi che stessero bene. Non aveva una famiglia, o meglio, questo aveva inteso Enea quando erano entrati nell'argomento.
«Io sono praticamente scappato» gli aveva detto senza rifletterci troppo.
«Perché?» aveva chiesto Joel.
Enea non rispose alla domanda. Forse perché non aveva una risposta, ma quel quesito gli aveva svuotato la mente. Joel lo stava ancora guardando, le pupille gli si erano ristrette in due fessure minuscole.
Doveva comunque averlo un motivo valido, no?
Le scale di legno, gli scricchiolavano sotto i piedi, creando un armonia di rumori sinistri. Si stavano recando a cenare, sia visto l'orario, sia perché iniziavano a mancargli le forze. Joel gli aveva assicurato che il cibo fosse buono, a patto che non avesse preso nulla di troppo bello da vedere. La tavolata al centro della sala era in effetti stata imbandita con diversi piatti; alcuni sembravano essere sfuggiti ad un disastro nucleare, altri provenire dalle mani del più grande chef mai visto al mondo. Non c'erano molti commensali, ma tutti si fiondavano, quasi a fare a gara, sulle pietanze dall'aspetto elaborato. Joel, prese un piatto fondo e si diresse verso il lato opposto. Scelse una sorta di spezzatino di carne dal colorito bruciato dove le varie spezie e le verdure nuotavano in un sugo dalla dubbia consistenza. Ci aggiunse due uova sode (almeno all'apparenza), e un tozzo di pane duro dalla superficie leggermente abbrustolita. Per non saper leggere e scrivere, Enea fece lo stesso. Non era fan delle uova sode, ma avrebbe fatto un'eccezione.
«Ti sconsiglio» Joel aveva preso sottobraccio una caraffa d'acqua, e gli fece cenno di prendere i bicchieri «di pensare anche solo minimamente di provare la selezione di spiriti della casa.»
«Perché?»
«A meno che tu non voglia ritrovarti in un altro continente, vestito da t-rex e senza il minimo ricordo di come ci sia arrivato, ti consiglio di bere solo acqua.»
Enea rise mentre prendeva posto. Prese una cucchiaiata scarna di cibo, l'annusò e ci soffiò sopra per raffreddarlo. Joel mangiava di gusto, quindi o le sue papille gustative erano completamente fritte, o quel cibo nonostante l'aspetto era davvero il migliore del mondo. Si ficcò il cucchiaio in bocca, assaporando bene la porzione che aveva sulla lingua. Era sorpreso e stranito, quasi deluso addirittura, ma in senso positivo. La carne era tanto tenera da quasi sciogliersi in bocca, e la salsa di pomodoro aveva un ottimo sapore.
«È buono, vero?» sorrise Joel mentre intingeva una parte del suo pane nel sughetto.
Era inaspettato. Anche le verdure lo erano, e la loro consistenza non era male. Il pane bruschettato sapeva di casa. Era stato probabilmente condito con dell'olio o del burro all'estremità. Gli ricordava quello che gli portavano i vicini quando durante le vacanze autunnali facevano le grandi sfornate di pane. Ci impiegavano anche una settimana a finire di preparare quanto avevano in programma, e che fosse solo il pane o qualche altra profumata squisitezza, pensavano sempre di recapitare qualcosa al piccolo Enea. E per lui quella era la fonte della felicità più genuina. Sorrise. Joel stava stuzzicando lo stufato che aveva nel piatto, riducendolo in poltiglia.
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BurnedOut
FantasyMalgrado in un modo o nell'altro, quella che si sarebbe potuta definire "alta società", lo intratteneva sempre, Enea Wilson iniziava ad annoiarsi. Le ruote del taxi andavano a un ritmo terribilmente lento. La puzza di muffa si mescolava in modo disg...