Risveglio

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"Ed esattamente il giorno dopo aver scritto quella lettera, cambiò tutto."

Stavo riposando, sognando, ormai da molto. Sentivo dei rumori dietro di me ma non badavo a nulla di quello che mi circondava, dovevo ancora risvegliarmi del tutto.
Un dolore alla schiena improvviso mi fece trasalire e un torcicollo assassino mi percorreva tutto il collo come una botta provocata da un grande masso.
Non avevo intenzione di alzarmi, nemmeno dopo aver sentito quei dolori, ma ad un tratto sentii qualcosa toccarmi la fronte.

Era qualcosa di delicato, fresco e puro, che non potevo descrivere accuratamente, ma comunque piacevole. Un bacio?
Quel tocco mi fece lentamente stiracchiare e dopo poco aprii gli occhi.

"Mark!?" Dissi subito senza esitare, lo riconobbi in pochi secondi, era proprio lui.
Appena sentí pronunciare il suo nome indietreggiò bruscamente lasciando andare per sempre quella sensazione piacevole che mi provocava sulla fronte.
"Non credevo fossi sveglio...ti stavo curando la ferita, hai preso una bella botta."
Cosa?
Botta? Io? Quando? Sono confuso...

La testa mi faceva davvero male così iniziai a massaggiarne un lato con la mano mentre tenevo gli occhi ancora semichiusi. Non avevo ancora ben realizzato che quello era davvero Mark, colui a cui il giorno prima avevo scritto una lettere in lacrime.
Una lettera che gli sarebbe arrivata, ma anche l'ultima che avrebbe mai ricevuto da parte mia.
Volevo tentare il suicidio.

Lo guardai per un lungo arco di tempo perché volevo che dicesse lui qualcosa per primo, ma era troppo impegnato a pulirsi le ferite dal sangue.
"Dove siamo?" Iniziai, e lui rivolse lo sguardo verso di me.
"Non lo hai ancora capito, siamo stati rapiti o...una cosa simile. Guardati intorno, è una prigione."
In effetti aveva ragione, non avevo ancora rivolto gli occhi verso il luogo in cui mi trovavo. Stavo davanti a lui come un paziente che si è appena risvegliato da un coma.

Il pavimento era di legno scuro, probabilmente nuovo, e le sbarre non erano quelle classiche che si trovano in ogni prigione, quelle erano fatte di un materiale più prezioso, più costoso...ma in quel momento mi sfuggiva il nome. Non vedevo nessuna traccia di serratura, non capivo come saremmo mai potuti uscire da qui, ma soprattutto perché eravamo qui. Perché qualcuno avrebbe dovuto rapirmi? E poi...insieme a Mark?
Eppure mi sfuggiva una cosa, teoricamente... Mark dovrebbe avere qualche potere...o sbaglio?

-" Il nostro mondo era abitato da due tipi di persone, i combattenti, Ninja o difensori (ma molti di loro erano anche scienziati) e i maghi, illusionisti, prestigiatori. Ognuno scopre a che categoria appartiene sin da bambino e viene spedito a studiare in una scuola apposita. Io, per esempio, non sono nessuno di questi. Da piccolo ho frequentato il corso per combattenti, ma umani. Mark veniva nella mia stessa accademia, ma frequentava il corso per aumentare i suoi poteri anche lottando. In breve, era tra i più forti e giovani maghi"-

"Non potresti semplicemente...ehm, teletrasportarci via da qui?" Provavo a domandare mentre mi massaggiavo ancora la testa a causa del dolore.
"Si potrei, se non mi avessero tolto i poteri."
I poteri? Quindi... significa che, è stato uno scienziato?
"Quindi, ci ha rapito una specie di combattente?"
"Credo che sia un combattente di alto livello, e specializzato in chimica... sennò non mi spiego come sia riuscito a togliermi i poteri."

Guardai Mark e notai che il simbolo della sua dinastia che portava al polso era sparito. Chi mai avrebbe dovuto rapirci e togliergli i poteri? Perché siamo qui? Come hanno fatto ha trovarmi, a prendermi e portarmi qui... insieme a lui? Cosa dovremmo fare?

La mia mente iniziava a pulsare da quanto male mi faceva e probabilmente la stavo sforzando troppo pensando così decisi di coricarmi e spegnere il cervello. Almeno era quello che volevo fare se solo...
"Hey David, come stai?" mi disse Mark, e io ancora stanco mi voltai verso di lui.
"Se intendi fisicamente male, chissà cosa ci hanno fatto prima di portarci qui."
"No, io intendo mentalmente... cioè nel senso...da quant'è che non ci vediamo?"
O Mark...spero solo che la lettera che ti ho inviato ieri non ti arrivi mai.
"Bene...ho trovato lavoro e mi sono sistemato."
"E tu fratello Jack come sta?"

Tutti i nervi che avevo si tesero e sfoderai un sorriso nervoso...
Jack...
Mio fratello... quanto lo odio.
L'hanno sempre preferito a me, perché lui era un puro combattere.
È sempre andato meglio di me in tutto, e sono stanco di questo, ero stanco di lui, per questo ho preferito chiudere i rapporti.
Ma come gli e lo spieghi a Mark che lo odi a morte? Soprattutto dopo che Mark ha lasciato Jack perché lui l'ha tradito.
"Diciamo bene, ora vive con Christopher e la sua nuova famiglia a Londra."
"Londra? Beh...mi fa piacere, non lo sento da molto, vorrei salutarlo...solo-"
"Non l'hai ancora capito che lui non ti amava Mark?"

E dopo quella frase, riconobbi il vecchio Mark. Non aveva più quello sguardo calmo e placato con cui mi aveva parlato pochi secondi fa, era di nuovo un mostro. Ma purtroppo io amavo anche questo suo lato. Io amavo la bestia che era in lui, amo e amavo tutte le sue imperfezioni, come qualsiasi innamorato fa del resto.
"Non vali metà di quello che valeva Jack."
Eccola, la bestia che era in lui, pronta a farmi male, a graffiarmi, a farmi soffrire.
Quella per cui ieri mi sarei suicidato, ora mi stava gridando contro, in difesa di qualcun'altro.

"Dobbiamo uscire da qui Mark." Provavo a cambiare discorso, ma lui ormai era partito.
"Fai qualcosa tu allora. Quelle braccine prima o poi dovranno pur fare dell'esercizio fisico no?"
Il suo sguardo...era quello di una vipera velenosa, colmo di odio, odio senza senso. Come se se la prendesse con me al posto di Jack.

Lo ascoltavo lamentarsi, parlare male di me, ma ormai ero abituato a tutto questo. Stavo zitto e mi concentravo su pensieri esterni. Ma questa volta non potevo, perché dei passi si stavano avvicinando alla nostra cella.

Tell me that you love me (volume 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora